Savinien Cyrano de Bergerac e le sue opere fantastiche

Tra le opere più importanti di Cyrano de Bergerac furono due romanzi fantastici: “L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna” (1657) e “Storia comica degli Stati e degli imperi del sole ” (1662)

#CyranodeBergerac

 

Tutti conosciamo l’opera teatrale Cyrano de Bergerac scritto nel 1897 dal drammatico francese Edmond Rostand (1868-1918).  Non tutti sanno che l’opera si è ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese, precursore della letteratura fantascientifica.

Savinien de Cyrano , detto de Bergerac (Parigi, 6 marzo 1619 – Sannois, 28 luglio 1655) è stato un filosofo, scrittore, drammaturgo e soldato francese del Seicento.

Savinien Cyrano de Bergerac

Nato intorno al 6 marzo 1619, dotato di un temperamento bizzarro e fantasioso, discendeva da un'antica famiglia parigina di piccola nobiltà.

Stabilitosi a Parigi, ebbe modo di leggere le opere di filosofi e artisti in odore di eresia come Campanella, e ancora il Moro, il Castiglione e Luciano, che costituirono anche la base e l'ispirazione delle sue opere fantastiche.

Il primo duello lo ebbe all'età di venti anni; il gusto rimastogli da questa esperienza, uniti al suo carattere incline all'avventura gli fecero maturare l'idea di entrare come cadetto nella compagnia delle Guardie

Nel 1639, Cyrano si arruolò in una compagnia del 5° reggimento delle guardie francesi.

E’ molto probabile che Cyrano abbia servito come cadetto. Si chiamavamo cadetti i giovani che si arruolavano volontari nelle truppe senza essere pagati né iscritti agli albi, e ai quali non si poteva rifiutare il permesso. Si arruolavano solo per imparare il mestiere della guerra. 

Nel 1639, Cyrano fu di guarnigione a Mauzon e nel 1640 partecipò all'assedio di Arras, dove si rese celebre per la spavalderia e i numerosi duelli.

Molti cadetti di famiglie guascone si distinsero negli eserciti reali, e in particolare nel Reggimento delle Guardie Francesi (uno dei più famosi, Charles de Batz de Castelmore, detto d'Artagnan, potrebbe essere stato presente anche all'assedio di 'Arras).

Lasciato l'esercito, si dedicò quindi alla letteratura, entrando nel collegio di Lisieux e frequentando l'ambiente mondano parigino dei libertini, dove conobbe Molière e Gassendi.

Colpito non ancora ventiseienne dalla sifilide si concentrò sugli studi ed ebbe modo di leggere Galileo, Niccolò Copernico e Pierre Gassendi.

Morì a soli 36 anni, nel 1655, a Sannois, in casa di un cugino, per le gravi ferite riportate non durante un duello, bensì in seguito alla caduta di una trave.

Cyrano De Bergerac fu uno dei più estrosi scrittori del Seicento francese, una personalità veramente eclettica: fu romanziere, drammaturgo, autore satirico, epistolografo, prima di morire scrisse persino i primi capitoli di un Trattato di fisica. Fu un libertino, quando ancora quel termine stava piuttosto a indicare un'avanguardia culturale, una nuova filosofia di vita.

Tra le opere più importanti di Cyrano de Bergerac ci sono due romanzi fantastici: “L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna” (1657) e “Storia comica degli Stati e degli imperi del sole ” (1662).

  

Frontespizio de L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna pubblicate da Jacques Desbordes, ad Amsterdam, nel 1709. Il narratore si eleva nei cieli grazie a fiale di rugiada.

L'autre monde ou Les états et empires de la lune (L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna)

 Il libro racconta un viaggio immaginario sulla Luna. Questo testo fu scritto da Cyrano de Bergerac intorno al 1650 e pubblicato dall'amico Henry Le Bret, due anni dopo la sua morte, il 28 luglio 1655. Prende in prestito l'idea dall'opera di Francis Godwin The Man in the Moon.

In “L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna”, il protagonista vuole andare sulla Luna. Il personaggio di Cyrano non cavalca ippogrifi ma ha le proprie macchine. Sale oltre le nubi perché si è legato attorno al corpo ampolle di rugiada che vengono attratte dal calore del Sole ma ricade in Canada (che chiama Nuova Francia).

 In Nuova Francia incontra il governatore Charles Jacques Huault de Montmagny , con il quale discute di eliocentrismo, dei movimenti della Terra, della pluralità dei mondi e dell'universo infinito. 

Il protagonista non si arrende e riparte con un congegno molto simile ad un razzo e arriva sulla Luna.

Nel paese lunare trova degli abitanti che hanno una larga dentatura e un lungo naso al punto tale che, quando vogliono sapere l’ora, aprono la bocca ed espongono al sole il naso, il quale fa ombra sui denti come sul quadrante di una meridiana.

Gli esseri che incontra lo considerano un animale curioso e lo espongono in gabbia perché la gente rida di lui. Ma chi è la vera bestia? Anche qui, purtroppo, si fanno guerre, ma sono all’insegna dell’eguaglianza. Arbitri rigorosi vigilano in modo che in uno degli eserciti non ci sia un uomo in più dell’altro. Poi «i giganti sono opposti ai colossi, gli schermidori agli spadaccini, i deboli ai fiacchi» e così via. Alla fine si contano feriti, morti e prigionieri; se il risultato è pari si tira a sorte. E’ un viaggio tra dispute, contraddizioni e provocazioni. Gli abitanti della Luna non accettano di essere su un satellite e costringono il visitatore a proclamare: «Questa non è la Luna, ma un mondo, e quel mondo laggiù (cioè la Terra) non è un mondo ma la Luna...».

Nel paese lunare trova degli abitanti che hanno una larga dentatura e un lungo naso al punto tale che, quando vogliono sapere l’ora, aprono la bocca ed espongono al sole il naso, il quale fa ombra sui denti come sul quadrante di una meridiana.

Gli esseri che incontra lo considerano un animale curioso e lo espongono in gabbia perché la gente rida di lui. Ma chi è la vera bestia? Anche qui, purtroppo, si fanno guerre, ma sono all’insegna dell’eguaglianza. Arbitri rigorosi vigilano in modo che in uno degli eserciti non ci sia un uomo in più dell’altro. Poi «i giganti sono opposti ai colossi, gli schermidori agli spadaccini, i deboli ai fiacchi» e così via. Alla fine si contano feriti, morti e prigionieri; se il risultato è pari si tira a sorte. E’ un viaggio tra dispute, contraddizioni e provocazioni. Gli abitanti della Luna non accettano di essere su un satellite e costringono il visitatore a proclamare: «Questa non è la Luna, ma un mondo, e quel mondo laggiù (cioè la Terra) non è un mondo ma la Luna...».

 

Illustrazione da Histoire comique des États et Empires du Soleil (Amsterdam, 1710). Dyrcona decolla dalla torre dove era confinato, a Tolosa , a bordo di una macchina munita di vela e sormontata da un vaso a forma di icosaedro.

Histoire comique des États et Empires du Soleil (Storia comica degli Stati e degli imperi del sole ) (1662)

La storia comica degli Stati e degli imperi del sole è un'opera postuma di Savinien Cyrano de Bergerac.

Scritto sicuramente tra il 1650 e il 1655, questo testo non fu pubblicato fino al 1662.

L'eroe, Dyrcona (anagramma di "Cyrano d"), di ritorno dal suo viaggio sulla Luna, viene accolto dall'amico conte di Colignac, residente nei pressi di Tolosa . Racconta le sue avventure ma la sua storia non viene compresa da tutti e viene accusato di stregoneria dal parroco di Colignac. Viene arrestato, fugge, viene trascinato in un inseguimento al termine del quale viene nuovamente imprigionato. Avendo tempo ed una cella con terrazza, costruì varie invenzioni, tra cui una macchina composta da specchi a parabola che si supponeva potesse volare con un passeggero. Spera così di entrare nel dominio di Colignac, ma ha calcolato male le capacità della sua macchina.

Quindi vola via, suo malgrado, verso il Sole. La crescente presenza del Sole lo rende sempre più felice e gli impedisce di avere fame. Finalmente atterra su un macule (satellite o piccolo pianeta del Sole), dove parla con un omino che gli parla in una lingua a lui sconosciuta.

Successivamente riprende il suo cammino verso il Sole, e gli si avvicina così tanto da diventare trasparente. Un falso movimento lo fa cadere sul Sole, dove cammina prima di addormentarsi. 

Quando si sveglia, vede vicino a sé un albero che sembra fatto di pietre preziose e perle, sovrastato da un usignolo. L'intero albero si scompone in diverse entità per poi formare un corpo umano. Il re di questo popolo spiega al narratore la storia dell'usignolo, così come quella del suo popolo polimorfo, che abita la parte illuminata del Sole.

 

 

Ernesto Gagliano, “Grazie, Verne”, la Stampa, 20 luglio 1994

 



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