Narsete governò per 15 anni. La morte di Giustiniano e la nomina di Giustino II complicò il suo governo

 Il governo di Narsete in Italia

Nel luglio 552 Totila fu ucciso e l’esercito Goto si disperse. Nel 553 venne ucciso anche il successore di Totila, Teja. Con la morte di Teja finì il regno dei Goti in Italia. Giustiniano affidò a Narsete il compito di far ritornare l'Italia una terra prospera

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Il governo di Narsete in Italia

   Chi è che sconfisse Totila, re degli Ostrogoti?

   Narsete governò per 15 anni.

   L’aspetto di Narsete

   Chi era Giustiniano?

   Chi erano gli eunuchi?



Chi è che sconfisse Totila, re degli Ostrogoti?

Nella decisiva battaglia di Tagina (nota anche come battaglia di Busta Gallorum), avvenuta nel luglio del 552, fu Narsete, il generale dell’Impero Bizantino, a sconfiggere Totila, il re degli Ostrogoti. Questa battaglia segnò un punto di svolta nella guerra gotica, ponendo fine al dominio ostrogoto in Italia e consolidando il controllo dell’Impero Bizantino sulla penisola.

Narsete, di origine armena, era stato inviato in Italia per portare a termine la conquista iniziata da Belisario.

La battaglia di Tagina avvenne nel 552 d.C. durante la guerra gotica, che fu combattuta tra l'Impero bizantino e gli Ostrogoti per il controllo dell'Italia. La guerra era iniziata nel 535 d.C., quando l'imperatore bizantino Giustiniano I decise di riconquistare l'Italia, che era stata conquistata dagli Ostrogoti nel 493 d.C.

La battaglia di Tagina fu il culmine di una serie di campagne militari condotte da entrambe le parti. Nel 551 d.C., il generale bizantino Narsete fu inviato in Italia con un grande esercito per sconfiggere gli Ostrogoti.

Nel 552 d.C., il re ostrogoto Totila decise di affrontare Narsete in battaglia. Totila sapeva che era in inferiorità numerica, ma sperava di vincere la battaglia grazie alla sua superiorità tattica.

La battaglia di Tagina fu un evento sanguinoso, e durò per tutta la giornata

La battaglia si svolse nei pressi di Tagina, nell'odierna Gualdo Tadino, in Umbria. Le forze bizantine erano costituite da circa 60.000 uomini, mentre gli Ostrogoti erano circa 20.000.

Tra i vari contingenti che si uniscono alla sua spedizione, c’è anche un nutrito contingente di Longobardi, da quanto ne sappiamo in buona parte costituito da cavalieri.

 “Nel centro Narsete collocò i Longobardi, gli Eruli e tutti gli altri barbari, e li fece scendere tutti da cavallo e stare a piedi, per impedire che, impauriti nella pugna e perfidamente negligenti, avessero troppa facilità nel fuggire”.

Al di là dello stereotipo e delle parole di Procopio, molto probabilmente i Longobardi vengono fatti combattere a piedi, essendone perfettamente in grado, probabilmente per necessità tattiche di rinforzare proprio quest’area dello schieramento – sappiamo infatti che la battaglia di Tagina si risolve con la fallita carica della cavalleria ostrogota proprio al centro della linea romana.

Narsete schierò le sue truppe in una formazione a semicerchio, con gli arcieri al centro e la cavalleria ai lati. Totila, invece, schierò le sue truppe in una formazione lineare.

La battaglia iniziò con la carica dei lancieri ostrogoti, che tentarono di sfondare le linee nemiche al centro dello schieramento. Tuttavia, gli arcieri bizantini furono in grado di respingere la carica, e la cavalleria bizantina fu in grado di aggirare gli Ostrogoti e attaccarli alle spalle.

Gli Ostrogoti furono rapidamente sconfitti

Lo stesso Totila, con pochi fedeli seguaci, fuggì verso Caprae (Caprara di Gualdo Tadino), ma fu ferito dalle frecce dei tiratori dell'esercito bizantino o, secondo altre fonti, fu colpito alla spalla da una lancia e morì; gli Ostrogoti si riunirono sotto l'ultimo re Teia. Ancora per qualche mese ci furono altre scaramucce ma nel 553 venne ucciso anche il successore di Totila, Teja.

Teia, o Teja, fu l'ultimo re degli Ostrogoti in Italia, dal 552 al 553. Sembra che fosse un ufficiale che servì sotto Totila e che fu poi scelto come suo successore dopo la morte di Totila.

Teia fu incoronato re a Pavia, e iniziò subito a prepararsi per la guerra contro i Bizantini, guidati dal generale Narsete. Nel 553, si scontrò con Narsete nella battaglia dei Monti Lattari, che si svolse nell'ottobre di quell'anno. La battaglia fu un evento sanguinoso, e Teia fu ucciso durante i combattimenti.

La morte di Teia segnò la fine del dominio ostrogoto in Italia e la fine della guerra gotica. Narsete proseguì la sua campagna militare, e alla fine riuscì a riconquistare l'intera penisola per l'Impero Bizantino.

Narsete governò per 15 anni.

Giustiniano affidò a Narsete il compito di far ritornare l'Italia una terra prospera, come pure assicurare l'aderenza alle dottrine religiose preferite all'Imperatore. Infatti, nel 556, Narsete protesse Pelagio, destinato a divenire papa, dall'ostilità della popolazione e lo scortò a Roma dove fu eletto al soglio pontificio (16 aprile 556).

Il cambio di potere fu certificato quando il pontefice Pelagio inviò una missiva nel 559 a Narsete invitandolo a prendere seri provvedimenti nei confronti degli scismaticirei di manifesta ostilità.

Narsete si impegnò a pacificare il Nord ancora parzialmente occupato dai Goti e dai Franchi. Nel 561 riuscì a liberare definitivamente l’Italia dalle due popolazioni.

Nonostante lo scisma, Narsete fece riparare molti edifici ad Aquileia, eresse alcune torri e riparò le mura. Le popolazioni speravano in un periodo di pace, ma la morte di Giustiniano fece iniziare un nuovo periodo nefasto.

La morte di Giustiniano nel 565 e la nomina di Giustino II condizionò l’operato di Narsete. La nuove imperatrice Sofia, a causa del suo odio nei confronti di Narsete, condizionò attivamente la politica del nuovo imperatore.

Nel 566 gli Eruli, stanziatisi in Italia settentrionale come truppe mercenarie (presumibilmente nella regione di Trento), si rivoltarono ed elessero re Sinduald; Narsete riuscì a sconfiggerli riportando l'ordine

Alcune fonti riportano che Narsete accumulò una notevole ricchezza, ottenuta con l'oppressione del popolo,  e alcune fonti (la Historia Francorum di Gregorio di Tours) narrano addirittura di un immenso tesoro, che Narsete avrebbe nascosto a Costantinopoli (o, secondo un'altra versione, in Italia) dentro una cavità fatta scavare nel suo palazzo e custodito da un anziano; le medesime fonti narrano che quando fu scoperto dall'Imperatore Tiberio II (578-582), «fu trovato talmente tanto oro e argento, che occorsero molti giorni agli operai per portarlo via, e il principe lo dispensò quasi tutto ai bisognosi, elargendolo generosamente secondo suo costume».

Allo stesso tempo, a causa della politica repressiva, determinata dal perenne stato di guerra e dalla necessità di reperire fondi per mantenere l’esercito, la popolazione italiana iniziò a odiare Narsete e a mandare missive all’imperatore affinchè risolvesse il problema. Nel 568, Giustino II richiamò in patria Narsete sostituendolo con Longino.

Narsete tollerò il nuovo imperatore ma le parole espresse contro di luì da Sofia lo fecero meditare vendetta.

Le parole di Sofia furono molto forti ossia che lo avrebbe “rinchiuso nel Serraglio a filare con le altre femmine” invece di governare. Narsete, che era un eunuco, rispose all'Imperatrice :”Io procurerò di ordire una siffatta tela, che mai si potrà sciogliere” .

Fingendo di andare in Grecia, Narsete si trasferì infuriato a Napoli, dove iniziò ad ideare la sua vendetta.  Decise di far intervenire la barbara crudeltà dei “barbari dalle lunghe barbe”, i Longobardi.

Narsete aveva mantenuto una stretta corrispondenza con il re barbaro Alboino il quale lo invitò a lasciare le povere campagne dell'Ungheria e a venire a godere dei dolci vini e i delicati frutti dell' Italia assicurandolo di farlo padrone della più preziosa parte del Mondo.

Emmanuel Tesauro afferma che longobardo significa lunga barba, ovvero lunghi capelli. Paolo Varnefrido li descrive col capo raso, e due lunghe ciocche di capelli pendenti di qua, e di là del viso; che gli rendeva orribilissimi

Alboino fu contento dell’invito e il primo aprile partì per l’Italia con l’intento di soddisfare le brame di vendetta di Narsete.

Quando arrivarono i Longobardi in Friuli, la regione era travagliata da una grave malattia, detta Anguinaja o Bubbone. 

 L’aspetto di Narsete

Narsete. Particolare del mosaico bizantino che si trova nella Basilica di San Vitale di Ravenna.

Il suo aspetto era molto delicato, poco sviluppato, basso e tozzo, questo a causa dell’asportazione degli organi genitali quando era piccolo.Questa pratica era molto diffusa in oriente e gli eunuchi in alcune corti avevano grandi privilegi, ricoprivano incarichi come guardiani dell’harem o dei templi, di grandi maestri ma spesso ricevevano importanti mansioni come politici, amministratori o avviati alla carriera militare.

Narsete si distinse fin da giovane per le sue capacità diplomatiche tanto che riuscì a unire i soldati persiani e bizantini sotto un unico stemma. Agazia Scolastico (poeta e storico bizantino, fonte principale per parte del regno di Giustiniano I) scriveva di lui: “Era un uomo sano di mente, e abile a se stesso adattandosi ai tempi. Egli non è stato versato nella letteratura né praticato in oratorio, ma fatta per essa dalla fertilità del suo ingegno. E’ piccolo e di un abito magra, ma più forte e focoso di quanto sarebbe stato creduto.”

Chi era Giustiniano?

Giustiniano I il Grande, noto anche come Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano, è stato un imperatore romano d’Oriente. Nacque nel 482 nei pressi di Skopje, nell’odierna Macedonia. Dal 1º agosto 527 fino alla sua morte nel 565, fu a capo dell’Impero romano d’Oriente, noto anche come impero bizantino. Giustiniano è considerato uno dei più grandi sovrani di età tardo-antica e altomedievale. Durante il suo governo, l’Impero romano d’Oriente visse un periodo d’oro dal punto di vista civile, economico e militare. La sua eredità più duratura è la raccolta normativa del 535, conosciuta come Corpus iuris civilis, una compilazione omogenea della legge romana che è tutt’oggi alla base del diritto civile. La sua politica religiosa fu influente, e condusse una strenua lotta in difesa della Chiesa, condannando diversi movimenti eretici. La peste che colpì lo Stato bizantino durante il suo regno segnò la fine di un’epoca di splendore.

Chi erano gli eunuchi?

La pratica della castrazione per la produzione di eunuchi era presente in molte culture antiche, in Europa, Asia e Africa, e continuò anche in epoca medievale.

Nel Medioevo europeo, gli eunuchi erano principalmente impiegati nelle corti imperiali e principesche, dove ricoprivano ruoli di grande fiducia, come custodi dei ginecei, segretari, consiglieri e funzionari di alto rango.

In particolare, gli eunuchi erano spesso incaricati della custodia degli harem, le residenze delle donne di alto rango, dove erano responsabili della loro sicurezza e del loro benessere. La loro presenza era considerata necessaria per garantire la purezza delle donne e prevenire qualsiasi tentativo di seduzione da parte di uomini estranei.

Oltre alla custodia degli harem, gli eunuchi ricoprivano anche altri ruoli importanti nelle corti medievali. Erano spesso impiegati come segretari, incaricati di gestire l'amministrazione e la corrispondenza del sovrano. Erano inoltre spesso considerati consiglieri fidati, in grado di fornire al sovrano un punto di vista imparziale e obiettivo.

Tra gli eunuchi medievali più famosi si possono ricordare:

Narsete: eunuco bizantino che fu generale e comandante in capo dell'esercito bizantino dal 532 al 567.

Al-Mu'tasim: califfo abbaside che regnò dal 833 al 842

Kāfūr: eunuco egiziano che fu vizir dell'Egitto ikhshidide dal 966 al 968.

Bardas: eunuco bizantino che fu reggente dell'Impero Bizantino dal 976 al 979.

La pratica della castrazione era spesso vista come una forma di punizione per i criminali, o come un modo per garantire la fedeltà di un servitore. In alcuni casi, la castrazione era praticata su bambini di famiglie povere, che venivano poi venduti come schiavi eunuchi.

Nonostante le difficoltà, gli eunuchi potevano raggiungere posizioni di grande potere e prestigio. Molti di essi furono in grado di accumulare grandi ricchezze e di influenzare le decisioni dei sovrani.

 

Nota. L'affermazione di molte fonti del VII e VIII secolo, secondo cui Narsete avrebbe invitato i Longobardi in Italia, è dubbia. Il presunto tradimento di Narsete mal si accorda, infatti, con una sua mancata punizione e con la sua sepoltura con tutti gli onori; inoltre le fonti più vicine agli avvenimenti non menzionano il tradimento. È possibile che la storia dell'invito di Narsete sia stata inventata a posteriori dai cronisti del VII secolo per dare una spiegazione plausibile all'invasione dei Longobardi, e la coincidenza temporale tra la destituzione di Narsete e l'invasione longobarda, prestandosi facilmente a un rapporto causa-effetto, contribuì certamente al successo di tale leggenda.

 

 

  1. Giuseppe Staffa. L’incredibile storia del Medioevo. 2017
  2. Giuseppe Mainati. Croniche ossia memorie storiche di Trieste. 1819
  3. Giovanno F. Palladio degli Olivi. Historie della provincia del Friuli. Vol I. 1660
  4. Procopio di Cesarea, Guerra Gotica

  5. L’angolo di phil, Tradizioni & Curiosità: “Narsete, il generale eunuco che conquistò l’Italia”

  6. Treccani, Giustiniano