Nella lotta delle investiture, tre potenti duchi si opposero a Enrico IV di Franconia
Nella lotta delle investiture, tre potenti duchi si opposero a Enrico IV: Guelfo di Baviera, Rodolfo di Svevia e Bertoldo di Carinzia
#lottainvestiture
Enrico IV di Franconia fu l'ultimo re del medioevo romano-germanico ad ascendere al trono da minorenne. Come suo padre, concepiva la legittimità del suo governo basata principalmente sul diritto divino, rendendo però difficile e tesa la cooperazione con i grandi dell'impero.
Quando Enrico divenne maggiorenne, cercò di respingere l'influenza dei principi e di rafforzare i diritti reali di governo. Nel far ciò, fece affidamento sui ministeriali del regno creando in tal modo una nuova élite funzionariale. Questi interventi non riuscirono ad impedire la ribellione dell’aristocrazia locale sassone.
L’origine del conflitto
Dopo la morte nel 1024 di Enrico II, che non lasciava figli e non aveva provveduto a designare un erede, i pretendenti erano due, Corrado il vecchio e Corrado il giovane, pronipoti del duca Corrado il Rosso di Lorena.
Si organizzò un'assemblea elettiva in cui gli succedette Corrado II il Salico (detto anche il Vecchio), iniziatore della dinastia di Franconia.
Enrico II, infatti, proponendosi di non favorire la 'coalizione' corradino-salica aveva affidato il ducato di Carinzia ad Adalberone della stirpe degli Eppensteiner.
Questo atto provocò un atteggiamento di ostilità del neo nominato imperatore Corrado II nei confronti del duca Adalberone.
Corrado II aveva promesso al cugino Corrado il giovane il ducato di Carinzia, per compensarlo della sua rinuncia al trono, il ducato della Carinzia.
I maggiori oppositori a Corrado II, furono Ernesto II, duca di Svevia e il conte Guelfo II, la cui congiura si fermò, tuttavia, agli inizi, permettendo al re di intraprendere nel 1026 la spedizione in Italia; nel frattempo, nell'autunno-inverno, la congiura fu rinnovata prima del ritorno del re.
Solo l'anno seguente, nel consiglio di corte convocato ad Ulm, Ernesto fu costretto a riconoscere la sovranità di Corrado, cui si sottomise anche Guelfo II.
La punizione fu dura: arresto, revoca dei feudi, confisca dei beni, distruzione delle fortezze. Graziati i ribelli poco tempo dopo, il duca si sollevò nuovamente nel 1030, trovando la morte in battaglia, con i suoi seguaci.
La ribellione del duca Ernesto e del conte Guelfo II come l'atteggiamento del re sfavorevole al duca Adalberone incisero sulla situazione politica e sull'evoluzione dell'organizzazione pubblica delle regioni italiche subalpine nell'area nord-orientale, l'area allora compresa nella Marca Veronese, come incisero nelle zone estreme meridionali del ducato bavaro.
Guelfo II, conte svevo, aveva sposato, intorno al 1015, Imiza o Irmentrude, nipote del duca Enrico V di Baviera, della dinastia detta di Lützelburg o Lussemburgo, e nipote dell'imperatrice Cunigonda, moglie dell'imperatore Enrico II. Imiza aveva ricevuto dall'imperatore beni fiscali nella zona alpina: in particolare, la grossa proprietà fiscale di Mering situata sul percorso della strada antica per Roma che portava a Salisburgo (quindi il passo del Brennero). In sostanza Guelfo II disponeva beni di alto valore strategico e controllava le zone di confine tra il ducato di Svevia e il ducato di Baviera. In particolare aveva ricevuto, probabilmente da Enrico II, anche il comitato di Norital del quale rappresentava l'estremo limite meridionale, comprendendo i centri di Sabiona, Bressanone e Bolzano.
Nota. Norital è un antico nome comune per la Valle dell'Inn tra le foci del Melach e dello Ziller , la Wipptal e la Valle Isarco e parte della Val Badia. Dal XII secolo la Norital fu unita alla Val Venosta ( Alto Adige occidentale ) e alla Passiria (a nord di Merano ) per formare la Contea del Tirolo.
A seguito delle ribellioni, Corrado II si propose l'obiettivo di eliminare la presenza dei Guelfi nelle zone alpine. Già nel 1027, Corrado II, nel viaggio di ritorno dall'Italia, concesse al vescovo di Bressanone una parte del comitato di Norital.
In questo modo, i Guelfi persero il governo comitale dei territori nei quali erano posti i passi che portavano verso Trento, particolarmente quello del Brennero, ma non persero la possibilità di controllare il percorso Fern-Reschen-Merano.
Il figlio di Imiza e di Guelfo II, Guelfo III, divenuto negli anni 1047-1055 duca di Carinzia, assunse anche il governo della Marca Veronese.
Guelfo IV, duca di Baviera, nella Lotta delle investiture
Scomparso l'imperatore Enrico III, nella dieta di Regensburg del 1056/1057 i ducati di Carinzia e di Baviera furono riassegnati, il primo a Corrado III degli Ezzoni, il secondo direttamente all'imperatrice-vedova Agnese, poi nel 1061 al conte sassone Ottone di Northeim, la cui figlia di Guelfo IV, Etelinda, si affrettò a sposare. Quando nel 1070 il duca Ottone fu accusato di avere partecipato ad una congiura contro il re Enrico IV e quindi deposto, il genero Guelfo, ripudiatane la figlia, fu nominato duca di Baviera.
Già due anni dopo, Guelfo IV si mostrò poco affidabile per il re in quanto si era unito ai suoi principali oppositori.
All'inizio del 1074 il duca con altri grandi del regno rifiutò la partecipazione alla spedizione militare contro i Sassoni
Accesasi poi la Lotta delle investiture e scomunicato Enrico IV dal pontefice, il duca si schierò con i principi favorevoli alla parte pontificia; anche dopo l'assoluzione del re, nel marzo 1077 partecipò nella dieta di Forchheim che portò all'elezione dell'antiré Rodolfo.
I principi favorevoli alla parte pontificia, oltre a Guelfo IV, erano Bertoldo di Carinzia e Rodolfo di Svevia.
Il 15 marzo 1077, Rodolfo di Svevia fu eletto re dei Romani in opposizione a Enrico IV di Franconia e fu di fatto anti-re fino alla morte.
Il 15 marzo a Forchheim (Baviera) Rodolfo venne eletto re da alcuni principi tedeschi guidati dall'arcivescovo di Magonza Sigfrido e, incoronato il 26 marzo nel duomo di Magonza, si impegnò a rispettare il carattere elettorale della monarchia e a restare sottomesso al papa. Ma subito dopo l'incoronazione il popolo di Magonza, rimasto fedele a Enrico IV, si sollevò e Rodolfo dovette fuggire, riparando in Sassonia. Non potendo più rientrare in Svevia cedette il ducato al figlio Bertoldo e stabilì la sede del suo regno in Sassonia a Würzburg. L'imperatore Enrico IV allora, convocata nel 1077 la dieta di Ulm, gli tolse il ducato di Svevia, che diede poi a Federico I di Svevia.
Quello stesso anno, nel 1077, l’imperatore Enrico IV, di ritorno da Canossa, attribuì al patriarca Sicardo la titolarità della contea del Friuli, segno tangibile di riconoscenza per il sostegno avuto nel duro scontro che lo aveva contrapposto a papa Gregorio VII.
Andrea Castagnetti, Guelfi ed Estensi nei secoli XI e XII. Contributo allo studio dei rapporti fra nobiltà teutonica ed italica, Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi conti e visconti nel Regno Italico (secc. IXXII), III, Roma 2003, pp. 41-102
Articoli correlati