I Narentani si diedero alla pirateria e spesse volte si scontrarono con Venezia.

I Narentani e la guerra con Venezia

I Narentani furono un popolo di origine slava che si insediò nella Dalmazia meridionale nell'alto medioevo. Divennero famosi per la loro pirateria, che li portò a scontrarsi con l'Impero Bizantino e la Repubblica di Venezia. Dopo una serie di guerre, Venezia riuscì a conquistare il territorio dei Narentani nel 1444. Nell'anno 846 però, i narentani erano di nuovo all'attacco e saccheggiavano la città di Caorle e il 18 settembre 887 partì una spedizione punitiva veneziana

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In figura: Domenico Tintoretto, ritratto dei dogi Pietro Orseolo II e Ottone Orseolo

Chi erano i Narentani?

I Narentani furono uno dei popoli di origine slava che nei secoli VI e VII, probabilmente pressati dagli Avari in lotta con Bisanzio, furono costretti a spostarsi dalla zona di Cracovia fino alla Dalmazia, allora poco abitata.

Il territorio su cui si insediarono era di difficile coltivazione e non permetteva di ottenere grandi raccolti; i Narentani seguirono allora l'esempio che 1500 anni prima veniva offerto dai pirati illirici della regina Teuta.

Il nome di Narentani deriva dal fiume Narenta (in croato Neretva) di fronte alla cui foce si trovano tutta una serie di isole ed isolette che allora formavano la cosiddetta "Pagania".

La Pagania nel IX secolo

La Pagania nel IX secolo

La pirateria dei Narentani

Data la debolezza dell'Impero Romano d'Oriente, i Narentani riuscirono a crescere in forza fino a quando non entrarono in diretto conflitto con Venezia.

Al massimo della loro potenza, il territorio dei Narentani comprendeva alla fascia costiera continentale a nord del Narenta, le isole di Brazza, Curzola, Lagosta, Lesina, Lissa e Meleda. La loro espansione in direzione dell'Italia e delle coste settentrionali e occidentali dell'Adriatico che anche Venezia stava cercando di conquistare portò presto a frequenti conflitti.

Venezia si alleò con i dalmati, e con il loro aiuto attorno all'840 sconfissero narentani che furono costretti a un primo trattato di pace; per Venezia lo sottoscrisse il doge Pietro Tradonico, di origine istriana.

Nell'anno 846 però, i narentani erano di nuovo all'attacco e saccheggiavano la città di Caorle. Nell'870, a metà marzo, furono gli emissari del vescovo che ritornavano dal Concilio di Costantinopoli ad essere catturati da questo popolo, che rimasero tali fino a quando Basilio I riuscì a riunificare la Dalmazia dentro i confini imperiali.

Il 18 settembre 887 una spedizione punitiva veneziana, guidata dal doge Pietro I Candiano in persona, venne sconfitta nell'entroterra di Macarsca dai narentani del principe Liudislavo; il doge stesso fu ucciso. Venezia per circa un secolo non fece più grandi campagne contro i narentani, per questo si suppone che i veneziani pagassero un tributo in cambio della libertà di navigazione.

Abbiamo già raccontato altri loro scontri coi Veneziani, i quali n’ebbero per lo più la peggio, tantoché a liberarsi da quella necessità di star sempre colle armi in pugno, e a sicurezza del commercio si erano assoggettati a certo annuo tributo, come a tempi più recenti fu fatto dalle potenze europee verso le barbaresche d’Africa.” (Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853)

Intorno al 992, Orseolo sospese il pagamento dei tributi. I Narentani ricominciarono con gli atti di pirateria.

La serie di battaglie contro Venezia ricorda la spedizione del doge Pietro II Orseolo che nel 996 li sconfisse a Lissa.

In quell’occasione i veneziani sbarcarono a Lissa, la distrussero e presero degli ostaggi, soprattutto donne e bambini, portandoli a Rialto.

I Narentani si unirono ai Croati  e attaccarono la Dalmazia.

I dalmati e gli istriani chiesero aiuto ai Veneziani. Gli imperatori di Costantinopoli non erano in grado di difendere la Dalmazia quindi, per i veneziani, era meglio che la zona fosse sotto il controllo veneziano che quello dei pirati.

Gli istriani inviarono degli ambasciatori a Venezia per chiedere un aiuto nella difesa in cambio offrirono il proprio vassallaggio.

La Repubblica di Venezia colse l’occasione per vendicarsi dei Narentani e rinsaldare il suo dominio in Istria e in Dalmazia.

Il 9 maggio dell'anno 1000, il giorno dell’ascensione, dopo una richiesta di aiuto da parte delle popolazioni vicine al Narenta, il doge Orseolo partì per la costa dalmata a capo di una grande flotta. Da Venezia uscirono sei vascelli comandati da Badoario detto Bragadino.

Secondo la tradizione, per la prima volta fu alzato lo stendardo di San Marco, con il beneplacito di Bisanzio, ma chiaro simbolo di raggiunta indipendenza.

Il giorno dell’ascensione, il doge andò nella chiesa di San Pietro di Castello dove ricevette la bandiera benedetta e si imbarcò con le truppe e andò verso Grado.

Il Palladio racconta che la flotta costeggiò le coste del Friuli si fermarono a Grado. Furono accolti dal patriarca ed alla loro partenza gli furono affidate le insegne del Patriarca S. Ermacora, perché la protezione di un grande santo sarebbero ritornati vittoriosi.

Uguale accoglienza ci fu a Parenzo e a Pola.

Continuando l’ Orseolo il suo viaggio, il quale ben più che ad una spedizione militare, somigliava ad un trionfo, fu accolto con grandi onorificenze dal vescovo e dai principali cittadini di Zara, ove vennero alcuni deputati a portare la sommissione anche delle isole di Veglia ed Arbe.” (Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853)

In realtà le isole di Veglia ed Arbe erano alleate ai Narentani e questa era solo una mossa per temporeggiare ed avere il tempo di riamarsi.

Spalato si sottomise subito e i Narentani avviliti mandarono a proposero la pace.

La spedizione di Orseolo II fu determinante e portò alla cattura di alcuni ostaggi, che furono liberati a costo di pesanti concessioni: fine del versamento di tributi da parte di Venezia, garanzia di transito sicuro ed esenzione dai dazi per le galee mercantili. Le condizioni furono accettate, ma le due isole di Cazza e Lagosta resistettero: furono conquistate dopo duri combattimenti. Lagosta, porto principale dei pirati, fu rasa al suolo.

Il doge ritornò a Venezia trionfante.

Rispettate furono le leggi, rispettati i costumi, gli usi della nuova provincia; solo lieve tributo fu imposto alle città ed anche questo regolato a norma della natura e dei particolari prodotti di ciascheduna. Così Arbe avea a pagare dieci libbre di seta, Ossaro quaranta pelli di martore, Veglia quindici di martore e trenta di volpe, Spalato ebbe 1’obbligo di armare due galere ed una barca[…]Simile censo di certa quantità di vino, o di olio, o di barche aveano parimenti promesso le altre città dell’Istria, come Muggia, Umago, Cittanuova e Trieste” (Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853)

Le città della Dalmazia divennero tributarie della Repubblica.

I nuovi rapporti commerciali con la Dalmazia fecero, ad esempi, scemare il prezzo del legname da costruzione, che prima proveniva dal Trevigiano e dal Bellunese. La Repubblica di Venezia potè accrescere la sua flotta, impiegarvi maggior numero di persone ed aumentare i suoi traffici.

 

Nonostante ciò i narentani continuarono nei loro atti di pirateria tanto che papa Onorio III, nel 1221, indisse addirittura una crociata contro questa popolazione.

La lotta contro Venezia, però, stava diventando impari e nel 1278 i narentani persero tre delle loro isole: Brazza, Lesina e Lissa; infine Venezia, ormai al massimo della sua potenza, riuscì a conquistare la loro piazzaforte di Almissa nel 1444. I narentani finirono così assorbiti nei territori controllati dalla Serenissima.

 

 

 

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 2. 1858

S.Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853

Francesco Palladio degli Olivi, Historia del Friuli, 1660

Giuseppe Mainati. Croniche ossia memorie storiche di Trieste. 1819



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