Trieste dalle origini fino all’ XI secolo

Trieste dalle origini fino all’ XI secolo con particolare attenzione al basso medioevo

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Le origini di Trieste sono molto antiche. Le prime notizie documentate risalgono al I secolo a.C. quando Tergeste, un piccolo villaggio romano, venne saccheggiato da tribù barbare.

Poco più tardi Appiano Alessandrino riporta nella sua De Illiris Bellum, che una tribù di Gepidi, nell’anno 35 a.C., distrusse la colonia romana di Tergeste e poi attaccò Aquileia. In ogni caso la crescita durante l’impero romano fu continua dato che tutta la regione, chiamata Decima Regio Venetia et Histria visse in pace. Inoltre, grazie alla sua posizione geografica, potè sviluppare il commercio marittimo lungo la costa dell’Istria. All’epoca di Traiano, la città contava una popolazione di circa 12000 persone, possedeva due porti, due acquedotti, un teatro.

Era attraversata da due vie importanti. Via Gemina e via Flavia.

Negli anni successivi, Trieste seguirà una evoluzione che la porterà ad essere una città libera.

Il primo avvenimento importante per Trieste fu l’arrivo dei Visigoti. I Goti combatterono contro i romani per anni e, nel 394, riuscirono a stabilire una pace con Teodosio I, l’ultimo imperatore che riuscì ad unificare per un breve periodo l’impero grazie alla sconfitta inflitta sul Frigidus 

Pochi anni più tardi, Odoacre si impadronì della penisola, ma dopo soli 5 anni di governo venne sconfitto da Teodorico il Grande che sottomise tutta l’Italia, Trieste inclusa.

Dopo la morte di Teodorico nel 535, il generale bizantino Belisario, comandante dell’esercito dell’imperatore d’Oriente Giustiniano, conquistò tutta la penisola e Trieste passò a far parte dell’Impero Romano d’Oriente.

Trieste si mantenne ai margini come una piccola città di provincia.

I Longobardi, che arrivarono nel 568, conquistarono buona parte della penisola ma non governarono attivamente le città costiere. Anche se Trieste dipendeva formalmente dal conte del Friuli, nella pratica non conobbe una vera influenza longobarda. I porti rimasero accessibili ai Bizantini

Tra contese e invasioni, divenne molto importante Aquileia e Trieste rimase ai confini delle vicende e nel IX secolo risultava  una città rafforzata.

Quando i Carolingi occupparono l’Istria mantennero in vita la milizia numerus tergestinus, il quale divenne membro di quella costituzione militare che fu compiuta per la difesa dei confini d 'Italia contro gli Avari -Slavi.

La storia è povera di documenti per questo periodo ma è certo che la milizia dovette partecipare alle lotte che Pipino, Re d’Italia, condusse nella Carniola contro i barbari sotto il comando del duca Giovanni (23 agosto 791). La milizia triestina ebbe un duro compito quando i Croati, nel 799, minacciatono di invadere Tarsàtica (Fiume).

Nel 889, truppe triestine si trovavano al fianco di Berengario nella guerra contro Guido, duca di Spoleto.

Nel 900 iniziarono le invasioni ungare.

Dopo le invasioni e le incursioni, i confini delle Giulie, nel secolo IX, tornarono sicuri: il numerus tergestinus venne disgregato. Pericoli e flagelli vennero dal mare. Prima i Saraceni e poi gli Slavi, contro i quali com battè il ducato di Venezia.

In questo periodo, Trieste incrementò l’importanza marittima grazie all’azione compiuta da Venezia contro la pirateria. I primi decenni del X secolo portarono la città ad avere un diretto contatto con il ducato veneto.  

Nel 947 ci fu una nuova invasione magiara scese dalla via Postumia. Berengario, supremo consigliere del Re Lotario, riuscì ad arrestare l’invasione con una forte somma di denaro raccolto dalle chiese. L’impotenza militare del Regno fu totale. Dentro le antiche mura romane, i Triestini dovettero pensare da soli alla difesa armandosi e stringendosi intorno al vescovo e ai suoi vassalli. La stessa chiesa triestina, cosi direttamente minacciata e colpita dalle invasioni, aveva cooperato a raccogliere la somma del riscatto chiesta da Berengario.

Tale era il legame dei triestini con il loro vescovo che re Lotario cedette alle richieste e cedette al vescovo Giovanni, per lui e i suoi successori, tutti i diritti che il regno aveva su Trieste (8 agosto 948).

Non era un pieno imperio temporale, né di una signoria dei vescovi sulla città. Il diploma escluse la dipendenza della città da ogni giurisdizione superiore, che non fosse quella del vescovo: a lui o ai suoi messi il diritto di custodire i placiti, a lui i diritti del fisco, ecc.  In ogni caso si trattò di una grande concessione di diritti immunitari, d’un privilegio d’esercizio delle pubbliche funzioni in sostituzione del Re.

Il vescovo di Trieste, fu' per un lungo periodo Signore, oltre che della citta', anche di gran parte del territorio, da cui traeva le tassazioni (dazi, decime, quartesio, affitti ecc...) fino almeno il X sec. il vescovo di Trieste era barone dei villaggi di Cernotich, Presniza, Ocisla, Dolina, Bolliunz, Rizmagne, Draga, Grozzana, Servola (allora paese), Opchiena, Basovizza, Corgnale, Rodig, Duino, Umago, Siparo, l’isola Paciana, Fontana Georgica (tra Parenzo e Orsera) e i castelli di Varmo, Calisedo, Monfalcone (forse cambiata con Muggia nel 1072) nella ulteriore copiatura del famoso atto del vescovo di Trieste, datata 949, in cui si menziona l'ebreo David che concede un prestito al vescovo stesso.

Iniziò la formazione di un corpo urbano autonomo, un vero governo cittadino.

Il diploma del 948 faceva signore unico delle mura e delle porte il vescovo, designandolo alla difesa dei cittadini.

Quando la dissoluzione dei poteri centrali aveva costretto la città , in tempi di guerra e di invasioni, a pensare da sè iniziò, si può dire, una prima fase della vita comunale.

Il vescovo di Trieste era un collaboratore stretto del Patriarca di Aquileia e si svenò per difendere il proprio territorio dalle aggressioni degli Ungari, dei veneziani, ecc.

Nonostante gli sforzi economici, troppo forti erano le pressioni al territorio, man mano la gran parte dei suoi domini, vennero occupati dalle potenze militari del tempo, subendo un forte ridimensionamento

Per restituire il debito, il vescovo vendette il dominio della città per 500 marchi d’oro agli stessi cittadini, mantenendo il potere spirituale, la decima e le imposte feudali.

Successivamente, l’amicizia del vescovo di Trieste Aldogero con il patriarca di Aquileia Poppone e Codoleo, cancelliere dell’imperatore Enrico III, fu la strada per ottenere, nel 1040, la conferma della donazione di Umago ed altri luoghi dell’Istria.

Re Enrico III confermò alla chiesa di Trieste le liberalità e le giurisdizioni concesse dai precedenti re.

La città, conservando il potere politico nel suo ambito, nel X secolo riconobbe l’autorità del Sacro Romano Impero, rappresentato in essa dal vescovo e incominciò ad accettare l’autorità di Venezia in ambito marittimo.

Trieste e le altre città dell’Istria, che appartenevano al Regnum, subivano una doppia sovranità. Ma avevano il potere politico proprio sui loro territori decidendo in autonomia di entrare in guerra.

Nel 952 l’Istria, il Friuli e la regione di Verona, vennero riunite in una Marca (detta veronese e aquileiese), furono poste alla dipendenza del duca della Baviera in quanto l’Impero di Germania voleva controllare i valichi delle Alpi Giulie. Nel 976 venne staccata la Baviera e venne ampliato il potere dei Patriarchi di Aquileia. Alla fine del X secolo la provincia istriana appare sostanzialmente autonoma o almeno la considerano così i veneziani. Infatti, nell’anno 1000, Parenzo e Pola firmarono un atto di fedeltà al doge Pietro Orseolo.

In base ai diplomi di Lotario, di Ottone III e di Enrico III (nel 1039), il vescovo di Trieste dipendeva direttamente dall’imperatore in quanto re d’Italia, non dai conti d’Istria o dai marchesi carinziani.

Tra l’XI e il XII secolo, l’impero si fece sentire con la nomina dei patrirchi, dei conti di Gorizia e quelli d’Istria che erano tutti di origine germanica. Tedeschi erano gli Eppenstein, i Weimar-Orlamünde, gli Sponheim e gli Andechs che tennero la contea dell’Istria; tedeschi i vassalli minori che si insediarono nei castelli del Carso; tedeschi infine, i vescovi di Trieste.

 

 

E’ noto che nel 1077, Enrico IV affida al vescovo Sicardo la contea del Friuli con tutti i diritti e i benefici un tempo goduti dal conte, il villaggio di Lucinicco, la contea dell’Istria e la marca di Carniola. Rimane esclusa la contea di Gorizia, affidata al duca di Carinzia.

Il Patriarca di Aquileia, da quel momento, ha il potere temporale e religioso. Trieste era sotto  questo dominio diventando dei vassalli diretti.

Nel 1138 il primo documento di Trieste, città indipendente.

 

 

Mainati Giuseppe Della Croce Ireneo, Memorie Storiche Sacro - Profane della città di Trieste - vol 1, 1817

Pietro Kandler, Codice diplomatico istriano, vol 1, 1862-1865

Attilio Tamaro, Storia di Trieste, vol. 1, 1924



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