I rapporti di Venezia con Ottone III

Pietro Orseolo II approfittando  della debolezza di Ottone incrementò il potere commerciale e politico di Venezia

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Argomenti trattati

Venezia al tempo di Ottone III e Pietro Orseolo II

   Introduzione 

   La Venezia della fine del primo millennio

   La politica di Pietro Orseolo II



Introduzione

Il Sacro Romano Impero ebbe una forte influenza nella regione dell’attuale Friuli Venezia Giulia in quanto il legame con i popoli germanici era molto forte.

Durante il suo regno, Ottone II operò una graduale riorganizzazione nel sud dell'impero. Rafforzò il potere imperiale e assicurò la successione di suo figlio omonimo. Il tentativo di includere tutta l'Italia nel dominio imperiale portò a conflitti con Saraceni e Bizantini nell'Italia meridionale.

Ottone II morì improvvisamente all'età di ventotto anni in Italia. La morte di Ottone II provocò rivolte contro la stirpe ottoniana sia in Italia che nell'est dell'impero.

La madre di Ottone III, Teofano, funse da reggente dell'impero dal 985 fino alla sua morte.

Nel 21 maggio 996 Ottone III venne incoronato imperatore e morì nel 1002.

Venezia incrementa il suo potere commerciale.

Dalla debolezza dell'Impero Romano d'Oriente, i Narentani riuscirono a crescere in forza fino a quando non entrarono in diretto conflitto con Venezia.

L’epoca di Ottone I di Sassonia. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia. Clicca sull’immagine per ingrandire

La Venezia della fine del primo millennio

La Venezia della fine del primo millennio era una città prospera.

Gli ottimi rapporti che riusciva ad intrattenere con entrambi gli imperi, sia quello d’oriente che quello d’occidente, le permettevano di rendere sempre più floridi e proficui i suoi commerci.

Il patto con l’imperatore Lotario, che risaliva al secolo precedente (840), assicurava alla città lagunare il dominio sugli sbocchi dei fiumi dell’entroterra padano, che le permettevano di commerciare con tutte le città rivierasche pagando una tassa (ripaticum) ridotta, mentre la Bolla d’oro rilasciata dall’imperatore d’Oriente nel 992 concedeva alla città lagunare condizioni tanto favorevoli da privilegiarla rispetto ai suoi concorrenti, fra i quali - principalmente - Genova.

Dai commerci col Levante, Venezia importava tessuti pregiati, profumi, spezie, preziosi e altri prodotti che poi rivendeva alle città dell’entroterra padano, raggiunte attraverso le vie d’acqua navigabili come il Po, l’Adige, il Brenta, il Piave e gli altri fiumi che sfociano nell’alto Adriatico. Naturalmente fra questi prodotti non poteva mancare il sale, il cui commercio costituiva fin dalle origini la maggior fonte di introiti e alla cui produzione provvedeva direttamente nelle saline dei dintorni di Chioggia.

Venezia iniziò ad esercitare il predominio anche sulla costa orientale dell’Adriatico e a commerciare con con le città costiere dell’Istria e della Dalmazia.  Risale al secolo X (932) la promissio degli abitanti di Capodistria di salvaguardare i cittadini veneziani, i loro averi e i loro interessi, in riconoscimento della protezione della città lagunare e per l’autorizzazione che era stata loro concessa di commerciare i propri prodotti nei territori del ducato.

La politica Pietro Orseolo II

La repubblica di Venezia confinava con il patriarcato di Aquileia. Il patriarcato di Grado, sotto la giurisdizione dei veneziani, era in continuo conflitto con Aquileia.

Il 31 agosto del 978, Pietro Orseolo lasciò il Ducato. La successione vide prevalere la fazione avversa e venne nominato doge Vitale Candiano, omonimo e parente del patriarca gradense.

Vitale Candiano venne incaricato di consolidare i rapporti con Ottone II ma fallì nella missione. Dopo pochi mesi Vitale decise di ritirarsi dalla carica e la nuova nomina cadde su Tribuno Memmo nel 979.

Al nuovo doge l'imperatore Ottone II rinnovò, 7 giugno 983, i privilegi commerciali che già erano stati siglati in precedenza.

A causa delle faide all’interno di Venezia tra Coloprini e Morosini,  Ottone II decise di emanare un nuovo decreto: proibire a tutte le terre soggette al suo impero qualunque comunicazione con Venezia, e diede l’ordine di impedire ogni commercio con la Terraferma e per quanto fosse possibile ogni trasporto di viveri alle Isole.

A questo decreto si aggiunsero i tentativi di sollevare i popoli contro Venezia: Capodargine (attuale frazione di Fossalta di Piave) si alleò a Ottone; il vescovo Giovanni di Belluno invase il territorio di Eraclea. Infine l’imperatore diede ordine di allestire una flotta per bloccare Venezia dalla parte del mare.

Alla morte di Ottone II, avvenuta a Roma il 7 dicembre 983, i Coloprini ottennero il perdono e tornarono a Venezia e, qualche anno dopo, tre di loro furono uccisi dai Morosini. Riemersero le faide tra le famiglie.

Il popolo era stanco di tante atrocità e, credendo il doge partecipe a queste faide, depose Tribuno Memo obbligandolo a diventare monaco dove morì dopo soli sei giorni.

Venne nominato Pietro Orseolo II, una figura importante per Venezia in quanto fu in grado di estendere il suo dominio e far crescere il potere della Serenissima.

Le prime azioni del doge furono rivolte ai governi stranieri. Nei primi mesi di governo riuscì a conseguire il favore delle maggiori potenze straniere, assicurando al Ducato stabilità politica e prosperità economica.

L’obiettivo del nuovo doge Pietro Orseolo II era volto a rafforzare Venezia con trattati politici e commerciali sia con l’Oriente che con l’Occidente.

Rafforzò i rapporti con l’impero d’Oriente mettendo a disposizione di quest’ultimi la marina veneziana.

In Italia, approfittano della minore età di Ottone III, i governatori e i vescovi iniziarono ad agire in modo indipendente. Per garantirsi la continuazione dei traffici, Orseolo approfitto della situazione facendo accordi con le singole parti.

Successivamente Orseolo riuscì anche a confermare i privilegi di Venezia presso Ottone III con il diploma del 992. Il diploma esentava i sudditi della Repubblica, dimoranti nell’impero, dall’essere soggetti alla giurisdizione dei tribunali imperiali.

Orseolo domandò ed ottenne da Ottone la possibilità di incrementare i suoi commerci sulla terraferma aprendo dei mercati sul Sile, sul Piave e a S, Michele del Quarto (luoghi vicino ad Altino) sulla strada Claudia Augusta Altinate (la strada che univa la via Annia alla Stradalta partendo da Altino) per poi raggiungere la Germania.

Il doge Orseolo strinse ulteriori patti commerciali col vescovo Siccardo di Ceneda e con quello di Treviso.

Il lavoro politico di Orseolo fu tale che il commercio veneziano divenne fondamentale per la vita delle zone limitrofe a tal punto che i poteri dell’entroterra furono costretti ad offrire delle condizioni vantaggiose per poterselo garantire.

Il giorno dell'Ascensione dell'anno 1000 (o del 998, secondo alcuni) il doge, appoggiato da Basilio, inaugurò la sua più importante impresa. In quel giorno salpò alla testa di una consistente flotta contro i pirati narentani, che ormai da tempo ostacolavano i commerci veneziani nell'Adriatico.

 

Riferimenti

Romanin, Storia documentata di Venezia, volume 1, 1925

Pietro II Orseolo

LA SPEDIZIONE DEL DOGE PIETRO II ORSEOLO



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