Il patriarca Poppone una figura importante agli inizi dell’XI secolo

Il patriarca Poppone fu una figura importante agli inizi dell’XI secolo per il patriarcato di Aquileia. La sua politica, i suoi rapporti con il regno di Germania, le tensioni con Venezia.

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Poppone, citato anche come Poppo o Popone e in un solo caso come Wolfgang è ricordato come uno dei più importanti patriarchi di Aquileia.

Chi era Poppone?

Si pensa che Poppone fosse di origine bavarese. Suo padre Ozzi era rappresentante imperiale in Carinzia e fondò il monastero di Ossiach a Villacco. Sua madre si chiamava Glismond.

Gli studiosi pensano che facesse parte della dinastia degli Ottocari di Steyr, località già in Baviera e oggi in Alta Austria. Gli Ottocari (o Traungaus) furono una dinastia medievale che governò la marca della Stiria dal 1056 al 1180.

Poppone aveva sicuramente un fratello Ozzi II, ricordato come conte della Curtis Regia Naonis (Cordenons) e di Zeidelgau in Baviera.

Nota. Nel 1029 la Curtis divenne Contea di Ozzi/Otokar di Baviera e poi passò ad altre casate austriache, ultima quella degli Asburgo che ne tennero il possesso fino alla conquista veneziana agli inizi del Cinquecento.

Probabilmente era il figlio minore, pertanto fu avviato alla carriera ecclesiastica. Divenne patriarca di Aquileia nella dieta di Strasburgo del 4 settembre 1019, in giovanissima età, favorito dall'imperatore Enrico II.

 

Lo scontro con Grado

Con la morte di Ottone III si aprirono conflitti sia in Germania, per la scelta del successore, sia in Italia, per una parte dell’aristocrazia voleva rompere la subordinazione al regno tedesco.

I conflitti si conclusero con la discesa in Italia del nuovo re di Germania Enrico, duca di Baviera e cugino di Ottone III che nel 1004 riconquistò la corona italica. Nel 1014 prese la corona imperiale con il nome di Enrico II.

Sin dai primi tempi si dimostrò un fedelissimo di Enrico.

Nel 1021-22, alla testa di un contingente, prese parte alla spedizione imperiale in Italia meridionale.

Incaricato da Enrico II, Poppone condusse un corpo di 15.000 combattenti attraverso la marca di Camerino fin sotto le mura di Troia che fu assediata.

Dopo la morte di Enrico II, riuscì ad intessere legami altrettanto forti con Corrado II.

Nel 1018 morì Vitale Candiano patriarca di Grado, figlio del doge veneziano Pietro Candiano. Il patriarcato di Grado fu assegnato a Orso Orseolo, già vescovo di Torcello.

Orso era figlio del doge Pietro II (in carica 991 al 1009) e di sua moglie Maria e fu destinato alla carriera ecclesiastica. Gli Orseolo ambivano ad occupare le principali cariche del Ducato di Venezia: dei suoi fratelli e sorelle, due vennero nominati dogi, gli altri assunsero il vertice delle diocesi e dei monasteri più importanti.

La gestione della nuova sede fu tutt'altro che facile. Infatti, quando Enrico II affidò il patriarcato di Aquileia a Poppone il quale, forte del sostegno imperiale, cominciò ad avanzare pretese su Grado. In realtà, sin dal VI secolo le due sedi rivendicavano il ruolo di sede metropolitana della Venezia e Istria, riflettendo i secolari scontri tra un partito filo-bizantino (e quindi filo-veneto) e un partito filo-longobardo divenuto successivamente filo-franco.

Nel 1021-22, Poppone era alla testa di un contingente che prese parte alla spedizione imperiale in Italia meridionale. Al suo rientro ad Aquileia risollevò la disputa con Grado, accusando Orso Orseolo illegalmente eletto al patriarcato di Grado.  Probabilmente la fazione contraria a Orseolo sostenne l’iniziativa di Aquileia.

Le tensioni che insorsero nel Ducato di Venezia costrinse il doge e il patriarca a fuggire in Istria.

Poppone approfittò della situazione e chiese di entrare a Grado con la scusa di voler proteggere la sede abbandonata giurando che sarebbe entrato in città pacificamente. Invece, secondo le cronache veneziane,  saccheggiò la città.

Poppone si impossessò delle reliquie della chiesa di Grado e fece ritorno ad Aquileia lasciando sull’isola un presidio.

Il doge Ottone fece ritorno a Venezia e con un esercito riconquistò Grado.

Sul finire del 1024, Orso prese parte al sinodo lateranense e convinse papa Giovanni XIX a condannare le violenze dell'avversario.

Il conflitto, tuttavia, era lungi dal finire.

Nel 1026 Corrado il Salico, già re di Germania,  viene incoronato re d’Italia.

Nel frattempo, il doge di Venezia Ottone Orseolo viene investito da una potente fazione in quanto decise di non nominare vescovo di Venezia il giovane Domenico Gradenigo. La lotta interna fu tael che il doge venne deposto, gli fu tagliata la barba e esiliato a Costantinopoli. Venne cacciato dalla sede patriarcale di Grado anche suo fratello Orso. Venne nominato un nuovo doge: Domenico Centranico.

Approffitando delle discordie presenti a  Venezia, il patriarca Poppone fece delle incursioni in laguna con l’appoggio del nuovo imperatore Corrado II.

In seguito, Poppone si rivolse al papa in occasione di un sinodo a Roma alla presenza di Corrado II.

Orso venne privato del titolo di patriarca, mentre la sede di Grado doveva essere riunita ad Aquileia, unica città metropolitana dell'alto Adriatico. Queste decisioni, tuttavia, rimasero solo sulla carta.

Poppone, infatti, ottenne un diploma che dichiarava che “quel patriarcato a lui soggetto e che Grado era stata indebitamente considerata fino allora come metropoli ecclesiastica della Venezia.” Secondo il Liruti era inclusa anche la provincia di Venezia.

Nel 1029, il patriarcato viene confermato a Orsone da papa Giovanni XIX. Il papa affermò esser stato ingannato da Poppone.

Questa vicenda ebbe origine dalla già esistente contrapposizione tra l’imperatore Corrado, che proteggeva il patriarca Poppone, con Venezia, che a sua volta era protetto da Costantinopoli.

 

In azzurro indicata una parte della zona di influenza di Venezia ossia la zona lagunare (i confini sono solo indicativi).

La politica di Poppone

Poppone accrebbe il suo potere temporale.

Nel 1028 ottenne da Corrado il diritto di coniare monete di puro argento in danari del peso della moneta veronese.

Descrizione delle monete di Poppone. (da monete e dintorni). La testa coronata è di Corrado II, il tempietto carolingio è presente anche in altre monete coniate dal Salico.

Poppone fu il primo patriarca in Italia con la facoltà di coniare una propria moneta. Il diploma con cui Corrado il Salico concede questo diritto al Patriarca Popone non esiste nell' originale, bensì si conosce soltanto per mezzo di una copia del 1195, fatta dal notaio Pietro di Meldis. Alcuni studiosi hanno sostenuto che tale diploma fosse falso ma, successivamente, è stata rinvenuta una moneta  in Polonia.

Seguendo la corrente dei tempi, Poppone concepì l'idea di costruire un tempio monumentale nella sede del suo patriarcato, metropoli di ben diciassette vescovadi suffraganei, ove giaceva una grande quantità di materiale dell'antica città distrutta da Attila. Ci vollero dieci anni di assiduo lavoro prima di condurre a termine al Basilica che fu consacrata il 13 luglio 1031.

La precedente struttura aveva subito ingenti danni nel 988 a causa di un terremoto. Il patriarca Poppone fece un radicale restauro del complesso in forme romaniche, ricche di influenze carolinge-ottoniane.

Basilica patriarcale di Aquileia Santa Maria Assunta. L'ampio programma edilizio di Poppone, segno del nuovo benessere economico cittadino, culmina con la costruzione del grande Palazzo patriarcale (oggi distrutto) e soprattutto di un imponente campanile alto oltre 70 metri (realizzato in opera quadrata, con i massicci blocchi marmorei dell'antico anfiteatro) ispirato, si dice, al celebre faro di Alessandria.

Con le sostanziose rendite annue di oltre 150.000 zecchini, Poppone fece riedificare anche il palazzo patriarcale a sud – est della Basilica, della cui magnificenza ci rimangono solo le descrizioni dei cronisti medievali.

Egli costruì inoltre splendidi edifici, rialzò le mura della città, riformò le piazze e le vie, ravvivò l'industria ed il commercio e restituì ad Aquileia una piccola parte del suo splendore.

Aquileia costruì la nuova città dove sorgeva l’antica colonia romana, estendendola fino all’antica necropoli di san Felice fino a raggiungere l’antica fossa romana del Natisone dove c’era la comunicazione diretta con il mare.

Gli approdi erano molto frequentati e non mancarono attriti con la vicina Venezia che erano padroni della laguna.

Protetto dall' imperatore egli ampliò la sua sovranità nel ducato del Friuli e nel marchesato d' Istria; ottenne pure una selva che si estendeva dall' Isonzo all'abbazia di Sesto lungo il fiume Meduna

fino al mare col diritto di caccia e di pesca.

Quale premio della partecipazione alla campagna di guerra intrapresa da Corrado nel 1033 contro Oddone di Schampagne, uno dei più potenti feudatari della Francia settentrionale, Poppone  ottenne la donazione della striscia di territorio fra i fiumi Piave e Livenza.

Corrado mori nel 1039 e gli successe il figlio Enrico III il Nero. Poppone si recò subito alla Corte del nuovo sovrano e nel 1040 a Ratisbona ebbe la conferma di tutti i diritti della sua chiesa.

Le cronache veneziane riportano che sotto il doge Domenico Contarini (nominato nel 1043), continuavano gli attriti con il patriarca Poppone. In particolare tolse zona navigabile a Venezia per incentivare il commercio e la navigazione di Aquileia e rioccupò Grado nel 1044 saccheggiandola e incendiandola.

Ma papa Benedetto IX, confermando il possesso di quel patriarcato ad Orso Orseolo, intimò a Poppone sotto pena di scomunica di restituire il mal tolto. Poppone morì poco dopo (forse nel 1045) impenitente ed il doge Contarini, allestita una flotta, si diresse a Grado e la riconquistò. Grado non risorse più e i suoi patriarchi si trasferirono a Rialto in un palazzo vicino alla chiesa di S. Giovanni Elemosinano.

Eberardo succede a Poppone.

Nota sulle diverse interpretazioni sulla morte di Poppone

Alcuni testi indicano che Poppone è morto il 28 settembre 1942 di conseguenza Grado fu conquistata nel 1044 da Eberardo.

Il Palladio riporta che  Ermano il Contratto scrive nelle sue cronache, sotto l’anno 1042, “Popo Patriarcha Aquileia obÿt,  pro quo Eberardus”.

Altri testi sottolineano che Poppone morì nel 1045.

Kurze Fragen afferma che nel 1044 Poppo rientrò e saccheggiò Grado ma fu catturato dal neoeletto Doge di Venezia, Domenico I Contarini e venne sepolto fino al collo. Il Doge quindi lasciò le guardie a vegliare su di lui finché non morì di stenti o di fame.

 

 

 

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 2. 1858

S.Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853

Pietro Sylverio Leicht, Il denaro del patriarca Popone d'Aquileia : nota al diploma di Corrado 2. il Salico al patriarca Popone (11 settembre 1028), Memorie storiche cividalesi, 1905, 1, p. 50-54

Kandler, Codice diplomatico istriano, vol 1, anni 50-1194

 Francesco Spessot, La figura e l'opera del patriarca Poppone, La Panarie, a.8, n.45 (mag.-giu. 1931) - P. 155-159

Francesco Palladio degli Olivi, Historia del Friuli, 1660

Kurze Fragen aus der politischen Historia biß auf gegenwärtige Zeit, Volume 3, Johann Hübner, (1700)



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