Le tensioni tra Ottone II e i dogi di Venezia
Le tensioni tra Ottone II e Venezia. A Venezia c’erano due fazioni: una appoggiava l’Impero d’Oriente e l’altro quello di Occidente
#ottoneII
Introduzione
Il Sacro Romano Impero ebbe una forte influenza nella regione dell’attuale Friuli Venezia Giulia in quanto il legame con i popoli germanici era molto forte.
Gli imperatori del Sacro Romano Impero si sono susseguiti da una epoca all’altra, passando da Carlo Magno fino a Francesco II d'Asburgo-Lorena. Il loro titolo esatto era, in latino, Romanorum Imperator (Imperatore dei Romani), mentre in tedesco era Römischer Kaiser (Imperatore Romano)
Gli Imperatori, prima di essere formalmente incoronati, normalmente a Roma e per mano del papa, erano conosciuti come re dei Romani.
Tra l’888 e il 962 ci fu il periodo dell’anarchia feudale.
Dopo un lungo periodo di crisi, nel X secolo gradualmente rinacque l’Impero. Nel 919 infatti i feudatari tedeschi elessero il duca di Sassonia Enrico come re di Germania, smisero di combattersi fra loro e concentrarono le loro energie nel tentativo di fermare le scorrerie dei popoli nomadi nei territori orientali del regno. Nel 955 Ottone I, figlio di Enrico, sconfisse gli Ungari nella battaglia di Lechfeld, liberando definitivamente l’Europa dalle loro scorrerie. Grazie al prestigio acquisito in guerra, nel 962 Ottone I fu incoronato imperatore a Roma dal papa. L’Impero era rinato, però aveva un’estensione molto diversa dal precedente: l’autorità dell’imperatore infatti si estendeva solamente al Regno di Germania e a una parte dell’Italia; per questo venne chiamato Sacro romano Impero germanico.
La politica di Ottone I era di limitare il potere dei signori locali, sia laici sia ecclesiastici, e creare una monarchia forte.
Quando Ottone il Grande morì il 7 maggio 973, il disegno per una sicura successione era stata preparata da tempo.
Durante il suo regno, Ottone II operò una graduale riorganizzazione nel sud dell'impero. Rafforzò il potere imperiale e assicurò la successione di suo figlio omonimo. Il tentativo di includere tutta l'Italia nel dominio imperiale portò a conflitti con Saraceni e Bizantini nell'Italia meridionale.
Tra Ottone II e Venezia ci furono delle tensioni che misero a rischio i commerci dei veneziani con le zone dell’alto Adriatico
Ottone II morì improvvisamente all'età di ventotto anni in Italia nel 983
L’epoca di Ottone I di Sassonia. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia. Clicca sull’immagine per ingrandire
Pietro Orseolo e Vitale Candiano, dogi di Venezia
La repubblica di Venezia confinava con il patriarcato si Aquileia. Il patriarcato di Grado, sotto la guida dei veneziani, era in continuo conflitto con Aquileia.
Nel 976 venne ucciso il doge Pietro Candiano. Al suo posto fu eletto Pietro Orseolo.
La prima azione del nuovo doge fu ripristinare i documenti che furono distrutti nel grosso incendio del palazzo ducale. Tra i documenti rinnovati fu quello di rinnovare il patto con gli abitanti di Giustinopoli (Capodistria) al fine di garantire il libero passaggio e commercio promettendo di soddisfare l’antico obbligo di pagare cento anfore di vino all’anno.
Seguì il principale pensiero di ricostruire il palazzo e le chiese andate distrutte dall’incendio.
La politica del doge continuava ad essere fortemente osteggiata dai sostenitori dei Candiano, sostenuti dall'imperatore germanico. Forse fu proprio questi a suggerire l'arrivo in laguna di Guarino, abate di San Michele di Cuxà, che tornava da un pellegrinaggio a Roma. Il monaco incontrò il doge e cercò di convincerlo ad abdicare e a ritirarsi dal mondo.
Pietro non accolse la proposta, ma nell'estate del 978 Guarino tornò a Venezia. In questa occasione il doge cedette e, nella notte del 31 agosto dello stesso anno, lasciò di nascosto il Ducato.
La successione vide prevalere la fazione avversa e venne nominato doge Vitale Candiano, omonimo e parente del patriarca gradense.
Vitale Candiano venne incaricato di consolidare i rapporti con Ottone II ma fallì nella missione. Anche Vitale, dopo pochi mesi si ritirò dalla carica.
La nuova nomina cadde su Tribuno Memmo nel 979. Tribuno Memmo aveva sposato una figlia di Pietro Candiano.
Nel frattempo ci fu la spedizione di Ottone II contro i greci della Calabria. Inizialmente vinse le battaglie ma, approfittando che l’esercito tedesco era occupato a saccheggiare, Ottone II venne assalito e sconfitto.
Ottone fu costretto a fuggire e tornò a Verona con l’intenzione di vendicarsi sui veneziani in quanto avevano sostenuto i Greci ma alla fine acconsentì ai vecchi trattati.
Inizialmente, l'imperatore Ottone II rinnovò i privilegi commerciali che già erano stati siglati con molti dogi, il giorno 7 giugno 983. Successivamente, le tensioni tra la fazione che appoggiava il Sacro Romano Impero, capeggiata dalla famiglia Coloprini, e quella più vicina all'impero d'oriente, appoggiata dai Morosini, portarono all'assassinio di Domenico Morosini.
Le opposizioni all’interno di Venezia si fecero sentire alla corte di Ottone II a tal punto di convincere l’imperatore a emanare un nuovo decreto: proibiva a tutte le terre soggette al suo impero qualunque comunicazione con Venezia, e venivano date disposizioni per impedire ogni commercio con la Terraferma e
per quanto fosse possibile ogni trasporto di viveri alle Isole.
A questo decreto si aggiunsero i tentativi di sollevare i popoli contro Venezia: Capodargine (attuale frazione di Fossalta di Piave) si alleò a Ottone; il vescovo Giovanni di Belluno invase il territorio di Eraclea, Ottone diede ordine di allestire una flotta per bloccare Venezia dalla parte del mare.
Per il timore di rappresaglie la famiglia Coloprini scappò da Venezia e si rifugiò a Verona presso l'imperatore d'occidente, che impose il bando dei commerci a Venezia.
Alla morte di Ottone II, avvenuta a Roma il 7 dicembre 983, i Coloprini ottennero il perdono e tornarono a Venezia, ma tre di loro furono poi uccisi.
Vitale Candiano, patriarca di Grado
Vitale Candiano era figlio del doge Pietro IV Candiano.
Vitale, in quanto figlio della prima moglie del doge, dovette diventare chierico in conseguenza del fatto che sua madre Giovanna venne ripudiata. Successivamente venne nominato patriarca di Grado.
La prima questione che dovette affrontare fu la conferma di quei territori che, in seguito al sinodo di Pavia, erano passati al patriarcato di Grado (e quindi all'area di influenza veneto-bizantina), ma sui quali il patriarcato di Aquileia aveva ancora delle rivendicazioni. Sul finire del 967 venne convocato un sinodo a Roma con il quale papa Giovanni XIII confermava a Grado i diritti di sede metropolitana sulle altre diocesi della zona.
Queste conclusioni furono poi riconosciute dall'imperatore Ottone I (968) e dal successore Ottone II (974).
La situazione si fece più difficoltosa nel 976, quando Pietro Candiano e altri membri della sua famiglia furono uccisi durante una rivolta capeggiata da Pietro I Orseolo. Il vescovo si rifugiò così in Sassonia, protetto da Ottone II, e tornò a Grado solo nel 978, quando fu eletto doge l'omonimo Vitale Candiano, probabilmente suo zio.
Nel 989 ottenne dal nuovo doge Tribuno Memmo, suo cognato, la chiesa di San Silvestro che più tardi rappresentò la residenza dei patriarchi di Grado.
Vitale Candiano fu patriarca di Grado fino al 1012-1018
Bibliografia
Ottone II nel Paradisus della basilica vaticana: una sepoltura imperiale di eccezione nella Roma del secolo X, Bullettino dell’istituto storico italiano per il medioevo, 123, 2021
“Imperatori del Sacro Romano Impero: Ottone I” e suoi riferimenti
Storia documentata di Venezia, volume 1
Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858
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