L’itinerario stradale che collegava Aquileia a Iulia Emona (oggi Lubiana), attraversando le Alpi Giulie e i rilievi del Carso
L’itinerario stradale che collegava Aquileia a Iulia Emona (oggi Lubiana), attraversando le Alpi Giulie e i rilievi del Carso, permetteva di raggiungere il confine orientale della Regio X, era quindi d’importanza strategica nel collegamento tra il territorio italico e le province illiriche.
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Ricordato dalle tre celebri fonti itinerarie del III e IV sec. d.C. (Tabula Peutingeriana, Itinerarium Antonini, Itinerarium Burdigalense), il percorso ha origine dalle antiche piste che dai territori dell’Est, bagnati dal fiume Sava e dal basso Danubio, portavano alle terre dell’Alto Adriatico.
Emona stessa si inseriva nel tracciato della cosiddetta via dell’Ambra, che univa l’area del Baltico ai paesi del Mediterraneo.
E’ molto probabile che le campagne militari di Ottaviano in Pannonia (35-33 a.C) abbiano imposto la necessità di dare un assetto definitivo alla strada per assicurare rapidi e sicuri spostamenti militari oltre le Alpi Giulie. A conferma del suo ruolo cruciale anche in epoca tardo romana, il percorso venne protetto da diverse strutture e centri fortificati, come parte di un più ampio sistema difensivo chiamato Claustra Alpium Iuliarum, costruito tra la fine del III e il IV sec. a difesa della porta illiro-italica.
L’importanza di questa strada fu anche di natura commerciale, per il traffico delle merci da Aquileia verso i porti fluviali illirici e danubiani, e come snodo fondamentale per gli spostamenti dall’Adriatico verso l’Europa settentrionale e balcanica.
La via partiva da Aquileia quindi passava per Villesse, Ruda, Villa Vicentina. A poche miglia dalla città di Aquileia, viene indicata la prima stazione Ad Undecimum, localizzabile nelle vicinanze di Gradisca d’Isonzo, crocevia verso percorsi secondari dell’entroterra friulano. La successiva stazione di Ponte Sonti richiama l’esistenza di un ponte sull’Isonzo, di cui sono state riconosciute alcune tracce presso Mainizza; era quindi un punto strategico nel contesto della viabilità di quest’area, soprattutto durante il periodo delle invasioni nell’Altomedievo. Proseguendo verso est, dopo la stazione di sosta mutatio Ad Fornolus (Boccavizza – Slovenia), si raggiungeva l’attuale Aidussina/Ajdovščina.
Le diverse denominazioni che gli antichi itinerari forniscono per questo luogo, Fluvio Frigido e mutatio Castra non fanno che sottolinearne il ruolo tanto commerciale quanto militare.
L’itinerario avanzava attraverso i monti fino a raggiungere il valico di Piro/Hrušica, Ad Pirum summas Alpes, dove dapprima sorgeva solo una stazione poi, nel III secolo d.C., fu costruita un’imponente opera militare a difesa del confine orientale, i cui resti sono tuttora visibili.
Si procedeva poi per la mansio in Alpe Iulia, probabilmente rintracciabile nei pressi di Kalce, e Longatico, l’attuale Logatec. Si giungeva cosi a Nauportus (Vrhnika), un importante scalo commerciale fluviale dove le merci venivano imbarcate per i paesi bagnati dal fiume Sava e dal basso Danubio.
Dopo un percorso totale di circa 80 km, la strada arrivava infine a Iulia Emona, dove si univa a diverse direttrici stradali dirette verso le città del Norico, Virunum e Celeia, e della Pannonia, Sciscia.
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Pons Sonti non doveva esserci più o era ridotto a qualche moncone inagibile nel 967, quando l’imperatore Ottone I donò al patriarca di Aquileia Rodoaldo tutta una serie di possessi, tra i quali “il castello chiamato Farra con tutte le sue pertinenze”.
Se fosse ancora esistito, nell’atto si troverebbe un qualche accenno ai diritti e ai redditi derivanti dal transito su di esso. Mancano notizie anche su eventuali redditi da traghettamento dell’Isonzo su barca. È possibile dunque che quel tratto del fiume rivestisse una minore importanza strategica perché i transiti si erano spostati più a nord, nella zona tra Gorizia e Lucinico, dove le rive si avvicinavano ed il guado poteva essere abbastanza agevole.
In arancio la deviazione ipotizzata quando venne distrutto il Pons Sonti. Clicca sull’immagine per ingrandire
L’esistenza di un percorso di epoca romana passante accanto alle attuali località di S. Pietro e Vertoiba è indicata chiaramente dai numerosi materiali sporadici e dai resti di costruzioni antiche emersi negli ultimi anni. Anche in mancanza di queste attestazioni la via di collegamento sarebbe comunque giustificata considerando la valenza strategica dell’area in un contesto più ampio: la strada raccordava la piana di Salcano con la via del Vallone, un percorso che metteva in comunicazione l’area del Lacus Timavi e la via per Emona evitando il ponte alla Mainizza
Collegamenti viari con la via Aquileia-Emona: particolare del collegamento con Lacus Timavi. Clicca sull’immagine per ingrandire
Per Antiche vie, Progetto PArSJAd/Parco Archeologico dell’Alto Adriatico
Riccardo Cecovini, L’organizzazione del territorio lungo l’antica via Aquileia – Emona, tra il tardo antico e alto medioevo, Tesi dottorale UNITS 2015-2016
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