L’epigrafia glagolitica è presente in Istria dal XI secolo in poi

 

<--- Il primo alfabeto slavo: vari tipi di glagolitico

 

Nel XV secolo, si è testimoni in Istria della trasformazione delle zone abbandonate e impoverite con l’erezione di chiese votive. La costruzione e l’allestimento di chiese medievali in Istria furono commissionati a botteghe di muratori, scalpellini e pittori itineranti, condotte da famiglie di maestri e di aiutanti. Un importante impulso alla formazione artistica popolare fu data dall’opera dei terziari glagoliti che s’insediarono a Capodistria e portarono il Vangelo nei villaggi dei dintorni. Dediche scolpite in glagolitico decoravano le importanti dimore dei notabili.

Nel retroterra delle città costiere si sono conservati alcuni eccezionali esemplari del tardo Medioevo, firmati dagli autori, frutto di un’espressione popolare spontanea. La tradizione del taglio della pietra nella regione carsico-istriana e la sua modellazione decorativa sono caratteristici del gusto popolare nella lavorazione della dura pietra calcarea. L’epigrafia glagolitica è presente in queste zone dal XI secolo in poi. Con parole scarne fissa annotazioni perenni, atti e la consapevolezza individuale e quella delle comunità slave d’élite. Grazie alla missione di Costantino Cirillo e di suo fratello Metodio in Moravia nel IX secolo, il glagolitico degli antichi Slavi non è circoscritto soltanto ad un ristretto ambito territoriale o al linguaggio liturgico. Nei centri feudali e, più tardi, anche nelle città, diviene la lingua ufficiale dei documenti. Negli archivi delle città sono conservati atti redatti in glagolitico, in cui vengono annotate donazioni, contratti, lasciti ed altro ancora.

La cultura glagolitica plasma anche la lingua letteraria. Venezia, diventa un centro tipografico europeo, influenza fortemente la nascita degli incunaboli istriani, fra i quali occupa un posto preminente il Messale glagolitico del 1483, conservato a Lubiana. La ricca tradizione simbolica e prosastica dei testi sacri si combina con la teologia popolare e con modelli iconografici che riflettono l’agonia della civiltà all’”autunno” del Medioevo ed annunciano l’imminente scisma religioso-spirituale ed etico del Rinascimento in Europa. Nella produzione delle botteghe locali si rinvengono esempi singolari dell’iconografia cristiana classica. I mastri di bottega hanno il perfetto controllo della mazza, del pennello o dello scalpello. I grandi cicli pittorici sacri, che fanno la loro apparizione già nella seconda metà del XIV secolo, nella chiesa di S. Stefano a Sanigrado (Zanigrad) si sviluppano su estese superfici dipinte che si succedono come un moderno fumetto. I parroci e gli altri committenti stabiliscono con indicazioni originali quello che dovrà essere il contenuto del dipinto. Il clero dell’epoca glagolitica, in quanto ispiratore ideale e, più tardi, interprete dei singoli contenuti, diviene un importante promotore di cultura e di educazione nella vita di un ambiente rurale pressoché analfabeta.

La Danza Macabra di Cristoglie e le testimonianze incise in glacolitico

La chiesetta di Santa Trinità a Cristoglie (Hrastovlje) è un monumento unico dell’arte pittorica medievale del territorio istriano. Costruita come una basilica in miniatura a tre navate, tramanda sulle pareti interne decorate il nome del maestro Giovanni da Castua che, in sintonia con lo splendore rinascimentale europeo, crea un ciclo di affreschi che sono la rappresentazione epica della teologia popolare rurale medievale e dell’esperienza umana. La stessa superficie degli affreschi costituisce un’eccezionale archivio di testimonianze incise, con oggetti appuntiti, da visitatori occasionali: “graffiti” vergati in caratteri latini o glagolitici che riferiscono di catastrofi naturali, richieste d’intercessione, carestie, prezzi del grano ed altro.

Parte integrante nello studio del glagolitico croato è stata la scoperta e la successiva decifrazione della tavola di Baška. Nel 1851, un giovane prete di Baška, Petar Dorčić, scoprì, nel pavimento di una chiesa pre-romanica dedicata a Santa Lucia, a Jurandvor, vicino a Baška, una grande tavola di pietra, incisa con caratteri glagolitici. Il testo della tavola attirò grande interesse da parte degli studiosi dell’epoca. Divenne una preziosa fonte di dati sullo sviluppo dell’alfabeto glagolitico croato, della lingua e della cultura croate. Dimostrò l’esistenza di uno stato croato fin da tempi antichi, con il riferimento al re Zvonimir e alla definizione dei confini settentrionali del suo regno sull’isola di Veglia.

Il testo inciso nella Tavola fu parzialmente decifrato nel 1865, e completamente dieci anni più tardi. Si riteneva che contenesse alcuni dati segreti, ma fu poi confermato che, in realtà, si trattava del certificato di donazione di certe terre da parte di re Zvonimir al convento benedettino di Santa Lucia. La tavola elenca i testimoni di tale donazione e riporta il periodo in cui la donazione ebbe luogo. Da quei dati si è stabilito che risale al 1100. Nel 1934, la Tavola fu trasferita presso l’Accademia delle Scienze e delle Arti di Zagabria, dove si trova tuttora. Nella chiesa di Santa Lucia è rimasta una copia. La chiesa e il complesso del convento, parzialmente restaurato, attraggono ancor oggi un gran numero di visitatori.

La tavola di Baška

Si ritrovano diverse lapidi scritte in glagolitico in quasi tutta l’Istria e in Dalmazia, per esempio a Hum (Colmo di Pinguente). L’affascinante villaggio fortificato permette anche ai meno interessati di vicende storiche di capire perfettamente l’evoluzione della struttura dei villaggi, a partire dal castelliere, passando per il castrum romano fino alla città fortificata del medioevo. Oltre a questo, Hum conserva, proprio nel portico d’ingresso, tre grandi lapidi in glagolitico.

Oltre a queste testimonianze in pietra, che raccontano di un passato in una forma che sembra lontana dalla vita vissuta (un po’ come le lapidi che si posano oggi e che appaiono distanti dalla vita di tutti i giorni), nella storia dell’Istria si ritrovano testimonianze di un passato nemmeno troppo lontano in cui questo alfabeto veniva comunemente utilizzato.

 

Štefanić, Glagoljski rukopisi otoka Krka, Djela JAZU, 51, Zagreb 1960; isti, Prvobitno slavensko pismo i najstarija glagoljska epigrafika, Slovo, 1969, 18–19; isti, Glagoljski rukopisi Jugoslavenske akademije, I–II, Zagreb 1969–70; B. Fučić, Najstariji hrvatski glagoljski natpisi, Slovo, 1971, 21; isti, Glagoljski natpisi, Djela JAZU, 57, Zagreb 1982; J. Bratulić, Leksikon hrvatske glagoljice, Zagreb 1995.

Giustina Selvelli (Università Ca’ Foscari Venezia, Italia); Sistemi di scrittura, confini e identità nazionali

Uno sguardo su alcune ideologie alfabetiche in ex-Jugoslavia

 

 Cronologia nell’utilizzo del glagolitico --->

 


Scritto da:

Andrea Acanfora