Nel 586 ci fu un armistizio di tre anni tra Re Autari e l’Esarca Smeragdo, ma durò poco.

 

 

Sotto il regno dell’Imperatore Maurizio (582-602) si tentò di porre un freno all’espansionismo dei Longobardi, riorganizzando istituzionalmente e militarmente l’Italia imperiale. Non si sa con precisione quando ciò avvenne esattamente, ma nel 584 in una lettera di Papa Pelagio II si ha una prima menzione di una nuova carica, quella di esarca.

All’epoca del regno di Maurizio, l’esarca governava su: Liguria, Isola Comacina in Lombardia (caduta in mano longobarda intorno al 588), parte della Toscana, l’Istria e le zone costiere della Venezia oltre a Oderzo, Padova e Monselice, parte dell’Emilia (i confini con il regno longobardo qui erano delimitati dall’Adige, il Tartaro e il ramo principale del Po fino alla confluenza con il Tartaro), la Pentapoli e ducato di Perugia (Marche e Umbria), Lazio (ducato romano), Napoli e coste della Campania fino a Salerno, Puglia e Calabria

 

Si pensa che nel 586 ci fu un armistizio di tre anni tra Re Autari e l’Esarca Smeragdo.

Smeragdo era un  esarca  dal temperamento forte e deciso; è ricordato, in particolare, per la sua crudeltà nei confronti degli aderenti alla  controversia dei Tre Capitoli, guidati da  Severo  patriarca di Aquileia; nel 586-587 Smaragdo arrestò Severo insieme a tre vescovi scismatici che vennero costretti con la violenza a rinnegare le proprie credenze ereticali.

 

 

Gli eccessi di Smaragdo continuarono tanto da indurre l’Imperatore Maurizio  a richiamarlo in patria nel  589. Secondo Paolo Diacono, fu sostituito con l'esarca Romano; tuttavia un'iscrizione rinvenuta negli ultimi decenni attesta che il 31 marzo 589 era esarca un certo Giuliano, e ciò ha permesso di stabilire che nell'intervallo di tempo tra il richiamo di Smaragdo e l'arrivo di Romano in Italia fu esarca Giuliano, che lo  fu comunque per pochi mesi.

 

Quando Smaragdo fu richiamato alla Corte, i Longobardi approfittarono e ripresero le ostilità contro i Greci.

Teofane, uno storico bizantino, racconta che i Longobardi ripresero le ostilità nel 587.  La prima azione contro i Bizantini fu di attaccare l’Istria. Le cronache friulane segnalano il passaggio di questo esercito.

Re Autari scelse l’Istria poiché fu una regione sempre fedele all’Impero. L’esercito longobardo, sotto la guida di Evino duca di Trento marciò contro la penisola istriana. L’Istria fu colta alla sprovvista e fu incendiata e depredata. Il popolo dovette arrendersi e trattare un anno di armistizio in cambio di notevoli ricchezze.

I Longobardi rientrarono in Italia portando al proprio re numerose ricchezze.

La seconda azione fu una spedizione contro l’Isola Comacina, nel Lago di Como. Dopo un assedio di sei mesi la costrinse alla resa.

 

 

Bernardino Zanetti, Del regno dei longobardi in Italia, 1753

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858

 

 

 

 

 

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