Un'eredità legislativa tra Roma e le popolazioni germaniche
(Ritratto di Teodorico Galerie Napoléon, Paris (1850))
Teodorico favorì la cooperazione tra Goti e Romani mantenendo le leggi locali con l'Editto di Teodorico.
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Teodorico volle improntare il suo regno su una cooperazione tra goti e romani. La convivenza venne perseguita mantenedo le leggi delle singole comunità secondo il sistema del duplice diritto che venne sancito dall’Editto di Teodorico, detto anche Lex Romana Ostrogothorum
In breve, cosa stabiliva l'Editto di Teodorico?
Immagina un'epoca di transizione, dove Goti e Romani si trovavano a convivere sullo stesso territorio. Come garantire la pacifica convivenza tra due popoli con culture e tradizioni diverse? La risposta, geniale e innovativa per l'epoca, fu l'Editto di Teodorico.
Teodorico, con una visione politica lungimirante, comprese che la chiave per un regno stabile e prospero risiedeva nella cooperazione tra Goti e Romani. Il suo regno, formalmente una concessione giuridica dell'imperatore d'Oriente, si fondò su un principio cardine: il rispetto delle leggi di ciascuna comunità.
Nacque così il sistema del "duplice diritto", sancito proprio dall'Editto di Teodorico, noto anche come Lex Romana Ostrogothorum. Questo editto, vero e proprio pilastro della convivenza pacifica, mirava a porre fine alle illegalità e alle violenze che purtroppo si verificavano tra le due popolazioni nelle province.
Ma cosa stabiliva concretamente questo editto, spesso chiamato anche Codice di Teodorico? Il suo nome completo è Edictum Theodorici Regis Italiae (Editto del Re Teodorico d'Italia), ma lo si può trovare citato anche come Edictum Theodoricianum o Lex Theodori. Promulgato tra il 506 e il 511, questo codice era una raccolta di leggi suddivisa in 154 libri e comprendeva una vasta gamma di argomenti, dal diritto civile e penale a quello amministrativo e religioso. Un vero e proprio compendio giuridico che regolava la vita quotidiana di Goti e Romani sotto il regno illuminato di Teodorico.
Teodorico il Grande: un sovrano tra due mondi
Teodorico, detto il Grande, è stato un sovrano ostrogoto che governò l'Italia dal 493 al 526. Nacque in Pannonia nel 454 e fu figlio di Teodemiro, re degli Ostrogoti.
Nel 474, Teodorico successe al padre come re degli Ostrogoti. Nel 488, fu invitato dall'imperatore romano Zenone a invadere l'Italia, per sconfiggere Odoacre, che aveva deposto il legittimo imperatore Romolo Augustolo.
Dopo la vittoria, Teodorico divenne il sovrano dell'Italia, ma mantenne il titolo di re degli Ostrogoti.
Il regno di Teodorico, che si estese per oltre trent'anni, fu un periodo di relativa stabilità e prosperità in Italia, un'epoca in cui due mondi, quello romano e quello barbarico, si intrecciarono in modo inestricabile.
Nato in Pannonia da una famiglia reale gota, Teodorico fu fin da giovane un abile condottiero. La sua ascesa al trono e la successiva conquista dell'Italia lo posero al centro di un delicato equilibrio tra potere politico e identità culturale. Da un lato, Teodorico era un re goto, orgoglioso delle sue origini e della sua tradizione. Dall'altro, si mostrò un profondo ammiratore della civiltà romana, delle sue istituzioni e del suo patrimonio culturale.
Il suo governo fu caratterizzato da una notevole tolleranza religiosa, nonostante la sua adesione all'arianesimo. Teodorico cercò infatti di favorire la coesistenza pacifica tra ariani e cattolici, consapevole che la divisione religiosa avrebbe potuto minacciare la stabilità del suo regno. Tuttavia, la sua fede ariana lo pose in contrasto con l'Impero romano d'Oriente, di religione cattolica, e generò tensioni interne che, nel lungo periodo, indebolirono il suo potere.
Teodorico il Grande fu un sovrano illuminato, che promosse le arti, le lettere e le scienze. Sotto il suo regno, Ravenna divenne un importante centro culturale, dove fiorirono le arti figurative e l'architettura. Il Mausoleo di Teodorico, un imponente monumento funerario, è ancora oggi una testimonianza della grandezza del suo regno.
La figura di Teodorico è stata spesso oggetto di interpretazioni contrastanti. Alcuni lo hanno presentato come un saggio sovrano, capace di conciliare le esigenze di due popoli diversi. Altri, invece, lo hanno dipinto come un tiranno crudele, responsabile della morte di illustri personaggi come Boezio e papa Giovanni I.
Teodorico morì a Ravenna nel 526. Fu sepolto nel Mausoleo di Teodorico, che è ancora oggi uno dei monumenti più importanti di Ravenna.
Nota. L'arianesimo era una dottrina cristiana che sosteneva che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, non era coeterno e consustanziale a Dio Padre. Secondo gli ariani, il Figlio era un essere creato da Dio Padre, e quindi inferiore a lui. Questa dottrina fu elaborata dal prete alessandrino Ario nel IV secolo. Ario era preoccupato per la natura del rapporto tra Dio Padre e Gesù Cristo. Egli riteneva che, se Gesù Cristo fosse stato coeterno e consustanziale a Dio Padre, ciò avrebbe implicato che ci fossero due divinità, il che avrebbe violato il monoteismo cristiano. L'arianesimo fu condannato dal Concilio di Nicea nel 325, che definì la dottrina ortodossa secondo cui il Figlio è coeterno e consustanziale a Dio Padre. Tuttavia, l'arianesimo continuò a essere diffuso, in particolare tra i popoli germanici.
In breve. Le Sfide di Teodorico nel Governare un'Italia Divisa tra Goti e Romani
Teodorico il Grande ha affrontato numerose sfide nel governare un'Italia divisa tra Goti e Romani. Ha dovuto bilanciare le tensioni tra le due comunità, mantenendo un equilibrio tra le élite gotiche e quelle romane, e rispettare e restaurare l'antico ordinamento romano. La competizione economica tra Romani e Goti, le rivolte interne e le relazioni complesse con l'Impero Bizantino hanno richiesto una notevole abilità politica e diplomatica. Teodorico ha cercato di integrare le tradizioni gotiche con quelle romane, promuovendo una convivenza pacifica e prospera. La sua capacità di mantenere l'ordine e la stabilità nel regno ha reso il suo governo un esempio di leadership efficace in un contesto multiculturale.
La politica di Teodorico
A dispetto della ferocia che l’aveva condotto al potere, Teodorico aveva comunque passato la sua giovinezza alla corte di Costantinopoli dove aveva potuto come mantenere i delicati equilibri tra l’impero romano e i popoli germanici.
A Costantinopoli Teodorico aveva ricevuto un’istruzione ed oltre a parlare la sua lingua natia conosceva il latino ed il greco.
Vista la sua istruzione, Teodorico volle improntare il suo regno, che sostanzialmente era una concessione giuridica accordata dall’imperatore d’Oriente, su una cooperazione tra goti e romani. Per ottenere questa cooperazione era necessario che ogni popolo conservasse la propria cultura, la propria religione e le proprie tradizioni. Di fatto coesistevano due società parallele dove Teodorico rappresentava entrambe. Una analoga separazione si ebbe anche nella gestione del regno. Ai Goti fu assegnato il potere politico-militare mentre ai Romani fu assegnato l’amministrazione, la burocrazia e la magistratura.
In generale si accordò che ai romani fosse impedito di indossare le armi ed ai goti di frequentare le scuole pubbliche latine.
La convivenza venne perseguita mantenendo le leggi delle singole comunità secondo il sistema del duplice diritto che venne sancito dall’Editto di Teodorico, detto anche Lex Romana Ostrogothorum.
Secondo questa legge la componente romana della popolazione avrebbe continuato a seguire le sue legge, mentre i Goti avrebbero seguito le proprie. In caso di contrasti giuridici tra goti e romani era prevista la designazione di un magistrato speciale, affiancato da un prudens romano, una sorta di esperto della materia.
L’editto, nella versione giunta ai giorni nostri, risale ad una trascrizione francese del 1579, di cui si ignora l’aderenza al testo originale: esso era composto da 154 capitoli in cui erano raccolte le leges, ossia la costituzione imperiale, e gli iura, vale a dire le massime giurisprudenziali.
Sul piano religioso, gli ostrogoti continuarono a professare la religione ariana che negava la natura divina di Cristo. Teodorico tentò di evitare che sorgessero attriti con i romani cattolici.
Per quanto riguarda la politica estera, Teodorico godeva di una certa autonomia nei confronti dell’imperatore d’Oriente. Negli anni pose l’Italia al centro di un sistema di alleanze in cui esercitava un ruolo di primo piano rispetto ai vari vandali, franchi, visigoti e burgundi.
Regno degli Ostrogoti nel 526 d.C. Clicca sull’immagine per ingrandire.
Riuscì ad estendere il suo regno alla Provenza e alla Pannonia dove consolidò il suo potere a spese dell’impero bizantino
In pratica Teodorico aveva l’intenzione di sfruttare l’esperienza romana ma allo stesso tempo consolidare la supremazia del Goti su tutta la parte occidentale dell’impero. In ogni caso riusci a garantire trent’anni di pace permettendo una rinascita del territorio.
Il suo disegno era quello di creare una grande Gotia che fosse in grado di contrastare l’impero d’Oriente.
Il progetto di Teodorico iniziò ad incrinarsi quando iniziarono gli attriti con le autorità ecclesiastiche e la classe dirigente romana.
Perché teodorico si ispirò alle leggi romane?
Teodorico si ispirò alle leggi romane per diverse ragioni.
Teodorico era un re barbaro che governava un territorio romano. Per legittimare il suo potere agli occhi della popolazione romana, era importante associarsi alla tradizione e all'autorità dell'Impero Romano. Le leggi romane rappresentavano un sistema giuridico consolidato e rispettato, e il loro utilizzo da parte di Teodorico dimostrava la sua volontà di continuare la tradizione imperiale.
Cassiodoro, un importante funzionario di Teodorico, era un grande studioso del diritto romano e della cultura classica. Egli influenzò notevolmente Teodorico nella sua scelta di ispirarsi alle leggi romane.
La prospettiva di Cassiodoro, infatti, non è più l'impero universale, bensì quella "nazionale" dell'Italia romano-ostrogota, autonoma nei confronti di Costantinopoli ed egemone rispetto agli altri regni occidentali.
In particolare, il fondamento dell'ideologia cassiodoriana ruota intorno al concetto di civilitas, che indica tanto il «rispetto delle leggi e dei princìpi della Romanità» quanto la «convivenza sociale, giuridica ed economica di Romani e stranieri fondata sulle leggi». Secondo Cassiodoro, il regno goto si sarebbe fatto custode della civilitas, garantendo così la giustizia e la pace sociale, in accordo con la legge divina e la migliore tradizione imperiale romana.
Gli Obiettivi dell'Editto di Teodorico
Durante il suo regno, Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, promulgò un importante documento giuridico noto come Editto di Teodorico, o Lex Romana Ostrogothorum. Questo editto, emanato tra il 493 e il 526, aveva diversi obiettivi fondamentali, tutti mirati a creare un sistema di governo stabile e armonioso in un regno caratterizzato dalla convivenza di diverse culture e tradizioni.
Teodorico cercava di stabilire un sistema giudiziario che permettesse a ciascuna parte di essere giudicata secondo le proprie leggi e consuetudini. Questo approccio pragmatico rifletteva il desiderio di Teodorico di garantire un trattamento equo per entrambe le comunità, prevenendo così tensioni e conflitti.
L'editto, pur ispirandosi alla tradizione giuridica romana, includeva anche norme derivate dalle consuetudini germaniche. Questa integrazione di differenti tradizioni giuridiche era volta a creare un ambiente in cui entrambe le comunità potessero coesistere armoniosamente, rispettando le rispettive identità culturali.
Teodorico desiderava legittimare il suo governo integrandosi nella cultura romana e preservando elementi della tradizione giuridica romana. Questa continuità era cruciale per conferire stabilità e legittimità al suo regno agli occhi della popolazione romana.
Il Friuli sotto Teodorico
Teodorico trovò una campagna povera e disabitata. Molte famiglie si spostarono in Friuli provenienti, soprattutto, da Ravenna.
Si narra che anche la famiglia di Varmo, proveniente da Ravenna, venne in Friuli in questo periodo. I signori di Varmo, quelli di sopra e quelli di sotto, hanno avuto la stessa origine coi signori di Pers e con i nobili di San Daniele. Le cronache antiche dei conti di Strassoldo narrano che i signori di Varmo vennero da Ravenna in questo periodo e che fossero discendenti di S. Eustachio martire.
Lo stesso Teodorico esortò le famiglie a ritornare alle proprie case abbandonate in quanto vide le città spopolate. Nell’Editto di Teodorico, tra le altre cose, regolamentò la convivenza tra barbari e romani ma anche obbligava i cittadini ad abitare le città per tutto l’anno, ad esclusione del periodo del raccolto. Per questa ragione vennero riedificate case e si ritornò a coltivare i campi abbandonati.
Il Friuli al tempo di Teodorico era ricco di boschi ed era eccellente come legname da costruzione. Teodorico ordino ai suoi curiali di Forun Julii (Cividale) venissero tagliati e spediti nella bassa Italia.
Ricostruì Roma che era mezza distrutta. Ravenna fu la sua Reggia. Ricostruì Padova che per 60 anni era rimasta praticamente deserta dopo esser stata distrutta da Attila. Per difendere l’Italia da eventuali incursioni barbariche fortificò Trento e sul Carso fece costruire la Rocca di Monfalcone per difendere il passo di Trieste.
Trieste fu restaurata e fecero ritorno molti cittadini che si erano rifugiati in passato nella Laguna.
In Friuli, per ordine di Teodorico, vennero istituite le poste, dette MANSIONI. A Mainizza, sul fiume Isonzo fu fatto costruire un locale per la posta in ricordo della sua vittoria su Odoacre. Il luogo era custodito e mantenuto da dei soprastanti, chiamati LUCRISTANI. Cassiodoro chiese, attraverso la Lettera XXIX del Lib.I, di porre particolare attenzione alle mute di cavalli.
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (490-583 d.C. circa) fu questore, console, maestro degli uffici, prefetto al pretorio di Teoderico e dei suoi successori sul trono del regno ostrogoto d'Italia.
Il suo governo sviluppò il commercio con l’arrivo di molti mercanti stranieri.
La gente si sentiva sicura e c’era molta abbondanza. Le città non chiudevano le porte delle mura e i cittadini erano liberi di entrare ed uscire sia di giorno che di notte.
- Giovanno F. Palladio degli Olivi. Historie della provincia del Friuli. Vol I. 1660
- Giuseppe Staffa. L’incredibile storia del Medioevo. 2017
- Giuseppe Mainati. Croniche ossia memorie storiche di Trieste. 1819
- Liruti, Notizie delle codel del Friuli, volume II
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