La peste del 1006 che decimò la popolazione europea

La politica veneziana di Pietro II Orseolo e la guerra contro i Saraceni. La peste del 1006 che decimò la popolazione europea. Ottone Orseolo diventa doge di Venezia

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Argomenti trattati

Venezia contro i Saraceni e l’arrivo della peste

   La linea del tempo

   La politica di Pietro Orseolo II

   Pietro Orseolo II soccorre Bari

   La peste si diffonde in Europa

   Ottone Orseolo, il nuovo doge



La linea del tempo

L’epoca di Enrico II il Santo. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia, (viola) dogi di Venezia, (verde) patriarchi di Grado. Clicca sull’immagine per ingrandire

La politica di Pietro Orseolo II

Pietro Orseolo II, una figura importante per Venezia in quanto fu in grado di estendere il suo dominio e far crescere il potere della Serenissima.

Le prime azioni del doge furono rivolte ai governi stranieri. Nei primi mesi di governo riuscì a conseguire il favore delle maggiori potenze straniere, assicurando al Ducato stabilità politica e prosperità economica.

L’obiettivo del nuovo doge Pietro Orseolo II era volto a rafforzare Venezia con trattati politici e commerciali sia con l’Oriente che con l’Occidente.

Rafforzò i rapporti con l’impero d’Oriente mettendo a disposizione di quest’ultimi la marina veneziana.

In Italia, approfittano della minore età di Ottone III, i governatori e i vescovi iniziarono ad agire in modo indipendente. Per garantirsi la continuazione dei traffici, Orseolo approfitto della situazione facendo accordi con le singole parti.

Successivamente Orseolo riuscì anche a confermare i privilegi di Venezia presso Ottone III con il diploma del 992. Il diploma esentava i sudditi della Repubblica, dimoranti nell’impero, dall’essere soggetti alla giurisdizione dei tribunali imperiali.

Orseolo domandò ed ottenne da Ottone la possibilità di incrementare i suoi commerci sulla terraferma aprendo dei mercati sul Sile, sul Piave e a S, Michele del Quarto (luoghi vicino ad Altino) sulla strada Claudia Augusta Altinate (la strada che univa la via Annia alla Stradalta partendo da Altino) per poi raggiungere la Germania.

Il lavoro politico di Orseolo fu tale che il commercio veneziano divenne fondamentale per la vita delle zone limitrofe a tal punto che i poteri dell’entroterra furono costretti ad offrire delle condizioni vantaggiose per poterselo garantire.

Enrico II rinnovò i privilegi a Venezia.

Riassumendo, Pietro Orseolo II seppe parlare sia con l’impero d’oriente che con quell0 d’occidente, sebbene tra loro fossero nemici.

 

Pietro Orseolo II soccorre Bari

Nei mari dell’Adriatico imperversavano i Saraceni che avevano messo sotto assedio Bari nel 1002

Nel X secolo, i Saraceni erano una potenza marittima in rapida ascesa. Avevano conquistato gran parte del Nord Africa e della Sicilia, e stavano iniziando a espandersi verso l'Europa continentale.

Nel 1002, una flotta saracena cinse d'assedio la città di Bari, importante città bizantina. La sua caduta avrebbe rappresentato un importante successo per i Saraceni.

L'assedio durò sei mesi. I baresi resistettero valorosamente, ma la situazione stava diventando sempre più disperata. A quel punto, il doge di Venezia, Pietro Orseolo II, decise di intervenire in soccorso di Bari. Raccolse una flotta di cento navi e salpò verso la Puglia.

Il 18 ottobre 1002, la flotta veneziana arrivò a Bari. I veneziani sfondarono il blocco navale saraceno e si unirono ai baresi in un contrattacco. I Saraceni, presi tra due fuochi, furono costretti a ritirarsi.

La liberazione di Bari fu un evento importante per la storia dell'Italia meridionale. Fu un successo per la Chiesa bizantina, che aveva perso il controllo della città, e per la Repubblica di Venezia, che aveva dimostrato la sua forza come potenza marittima.

Tale fu la riconoscenza degli imperatori Basilio e Costantino che invitarono Giovanni, figlio primogenito di Pietro Orseolo II, e Ottone a corte.

Pietro Orseolo ebbe numerosi figli, che occuparono le maggiori cariche del Ducato: Giovanni, che fu correggente sino alla sua prematura scomparsa, Ottone, che sostituì il precedente e divenne doge alla morte del padre, Orso e Vitale, entrambi ecclesiastici, Enrico, di cui non si sa nulla se non che fu tenuto a battesimo dall'imperatore Enrico II; delle femmine si ricordano Hicela o Icella, moglie di re Stefano I di Croazia, Felicita, badessa del monastero di San Giovanni Evangelista di Torcello e altre due non note, che pure presero i voti.

Per riconoscenza, a Giovanni fu data in sposa Maria, figlia del patrizio Argiro e di una sorella di Basilio e nominato Patrizio. Giovanni, Maria e Ottone fecero ritorno a Venezia.

La peste si diffonde in Europa

Nel 1006,  a causa dei frequenti contatti con l’Oriente, arrivò il flagello della peste.

La peste colpì l'Europa, l'Asia e il Nord Africa e fu causata da un ceppo di Yersinia pestis, il batterio del la peste bubbonica. Le città italiane furono particolarmente colpite: a Roma, la peste uccise circa un terzo della popolazione; a Venezia circa i due terzi della popolazione morì. Il propagarsi della malattia fu molto veloce e vide il picco nel 1007.

Le cronache veneziane raccontano la gravità della situazione e dell’impotenza dei medici ad affrontare la malattia. Con l’arrivo della peste tutte le attività cessarono. Ci furono molti morti e lo stesso doge vide la morte di suo figlio Giovanni, della nuora Maria e del nipotino Basilio.

Alla fine della pestilenza, seguì una grave carestia con il popolo che moriva per le strade.

La carestia era presente in tutta Europa. I prezzi del cibo salirono alle stelle e la gente cominciò a morire di fame. Le fonti storiche dell'epoca parlano di persone che si riducevano a mangiare erba, animali morti e persino cadaveri.

La carestia ebbe un impatto devastante sulla popolazione. Si stima che abbia causato la morte di milioni di persone, in particolare tra i più poveri e contribuì anche a destabilizzare la società europea favorendo l'ascesa dei movimenti religiosi.

Gli studi storici hanno cercato di stimare l'impatto della carestia sulla popolazione europea. Secondo la loro opinione, la carestia potrebbe aver causato la morte di 5 milioni di persone in Europa, in particolare tra i più poveri.

Ottone Orseolo, il nuovo doge

L'improvvisa morte di Giovanni, nel 1007, Ottone Orseolo venne nominato correggente. Due anni dopo, nel 1009, moriva anche Pietro II e Ottone fu proclamato doge.

Ottone Orseolo cercò di seguire le orme del padre. Alcune sue scelte furono contestate a Venezia, come il matrimonio con una principessa ungherese e aver nominato patriarca di Grado Orso Orseolo, suo fratello.

In politica estera seppe mantenere la pace e far rispettare i privilegi dei suoi sudditi. Nel 1016 costrinse il vescovo di Adria a restituire alcuni territori nei dintorni di Loreo, quindi si concentrò sulla Dalmazia per confermarvi l'autorità veneziana ancora piuttosto debole.

Nel 1018 organizzò una spedizione simile a quella che aveva intrapreso suo padre.

I croati chiesero aiuto a Venezia per contrastare i dalmati. La vittoria fu veneziana. Ottone, al comando di una flotta, durante il ritorno visitò  le città e le isole della costa adriatica affinché vescovi, clero e popoli rinnovassero il loro giuramento di fedeltà nei confronti di Venezia.

Se Pietro II era riuscito a creare degli ottimi rapporti anche con il Sacro Romano Impero, con Ottone si verificò un aumento della tensione, dovuta soprattutto al comportamento di Enrico II nel corso della secolare lite fra i patriarcati di Aquileia e Grado.

Il sovrano infatti, per assicurarsi il controllo dei valichi alpini, stava favorendo il patriarca aquileiense Poppone; forte dell'appoggio imperiale, quest'ultimo decise di rispolverare le antiche rivendicazioni della sua sede e si appellò a papa Benedetto VIII perché dichiarasse Grado dipendente dalla Chiesa friulana. Questa situazione rischiava non solo di compromettere i rapporti tra Venezia e l'impero, ma anche lo stesso doge visto che, proprio in quel momento, sedeva sulla cattedra gradense suo fratello Orso.

 

The Great European Famine of 1007 di R. I. Moore (1972)

Romanin, Storia documentata di Venezia, volume 1, 1925



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