Poppone è stato un patriarca cattolico tedesco dal 1019 al 1042

Poppone, citato anche come Poppo o Popone  è stato un patriarca cattolico tedesco dal 1019 al 1042. Ricordato come uno dei più importanti patriarchi di Aquileia.

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Argomenti trattati

Gli ultimi anni di vita del patriarca Poppone e le sue opere

   La linea del tempo

   Introduzione

   La moneta di Poppone

   Inaugurata la rinnovata cattedrale d’Aquileia

   Cresce la potenza di Poppone

   Poppone e Enrico III il Nero

   Poppone attacca nuovamente Grado



La linea del tempo

L’epoca di Enrico II il Santo. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia, (viola) dogi di Venezia, (verde) patriarchi di Grado. Clicca sull’immagine per ingrandire

Introduzione

Poppone, citato anche come Poppo o Popone, è stato un patriarca cattolico tedesco, ricordato come uno dei più importanti patriarchi di Aquileia.

Nato tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo, Poppone era di origine bavarese e fu nominato patriarca di Aquileia verso la fine del 1019, in giovanissima età, favorito dall'imperatore Enrico II.

Durante il suo lungo governo, Poppone si adoperò con straordinaria energia per il pieno riconoscimento dei diritti della sua sede su quella antagonista di Grado e per il rilancio di Aquileia, da troppo tempo trascurata.

In questo senso, le sue principali opere furono la ricostruzione della basilica di Aquileia, consacrata nel 1031, e la fondazione di numerosi monasteri e chiese.

Poppone fu anche un importante protagonista della vita politica dell'Italia dell'epoca. Partecipò alla spedizione di Enrico II in Italia meridionale nel 1022 e fu un alleato del papato nella lotta contro l'antipapa Gregorio VI.

La moneta di Poppone

Poppone fu il primo patriarca in Italia con la facoltà di coniare una propria moneta

Nel 1028 ottenne da Corrado il diritto di coniare monete di puro argento in danari del peso della moneta veronese.

Descrizione delle monete di Poppone. La testa coronata è di Corrado II, il tempietto carolingio è presente anche in altre monete coniate dal Salico.

Poppone fu il primo patriarca in Italia con la facoltà di coniare una propria moneta. Il diploma con cui Corrado il Salico concede questo diritto al Patriarca Popone non esiste nell' originale, bensì si conosce soltanto per mezzo di una copia del 1195, fatta dal notaio Pietro di Meldis. Alcuni studiosi hanno sostenuto che tale diploma fosse falso ma, successivamente, è stata rinvenuta una moneta  in Polonia.

Inaugurata la rinnovata cattedrale d’Aquileia

Seguendo la corrente dei tempi, Poppone concepì l'idea di costruire un tempio monumentale nella sede del suo patriarcato, metropoli di ben diciassette vescovadi suffraganei, ove giaceva una grande quantità di materiale dell'antica città distrutta da Attila. Ci vollero dieci anni di assiduo lavoro prima di condurre a termine al Basilica che fu consacrata il 13 luglio 1031.

La precedente struttura aveva subito ingenti danni nel 988 a causa di un terremoto. Il patriarca Poppone fece un radicale restauro del complesso in forme romaniche, ricche di influenze carolinge-ottoniane.

Basilica patriarcale di Aquileia Santa Maria Assunta. L'ampio programma edilizio di Poppone, segno del nuovo benessere economico cittadino, culmina con la costruzione del grande Palazzo patriarcale (oggi distrutto) e soprattutto di un imponente campanile alto oltre 70 metri (realizzato in opera quadrata, con i massicci blocchi marmorei dell'antico anfiteatro) ispirato, si dice, al celebre faro di Alessandria.

Il 13 luglio 1031 avvenne la solenne consacrazione della rinnovata cattedrale d’Aquileia in onore della Vergine e dei santi martiri Ermagora e Fortunato, compiuta da Poppo. Erano presenti Giovanni e Dodo vescovi cardinali della chiesa romana ed i vescovi suffraganei Adalgerio di Trieste, Giovanni di Pola, Vodolrico di Pedena, Azo di Cittanova, Ruodberto di Concordia, Rotario di Treviso, Aistolfo di Padova, Vodalrico di Bressanone, Ermanno di Belluno, Regiso di Feltre, Vodalrico di Trento ed Elmengero di Ceneda, come ricorda l’iscrizione dell’ abside.

Con le sostanziose rendite annue di oltre 150.000 zecchini, Poppone fece riedificare anche il palazzo patriarcale a sud – est della Basilica, della cui magnificenza ci rimangono solo le descrizioni dei cronisti medievali.

Egli costruì inoltre splendidi edifici, rialzò le mura della città, riformò le piazze e le vie, ravvivò l'industria ed il commercio e restituì ad Aquileia una piccola parte del suo splendore.

Si attribuisce a Poppo anche la fondazione del monastero delle monache di S. Maria fuori del recinto medievale d’Aquileia.

Aquileia costruì la nuova città dove sorgeva l’antica colonia romana, estendendola fino all’antica necropoli di san Felice fino a raggiungere l’antica fossa romana del Natisone dove c’era la comunicazione diretta con il mare.

Gli approdi erano molto frequentati e non mancarono attriti con la vicina Venezia che erano padroni della laguna.

Protetto dall' imperatore egli ampliò la sua sovranità nel ducato del Friuli e nel marchesato d' Istria; ottenne pure una selva che si estendeva dall' Isonzo all'abbazia di Sesto lungo il fiume Meduna fino al mare col diritto di caccia e di pesca.

Cresce la potenza di Poppone

Il 2 febbraio 1033 Corrado II fu coronato re di Borgogna, ma dovette lottare per vincere l’opposizione di Oddo di Sciampagna, uno dei più potenti feudatari della Francia settentrionale. Al placito che si tenne a Ratisbona nella Pasqua del 1034 per questa impresa, era presente Poppone con presente l’arcivescovo di Ravenna ed il vescovo di Brescia. La presenza di Poppone si dimostrò fondamentale   per ingrandire la sua potenza feudale nel Friuli ed eliminare possibili contestazioni.

Quale premio della partecipazione alla campagna di guerra intrapresa da Corrado nel 1033 contro Oddone di Schampagne, Poppone  ottenne la donazione della striscia di territorio fra i fiumi Piave e Livenza. Per intervento dell’ imperatrice Gisela, del figlio Enrico e del nipote Bernardo cancelliere, fu donata « la terra che una volta possedevano i Veneti fra il Piave e la Livenza » con piena indipendenza da ogni altra autorità, ed una pena di mille libre d’oro contro chi osasse turbare il patriarca nel possesso (Diplom. German. IV, p. 277, n. 205)

Il 28 maggio 1037 Corrado II pubblicò la famosa legge per la quale i valvassori acquistavano il diritto di trasmettere in eredità i loro feudi, di essere giudicati alla presenza dei loro pari e di ricorrere in appello al sovrano, o ai vassalli maggiori, od ai messi regii. Nessuna traccia però ci è rimasta quanto a rivendicazioni di diritti da parte dei valvassori nell’Aquileiese.

Poppone e Enrico III il Nero

Corrado II ritornò in Germania nell’agosto 1038 e morì in Utrecht il 4 giugno 1039; gli successe subito suo figlio Enrico III il Nero.

Poppone si recò subito alla Corte del nuovo sovrano e nel 1040 a Ratisbona ebbe la conferma di tutti i diritti della sua chiesa.

Poppone attacca nuovamente Grado

Le cronache veneziane riportano che sotto il doge Domenico Contarini (nominato nel 1043), continuarono gli attriti con il patriarca Poppone. In particolare il patriarca tolse una zona navigabile a Venezia per incentivare il commercio e la navigazione di Aquileia e rioccupò Grado nel 1044 saccheggiandola e incendiandola.

Papa Benedetto IX, confermando il possesso di quel patriarcato ad Orso Orseolo, intimò a Poppone sotto pena di scomunica di restituire il mal tolto. Poppone morì poco dopo (forse nel 1045) impenitente ed il doge Contarini, allestita una flotta, si diresse a Grado e la riconquistò. Grado non risorse più e i suoi patriarchi si trasferirono a Rialto in un palazzo vicino alla chiesa di S. Giovanni Elemosinano.

In una bolla dell’aprile 1044 papa Benedetto IX narra che Poppo, poco prima della sua morte, « un’altra volta entrò di nascosto nella città di Grado e vi commise un esecrando delitto, cioè incendiò tutta la città colle chiese, ruppe gli altari, rapì i tesori e ciò che rimase dall’ incendio portò seco a modo dei pagani » ; il patriarca di Grado ne mosse lamento alla Sede Apostolica, ed anche Poppo vi inviò i suoi messi; ma prima che venisse la risposta « per divino giudizio, senza confessione e viatico passò di questa vita ». Poppo morì di morte improvvisa il 28 settembre 1042 e fu sepolto nel mezzo della navata centrale della basilica d’Aquileia.

Poppone fu un personaggio di particolare importanza nello sviluppo della vita ecclesiastica e feudale nel Friuli. Anche se non è stato il fondatore del principato ecclesiastico aquileiese, fu importante in quanto creò l’ambiente adatto per la nascita della Patria del Friuli .

 

 

Pio Paschini, Storia del Friuli, vol. 1, 1935

S.Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853

 

 



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