La variabilità climatica futura: temperature, piogge, eventi estremi, criosfera

 

 

Al fine di fare una previsione delle possibili temperature medie future sono stati elaborati dei dati utilizzando tre tipi di modelli. L’andamento dell’anomalia delle temperature invernali ed estive fino al 2100 sono state calcolate rispetto al trentennio di riferimento 1976-2005. In regione si potrà assistere in inverno ad un aumento medio di circa 1.3-5.3°C, mentre in estate si potrebbe osservare un incremento anche fino a quasi 6°C nel 2100, con un aumento di circa 2.5°C nel 2050.

Un segnale di conferma in tal senso si riscontra dai dati rilevati da OSMER nell’ultimo decennio rispetto ai dati storici di riferimento che già danno per acquisito un aumento delle temperature durante la stagione invernale tra 0.5°C e 1°C in pianura e, in modo ancora più evidente, un aumento delle temperature estive fra 1°C e 2°C.

Si prevede che l'anomalia di riscaldamento sarà abbastanza omogenea all'interno della regione. Per il periodo invernale invece, il riscaldamento sarà maggiore nelle zone settentrionali, alpine e pre-alpine.

Si prevede un aumento delle precipitazioni invernali, soprattutto a partire dalla metà del secolo. Allo stesso tempo si prevede una diminuzione delle precipitazioni estive.

 

 

 

Un indice rappresentativo di eventi estremi termici è quello delle ondate di calore, definite come periodi di giorni consecutivi in cui l’anomalia termica giornaliera è al di sopra di una data soglia. Le soglie che vengono tipicamente usate per caratterizzare le ondate di calore sono sequenze di 5 giorni consecutivi in cui la temperatura è maggiore di 5 °C rispetto alla media di riferimento per quel giorno dell'anno.

Attualmente il numero medio di giorni di ondate di calore per stagione è inferiore a 5 e quindi, in media, c'è meno di un’ondata di calore per stagione. Si prevede che le giornata aumenteranno da 5 a 10, quindi le ondate di calore estive saranno in media 1 o 2 all’anno. Per il trentennio 2071-2100, si arriverà in pianura ad avere anche 40 giorni in cui le temperature estive saranno di almeno 5°C superiori alla media di riferimento in un anno ossia si potranno avere anche 8 eventi di ondate di calore, più di un mese, ogni estate. Ciò può significare che in futuro la maggior parte dell’estate sarà interessata da ondate di calore (come nell’estate del 2003), provocando importanti conseguenze sulla salute umana, sui raccolti e l’allevamento, sui ghiacciai e sugli ecosistemi più vulnerabili.

Un ulteriore indicatore di stress termico è il numero di giorni in cui la cui temperatura massima eccede i 30 °C ed il numero di notti in cui la temperatura minima eccede 20 °C. La località di Trieste, rappresentativa delle aree costiere, è quella con il maggior numero di notti calde, circa 40 nel periodo 1976-1985, ed il minor numero di giorni caldi, dai 10 ai 20 nello stesso periodo. Il numero di notti calde a Trieste aumenterà linearmente a causa del riscaldamento globale fino a valori che saranno attorno a 70 nel 2035. Il numero di giorni caldi a Trieste mostra un incremento minore.

L'andamento sia delle notti che dei giorni caldi nelle tre località di pianura (Udine, Pordenone e Gorizia) è abbastanza simile. Rispetto a Trieste, si osserveranno un maggior numero, e maggior aumento, di giorni caldi, ed un minore numero (e aumento) di notti calde.

Il riscaldamento globale dovrebbe portare non solo ad un aumento di eventi termici di caldo estremo, ma anche ad una riduzione degli eventi freddi.

Anche qui troviamo una differenza sensibile fra la località costiera di Trieste, le località interne di pianura (Udine, Pordenone e Gorizia) e la località montana di Tolmezzo. A Trieste i modelli prevedono una diminuzione dei giorni di gelo fino alla quasi scomparsa per la fine del 21mo secolo. Il numero di giorni di gelo è più alto nelle tre località interne ma anche in questo caso ci sarà una drastica diminuzione delle giornate.

 

 

 

Si pensa che ci sarà la totale scomparsa di qualsiasi forma di criosfera permanente sul territorio del FVG, ivi compresi il ghiaccio sotterraneo (ice caves) e le possibili sacche di permafrost sporadico ancora presenti.

Le condizioni del mare del FVG sono solo parzialmente influenzate dalle condizioni atmosferiche locali, mentre una significativa parte della loro variabilità risente, a seconda delle scale temporali, della circolazione dell’Adriatico, del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico.

In conseguenza del riscaldamento dell’atmosfera, le proiezioni globali in tutti gli scenari indicano un riscaldamento superficiale dell’oceano nel XXI secolo tra 1 e 3°C, con massimi alle alte latitudini; il riscaldamento nei primi 1000 m è stimato tra 0.5 e 1.5°C. La salinità superficiale è prevista in aumento alle latitudini tropicali e subtropicali e una diminuzione alle alte latitudini. Sulla scala mediterranea, tutti i modelli predicono per il XXI secolo un riscaldamento del mare e un aumento della salinità. Quest’ultimo fenomeno è il risultato dell’aumento del flusso netto d’acqua dal mare all’atmosfera, a causa di minore precipitazione e ridotto apporto fluviale in mare e dell’aumento dell’evaporazione, il tutto non compensato da significative variazioni del flusso attraverso lo Stretto di Gibilterra.

Il segnale del cambiamento è maggiore nell’Adriatico settentrionale, che subirà un maggiore riscaldamento a causa della bassa profondità e la salinità aumenterà maggiormente a causa del minor apporto fluviale. Si stima che per la fine del XXI secolo ci sarà un aumento della temperatura superficiale dell’Adriatico di 3.5°C.

Per quanto riguarda il pH, tutte le proiezioni indicano una sua diminuzione, ossia un aumento dell’acidità dell’acqua marina, in linea con il fenomeno globalmente noto come “acidificazione oceanica”. Anche questo processo, come il riscaldamento marino, è riconducibile all’incremento su scala globale della concentrazione dell’anidride carbonica (CO2) atmosferica, che causa una maggiore dissoluzione di questo gas in acqua, con conseguente formazione di acido carbonico e riduzione del pH. La diminuzione prevista per il Friuli Venezia Giulia è pari a 0.2–0.3 unità di pH in 100 anni.

Complessivamente, i modelli prevedono un aumento del livello medio del Mediterraneo.

 

 

 

In conclusione il FVG potrebbe:

-        subire un aumento di temperatura per la fine del XXI secolo fino a 5°C in inverno e fino a 6°C in estate, con un forte aumento di stress termico associato ad ondate di calore e numero di giorni e notti calde.

-        La precipitazione dovrebbe generalmente aumentare in inverno, con un corrispondente aumento di eventi piovosi molto intensi, e diminuire anche fortemente in estate, quindi con un inaridimento estivo della regione.

-        Come conseguenza del riscaldamento atmosferico la temperatura del mare del FVG è destinata ad aumentare fino a 3°C a fine secolo.

-        La maggiore evaporazione per riscaldamento e il minore apporto di acqua dalle precipitazioni e dai fiumi comporta un aumento di salinità di circa 1.

-        Il pH del mare è previsto in diminuzione fino a 0.3, corrispondente a un aumento dell’acidità, con significative conseguenze sull’ecosistema.

-        Il livello marino medio a fine secolo dovrebbe essere oltre mezzo metro più alto.

-        Non si dovrebbero verificare significativi cambiamenti della frequenza e intensità degli eventi estremi (acque alte), ma il loro impatto sulle aree costiere sarà amplificato dall’aumentato livello medio.

-        La criosfera del FVG, già estremamente ridotta nel corso dell’ultimo secolo (-82% in superficie, -96% in volume) è verosimilmente destinata a contrarsi ulteriormente e rapidamente in tutti gli scenari.

I cambiamenti del clima del FVG avranno forti ripercussioni su molti settori socioeconomici regionali, come le risorse idriche, l'agricoltura, i servizi ecosistemici, la salute, il turismo e così via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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