Nella totale assenza di una cultura ecologica, nella storia l’intervento antropico sulla natura valutato solo sotto l’aspetto della convenienza economica.

Il rapporto uomo-ambiente nella biosfera Terra

Nella totale assenza di una cultura ecologica, nella storia l’intervento antropico sulla natura valutato solo sotto l’aspetto della convenienza economica. Le prime società storiche che hanno sviluppato l’agricoltura e l’allevamento del bestiame hanno prodotto delle trasformazioni. Da quel momento ha inizio il fenomeno di reciproco “asservimento”. Con la rivoluzione industriale si inizia a turbare gli ecosistemi.

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Argomenti trattati

Il rapporto uomo-ambiente nella biosfera Terra

   Introduzione

   Relazione tra la comunità umana arcaica e la biosfera

   Relazione tra la società umana storica e la biosfera

   Relazione tra la società moderna e la biosfera

   Un caso interessante di tutela ambientale



Introduzione

Per “ambiente” non si intende semplicemente quello geofisico,  ma  l’insieme  dell’ambiente  fisico  e  di  tutti  gli  esseri  viventi  che  lo popolano con tutte le interazioni (biocenosi).

In ecologia, la biocenosi è l'insieme delle popolazioni di organismi viventi che abitano un determinato ambiente, o abiotico. La biocenosi è quindi l'unità biotica fondamentale dell'ecosistema, che comprende anche l'ambiente fisico, o abiotico.

Le biocenosi sono caratterizzate da una grande varietà di organismi, che interagiscono tra loro in modi complessi. Queste interazioni possono essere di tipo alimentare, predatorio, simbiotico, parassitario, ecc.

Sono proprio le interazioni fra viventi, che, combinandosi con dei vincoli danno all’ambiente l’organizzazione sistematica e lo rendono ecosistema (abiotico + biocenosi = ecosistema).

Il  termine  ecosistema  può  essere  applicato  a sistemi molto variabile: un tronco d’albero morto è un microecosistema; una foresta, un mesoecosistema; l’oceano, un macroecosistema.

La nostra biosfera è un macroecosistema: è l’ecosistema degli ecosistemi. La  comunità  umana  vive  nella  biosfera  ne fa  parte  integrante  di  questo  massimo  ecosistema.

Relazione tra la comunità umana arcaica e la biosfera

Gli uomini primitivi facevano una vita di continuo spostamento (nomadismo), vivevano di caccia e dei frutti della natura.

La mobilità era funzione delle esigenze alimentari per la sopravvivenza e per la conservazione e lo sviluppo della specie.

Queste “società arcaiche” di uomini cacciatori e raccoglitori, poco popolose, disperse e mobili, erano parte integrante degli ecosistemi come le altre specie di animali.

Quando, successivamente, gli uomini sono diventati agricoltori ed allevatori hanno incominciato a modificare l’ecosistema e talvolta, col fuoco, anche a degradarlo.

Gli uomini iniziarono ad organizzarsi dentro un sistema, modificandolo ma questo turbamento non era permanente per l’ecosistema interessato.

L’ecosistema continuava a funzionare armoniosamente in quanto le interazioni non alteravano il ciclo dell’anidride carbonica (CO2) e dell’acqua e degli elementi indispensabili alla vita.

Relazione tra la società umana storica e la biosfera

Con il passare dei secoli, cresce il livello culturale e sociale della civiltà umana. Le società pastorali, agricole, urbane si raggruppano in popolazioni più numerose che vanno da migliaia a milioni di individui ed hanno organizzazioni meglio strutturate e sempre più complesse.

Le prime società storiche che avevano sviluppato l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, avevano in effetti prodotto delle trasformazioni non solo nel loro modo di vivere e di organizzare, ma anche nel mondo naturale in cui vivevano.

La scelta delle specie vegetali da coltivare e delle specie animali da allevare avevano comportato aspetti di selezione. La simbiosi fra l’uomo e le specie scelte consisteva, e consiste, nel fatto che quest’ultime ricevevano protezione, cura e nutrimento, a loro volta esse fornivano all’uomo le risorse necessarie per la sua vita e per il suo sviluppo non solo economico.

Ha inizio così un fenomeno di reciproco “asservimento” della Natura da parte dell’uomo e dell’uomo da parte della Natura.

Quando l’uomo interviene nei processi di riproduzione e di sviluppo dei vegetali, attraverso la selezione delle sementi, gli incroci, ecc. aumenta la produttività dell’agricoltura ma attua un processo di asservimento della Natura.

Lo stesso succede allevando gli animali oppure modifica il territorio costruendo strade, canali, ecc.

In ogni caso gli interventi antropici che si sono verificati fino all’epoca della rivoluzione industriale sono stati tali da non turbare gli ecosistemi. In altre parole, l’uomo ha utilizzato le risorse della Natura, ma non ha compromesso le funzioni organizzative, rigenerative di essa. L’uomo ha vissuto in modo sostenibile.

Relazione tra la società moderna e la biosfera

Nella seconda metà dell’800 ha inizio la rivoluzione industriale.

Con lo sviluppo della tecnologia cambia il rapporto uomo/natura, la natura è a completo servizio dell’uomo.

L’estensione e l’intensificazione dell’agricoltura e dell’allevamento, rese possibili dallo sviluppo della tecnologia, cominciano a far scomparire molte specie selvatiche per privilegiare varietà di specie domestiche a maggior rendimento.

Molti spazi a foresta spontanea vengono conquistati dall’agricoltura che si estende in forma intensiva anche sugli antichi latifondi e sulle terre incolte o paludose, con operazioni di bonifica di queste ultime che hanno comportato la quasi totale sparizione delle aree umide, con pesanti influenze negative, per esempio, sull’avifauna migratoria.

Nella totale assenza di una cultura ecologica, l’intervento antropico è considerato isolatamente solo sotto l’aspetto della convenienza economica, senza la consapevolezza delle possibili perturbazioni eco-organizzative che potrà provocare. Cominciano i massicci disboscamenti per ricavare suoli fertili per l’agricoltura, ma non ci si accorge di innescare un meccanismo di dissesto idrogeologico che oggi appare drammaticamente evidente.

Un caso interessante di tutela ambientale

In un libro del 1859, “Gemona e il suo Distretto”, si mette in evidenza come l’operato dell’uomo provochi dissesto idrogeologico. Già all’inizio della rivoluzione industriale, le autorità del distretto si erano rese conto di quanto fosse importante un’agricoltura integrata con il territorio. Infatti si denunciano i frequenti allagamenti con gravi danni alle case ed ai campi a causa di uno sfruttamento del territorio non adeguato.

E’ provato d’altronde che di molto non si è aumentata ma forse diminuita la massa delle pioggie; conviene quindi ricorrere ad un fatto che valga a darci spiegazione dei frequentissimi danni che vengono in oggi prodotti dalle acque, e non può farsi a meno di riconoscere come la distruzione delle selve e dei boschi sui monti ne sia la cagione principale. Infatti allorchè i monti sono coperti di boschi le pioggie stillano dai rami e dalle foglie sul terreno e lentamente scolano nella valle: atterrato il bosco esse precipitano tutto ad un tratto cadendo con violenza ed a slascio nei valloni, e trascinano i sassi e le roccie facendo innalzare il letto dei fiumi e dei torrenti che quindi le campagne. Né alla sapienza dei veneti reggitori era sfuggita la necessità di provvedere chè fossero conservati i boschi sui monti e lungo le sponde dei fiumi, e molte leggi utilissime furono emanate intorno a questo argomento. Nell’anno 1559 venne ordinato che si piantassero dei pioppi dietro le roste del Tagliamento ed era dato un premio a chi ne piantasse di più. “

Nonostante le disposizioni veneziane, nel corso dei secoli si ebbe un disboscamento dei monti  aumentando il rischio sulle povere popolazioni della zona.

“Compreso dall’importanza di provvedere a tanto pericolo, il comune di Gemona fino dall’anno 1850 utilizzò il monte Gemina concedendolo in affitto con l’obbligo di tenerlo a bosco di roveri e carpini, alberi adatti alla qualità del terreno…..”

Gli autori non sono in grado di stabilire sugli effetti di questa politica a lungo termine.

A distanza di anni si può sicuramente affermare che non si sono più verificati importanti smottamenti del territorio.

La difesa del territorio era presente quando l’economia era basata sull’agricoltura ma, con l’industrializzazione, le politiche sono cambiate dimenticandosi della sostenibilità delle attività umane.

 

Relazione fra gli sviluppi antropo-sociali, gli ecosistemi e la biosfera” di Donato Monaco, SILVAE 1,1, pg 121

Nicolò Barozzi, Gemona e il suo distretto: notizie storiche, statistiche e industriali, 1859

 



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