Il Castrum Artenia sulla cima del Colle di S. Martino
Castrum Artenia a controllo delle vie Iulia Augusta e Claudia Augusta.
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Nel V secolo si diffusero dei nuovi insediamenti che erano dei centri fortificati e includevano delle strutture abitative interne e quindi con una maggiore continuità insediativa nel tempo. Il Castrum Artenia viene nominato da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum come uno tra i sette castra in cui si rifugiarono i Longobardi in seguito alle incursioni degli Avari nel 610-611 d.C.
Al castellum era collegato un refugium per i civili sul vicino monte Faéit.
Il Castrum Artenia era localizzato sulla cima del Colle di S. Martino.
Per la sua conformazione fisica e la sua posizione strategica il colle di San Martino è stato frequentato fin dalle epoche più antiche. Gli scavi, compiuti a partire dal 2003, hanno, infatti, consentito di portare alla luce non solo importanti vestigia ma anche numerosi manufatti dell’antico insediamento tardoantico-altomedievale e di confermare le ipotesi che il sito rappresentasse il nucleo dell’insediamento umano di Artegna. Un’ipotesi più che verosimile se si considera la posizione particolarmente fortunata dell’altura che forniva un rifugio sicuro e consentiva di dominare la piana circostante e le antiche vie di percorrenza.
L’insediamento fortificato andò ampliandosi consolidandosi nel tempo, cosicché per molti secoli il colle fu guarnito da una possente fortezza costituita da un nucleo principale posto sulla sua sommità e racchiuso da una cortina merlata, detto poi “Castello superiore”, e da una seconda cinta muraria che si svolgeva a metà colle, e che, in un momento successivo, darà origine al “Castello inferiore”, l’odierno castello Savorgnan.
Al castrum accenna poi un atto del 1091, che riporta la forma toponimica tedesca Retin (corrispondente alla slovena Rtin: in sloveno rt significa “punta, promontorio”),
All’inizio del XII secolo Orezil de Artenea e Adilbrecht de Retin sono i primi membri del locale casato ricordati dalle fonti, che indicano nel castrum il fulcro di un’enclave carinziana. Fino al 1146 il territorio di Artegna è libero feudo di Bernardo di Spannheim. Prima di partire per la seconda crociata (da cui non tornerà), nel 1146 il potente comes vende il castello, pertinenze e ministeriales al patriarca Pellegrino di Povo-Beseno.
Il patriarca Pellegrino di Povo che vi pone una famiglia di nobili fedeli al patriarcato e probabilmente vicini alla famiglia di Spannheim stessa.
In tutto ciò il castello superiore viene progressivamente abbandonato e la famiglia dei Signori di Artegna comincia a costruire attorno ad una precedente torre ubicata a sud-ovest della cinta la propria residenza. In questo modo, nel 1253, Guarnerio d’Artegna è ufficialmente riconosciuto dal Patriarca Gregorio da Montelongo.
In quell’epoca di continue turbolenze socio-politiche la fortuna dei signori di Artegna è altalenante: appena sette anni dopo, lo stesso patriarca Gregorio assedia ed espugna la rocca a causa della ribellione provocata da Guarnerio e affida il maniero principale a un proprio capitano. Sorgono pertanto a ridosso delle mura nuove strutture abitative destinate ai nobili d’Artegna.
Nel 1349, Bertrando di Saint Geniés (il Beato Bertrando), per accentrare il potere e togliere indipendenza ai nobili friulani, annette la nobile gastaldia di Artegna al popolano capitanato di Gemona. Nell’arco di circa 40 anni, a causa dei feroci contrasti tra gli Artegna, gli Udinesi, i Gemonesi ed il Patriarca, i castelli vengono totalmente distrutti e solo parzialmente ricostruiti.
L’importanza strategica del fortilizio segnò il suo destino: più volte attaccato, rovinato e ricostruito, venne definitivamente distrutto dai Gemonesi, dai quali era considerato una minaccia: nella notte del 3 dicembre 1382 le milizie di Gemona raggiunsero fornite di torce la fortezza di Artegna. Atterrarono l’antica rocca e bruciarono con pece e fiaccole resinose i palancati di cinta e tutti i serramenti in legno
Il contrasto con i Gemonesi era diventato ostilità a causa di due aspetti. Da un lato Artegna indirizzava il transito dei viaggiatori diretti all’Austria verso Ospedaletto attraverso la piana e non per Gemona, suscitando l’irritazione di quest’ultima. Dall'altro, trasmettendo oralmente diritti e doveri dei cittadini senza averli codificati in uno statuto scritto, Artegna si trovò di mala voglia a sottostare allo statuto di Gemona
Nel 1349 il Patriarca Bertrando incorporò la gastaldia di Artegna nel capitanato di Gemona. Fallirono i tentativi degli Arteniesi di riconquistare la propria autonomia. Dopo la distruzione del 1382 le strutture castellane non risorsero più nella loro interezza
Gotofredo, ultimo signore d’Artegna, lascia il feudo ai cognati Federico e Giacomo Savorgnan che nel 1389 ne ebbero l’investitura ufficiale.
Siamo agli inizi del 1400, e le sorti della Patria del Friuli stanno mutando: il Patriarca Lodovico di Teck, ultimo a detenere il potere temporale sulla Patria, entra in contrasto con Venezia e Venezia ha bisogno di espandere la propria potenza.
I signori di Artegna hanno da tempo abbandonato il feudo mantenuto per circa tre secoli e si sono rifugiati nel pordenonese (proprio nel 1410 nasce a Pordenone quel Guarnerio di Artegna la cui collezione di libri sarà una delle più coerenti del Rinascimento, oggi Biblioteca Guarneriana di San Daniele).
Nel 1418, vinti i vicini Ungheresi, nel giro di un paio d’anni Venezia invade il Friuli. Il potere temporale del Patriarca scompare e la sua cattedra è in mano alla Serenissima, che ne fa il buono e il cattivo tempo. Artegna, controllata da Venezia, rimane territorio dei Savorgnan, famiglia filo veneziana. Un ramo cadetto dei Savorgnan, i della Bandiera, ottengono l’investitura del feudo ufficialmente nel 1448 e la conservano fino al 1675 per estinzione della linea maschile.
Nel 1515-19 gli Arteniesi impiegheranno i grandi quantitativi di materiali del mastio originale per ricostruire la cappella castellana di San Martino, rovinata dal terremoto del 1511.
In seguito, fino alla fine del 1800 il castello passa alla famiglia Modesti per via ereditaria ed in seguito alla Pieve di Artegna.
Localizzazione del castrum artenia. Clicca sull’immagine per ingrandire
Giulio Bigliardi, ALPES, ID EST CLAUSTRA ITALIA E LA TRASFORMAZIONE DEI COMPLESSI FORTIFICATI ROMANI DELL'ARCO ALPINO CENTRO-ORIENTALE TRA L'ETÀ TARDO-REPUBBLICANA E L'ETÀ TARDO-ANTICA, AQUILEIA NOSTRA- ANNO LXXV- 2004
Società friulana di archeologia, bollettino n.2, anno VII, aprile 2003
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