La centuriazione aquileiese nella la bassa pianura friulana

La centuriazione aquileiese nella la bassa pianura friulana

I territori della bassa pianura friulana, in età romana,  sono stati oggetto di una pianificazione territoriale, sebbene i suoi resti siano oggi distribuiti sul terreno a «pelle di leopardo».

Molto probabilmente ne dovettero essere escluse le zone di più difficile regolamentazione idrica: alcuni punti della fascia delle risorgive e parte dei territori maggiormente esposti al pericolo di impaludamento.

La pianura pordenonese fu interessata da una imponente colonizzazione durante l’età del Bronzo tra il XIV e il XIII secolo a.C. Gli insediamenti erano situati lungo le rive del Tagliamento. Il sito principale era quello di Sesto al Reghena, con tracce di bonifica e di attività metallurgiche, accanto a siti minori come Casarsa della Delizia.

Le maggiori aree paludose della regione friulana si localizzano ai limiti settentrionali e  meridionali: le prime sono legate agli abbondanti fenomeni di risorgenza, le seconde sono dovute alla particolare configurazione della fascia litoranea, bassa e per ampi tratti depressa rispetto al livello del mare.

Lo sfruttamento agricolo di questi terreni, oltre a  quelli intermedi a tali fasce paludose, tra i più fertili in assoluto della pianura friulana, era subordinato allo smaltimento, quanto più ampio e rapido possibile, delle acque di superficie tramite imponenti opere di canalizzazione che imponevano continui controlli da parte dell'uomo.

Qualora questi controlli venissero meno, si assisteva ad un rapido degrado  e, nei casi estremi, al completo tracollo delle opere di origine antropica, con il ritorno ad un passaggio di tipo naturale, dominato dalla presenza delle paludi e di lussureggianti foreste.

Lungo la via Annia (tra Portogruaro e Aquileia) ci sono numerose evidenze archeologiche che confermano una capillare occupazione del suolo, tra la fine del I sec. a.C. e la fine del I d.C., dalle risorgive ai margini della laguna, interessando tanto i terreni «alti», più sicuri, che quelli «bassi», maggiormente esposti al pericolo di alluvioni.

L'estrema frammentazione dell'antico reticolo nella bassa pianura friulana sembra, però, doversi imputare, oltreché alla particolare configurazione fisica dell'area, anche alle sue complesse e travagliate vicende storiche.

L'inizio del tracollo di questa organizzazione catastale si può forse porre cronologicamente in rapporto con la grande crisi economica, politica e militare che investì quest'area, come tutta la  regione, a partire dalla fine del II sec. d.C.

Ed è proprio in tale periodo e, più precisamente nel 238 d.C., che vennero attuate da parte di Massimino il Trace alcune opere di consolidamento, ripristino e restauro del percorso della via Annia, da una delle porte di Aquileia fino al settimo miliare, dunque proprio nel tratto in cui la strada, dopo aver toccato la mansio Ad Undecimum, piega va a sud-est attraversando una vasta area soggetta ad impaludamenti.

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Strade presenti nella pianura della bassa friulana. Clicca sull’immagine per ingrandire

Il peggioramento climatico, che dovette investire l'area europea e mediterranea tra V e IX sec. d.C., contribuì ulteriormente a peggiorare le possibilità di una conservazione della griglia centuriale, anche perché ad esso si accompagnarono le gravi stagioni delle invasioni barbariche, delle dispute tra Longobardi, Franchi e Bizantini e, infine, delle invasioni degli Ungari, che segnarono per la regione un lungo periodo di travaglio, di stasi e di regresso demografico, a cui dovette certamente corrispondere anche un notevole ampliamento della superficie a copertura boschiva.

Con la conclusione delle ultime invasioni degli Ungari, la composizione demografica della nostra regione mutò notevolmente: infatti, per ripopolare i propri domini, i Patriarchi di Aquileia attuarono un cospicuo innesto di coloni slavi.

 

Questa immigrazione forzata certamente contribuì allo smantellamento della complessa opera centuriata; fu tuttavia un'altra la regione del suo definitivo collasso: con il Medioevo prese piede infatti

un nuovo modo di gestione e di organizzazione dello spazio agricolo: alla precisa e ordinata griglia ortogonale della centuriazione romana, si sostituì un modello «stellare» , secondo il quale le strade che si dipartono da un centro abitato tendono a disporsi radialmente a partire dallo stesso.

Fino al XVII-XVIII sec. questo tipo di organizzazione dovette sicuramente mantenersi vivo e attivo, legato com'era principalmente alle esigenze dei piccoli centri abitati. Durante questi due secoli, invece,

il rinnovato interesse della nobiltà veneta verso le attività agricole, fece sì che anche in quest'area venissero attuati su vasta scala lavori di bonifica e riordino dei terreni per una maggior razionalizzazione nella produzione e nello sfruttamento delle risorse.

 

 

Fabio Prenc, Le pianificazioni agrarie di età romana nella pianura aquileiese, 2002

 

 

 

 

 

 

 

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