Da Valeriano a Cromazio, vescovi di Aquileia. Aquileia saccheggiata dai Goti

Aquileia da Valeriano a Cromazio. Teodosio I e la battaglia del Frigido. L’epoca d’oro dell’antico cristianesimo aquileiese

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Immagine. Cromazio (con casula blu) ed Eliodoro in atto di richiesta a Girolamo (Valencien­nes, Biblioteca Municipale, ms 838, Martirologio, f. 8r, inizi XIV sec.).



Argomenti trattati

Il concilio di Valeriano di Aquileia e la nomina di Cromazio

   Valeriano di Aquileia e il concilio

   Aquileia al tempo di Teodosio I

   La nomina del vescovo Cromazio

   Cromazio e la seconda guerra civile di Teodosio

   L’ascesa della chiesa di Aquileia

   Alarico devasta il Friuli

 



Valeriano di Aquileia e il concilio

Valeriano successe sulla cattedra di Aquileia al vescovo Fortunaziano intorno al 368, inaugurando una linea teologica e pastorale di più nitida osservanza nicena: è il momento in cui Aquileia acquista un ruolo preminente tra le Chiese dell’Italia settentrionale

L’attività pastorale di Valeriano si rivela per la prima volta nella sua partecipazione al concilio convocato a Roma da papa Damaso fra il 369 e il 372 per rimettere in ordine l’Occidente cristiano dopo la crisi provocata dall’arianesimo e per opporsi alle novità teologiche

Valeriano presiedette il Concilio di Aquileia, tenutosi il 3 settembre 381, fu un importante sinodo cristiano convocato da Sant’Ambrogio e presieduto da Papa Damaso I. I partecipanti erano principalmente vescovi del Nord Italia, con alcune rappresentanze dalla Francia, Spagna e Africa nord-occidentale1. Il concilio si concentrò sul processo contro i vescovi illirici Palladio di Ratiaria e Secondiano di Singiduno, accusati di arianesimo, una dottrina che era stata precedentemente bandita dal Concilio di Nicea nel 325.

Valeriano di Aquileia, che presiedette il concilio, giocò un ruolo chiave nella condanna e deposizione dei due vescovi ariani. Questo evento segnò un passo significativo nella lotta contro l’arianesimo nell’Impero Romano, specialmente nelle province danubiane.

Inoltre, il concilio contribuì a consolidare l’autorità della Chiesa di Aquileia, che divenne un importante centro di diffusione del cristianesimo in Europa centrale e nella Pannonia in particolare. La Chiesa aquileiese, superata la crisi ariana, visse un periodo di rinnovato fervore e attività, considerato l’epoca d’oro dell’antico cristianesimo aquileiese.

Aquileia al tempo di Teodosio I

 Verso il 390 d.C., il poeta Ausonio, nel suo elenco poetico delle città di spicco dell’Impero Romano, assegnò ad Aquileia l’importante nona posizione. La ritrasse come una fiorente città italica, situata vicino alle montagne dell’Illirico, rinomata per le sue maestose mura e per il suo vitale porto.

Durante quel periodo, Aquileia fu menzionata anche per la punizione inflitta all’usurpatore Magno Massimo, reo di crimini gravi. Ausonio lo descrisse nei suoi componimenti come un predone, originario di uno dei porti della Britannia (Rutupinus latro), con radici spagnole.

Magno Massimo, noto anche come Magno Clemente Massimo e Massimiano, era un generale e politico romano nato intorno al 335 in Hispania. Si distinse per le sue qualità militari durante la campagna in Britannia e fu proclamato imperatore dalle legioni di Britannia nella primavera del 383. Il suo regno durò fino al 388, quando fu sconfitto e condannato a morte dall’imperatore Teodosio I. 

La fine della prima guerra civile dell’era di Teodosio fu segnata dalla cattura e dalla successiva esecuzione di Magno Massimo. Catturato ad Aquileia, Massimo fu condannato a morte per ordine dell’imperatore Teodosio, e la sentenza fu eseguita il 28 agosto 388 a Terzo d’Aquileia.

In seguito alle perdite patite in due scontri nell’Illirico, Magno Massimo, l’usurpatore, si rifugiò ad Aquileia. Fu qui che si concluse la sua ambizione di dominare l’intero impero. La sua fu la quarta guerra civile negli ultimi cinquant’anni, con precedenti conflitti nel 340, 351 e 361, e si concentrò principalmente ad Aquileia e nelle aree limitrofe.

 

 La nomina del vescovo Cromazio

Alla morte del santo vescovo di Aquileia Valeriano ci fu la suc­cessiva consacrazione episcopale di Cromazio

Cromazio nacque nella prima metà del IV secolo, forse ad Aquileia o in Spagna, e già in giovane età era diventato monaco ed aveva avuto come discepolo Eliodoro, futuro vescovo di Altino. È citato per la prima volta negli atti del concilio di Aquileia del 381, dove si era fatto notare per la sua profonda erudizione teologica.

Cromazio e la seconda guerra civile di Teodosio 

La seconda guerra civile di Teodosio si riferisce al periodo di conflitti interni nell’Impero Romano durante il regno di Flavio Teodosio, l’ultimo imperatore a governare sia l’Occidente che l’Oriente prima della divisione definitiva dell’impero. La guerra civile è spesso associata alla lotta per il potere e alle tensioni politiche che hanno portato alla frammentazione dell’Impero Romano.

Teodosio I, noto anche come Teodosio il Grande, fu coinvolto in diverse guerre civili durante il suo regno. Una delle più significative fu quella contro l’usurpatore Eugenio, che si concluse con la vittoria di Teodosio nella Battaglia del Frigido nel 394 d.C., poco prima della sua morte nel 395 d.C. Questa vittoria consolidò il cristianesimo come religione dominante dell’impero e rafforzò l’autorità imperiale.

Le informazioni disponibili non sono sufficienti per delineare con precisione il ruolo di Cromazio durante la seconda guerra civile di Teodosio, che si oppose a Eugenio. Quest’ultimo si avvaleva del sostegno delle consolidate istituzioni pagane dell’Impero Romano d’Occidente. Il cruento scontro del 6 settembre 394 si verificò nella parte superiore della valle del Vipacco, situata a circa 50 km ad est di Aquileia. Sebbene Aquileia non fosse direttamente coinvolta nel conflitto, fu il palcoscenico degli eventi cruciali che seguirono immediatamente la battaglia.

Le notizie sulla grande vittoria di Teodosio in Italia, con­seguita al prezzo di un gran numero di vittime, si diffusero velo­cemente in tutto l’impero. Ben presto vi furono reazioni a Co­stantinopoli, ad Alessandria, in Egitto da parte di alcuni eremiti, in Africa; in Occidente si pronunciarono gli stessi vescovi. Appare strano che non ci sia nessuna relazione scritta da Cromazio.

Subito dopo la battaglia, Teodosio estese clemenza all’esercito vinto, integrandolo nelle proprie truppe. Alla guida di queste forze ampliate, si diresse verso Aquileia, dove rimase per un periodo. Si rese necessario onorare i defunti, seppellendo gli ufficiali a Concordia; assistere i feriti; organizzare i gruppi di germanici e alleati orientali, che avevano subito le maggiori perdite; e garantire il meritato riposo ai soldati e all’imperatore stesso, provato severamente dalle difficoltà del conflitto.

Poiché la guerra era stata combattuta non solo per la con­quista del potere ma anche per ragioni ideologiche, c’era il pericolo che l’armata vittoriosa com­pisse azioni di rappresaglia nei confronti dei pagani nemici che, spaventati, avevano trovato rifugio nelle chiese invocando il diritto d’asilo.

In un primo tempo Ambrogio, vescovo di Milano, inviò un suo diacono presso l’imperatore, per chiedergli di salvare i civili che ad Aquileia si erano rifugiati nella chiesa. Poiché da Costantino in poi il diritto d’asilo era valido per ogni edificio di culto, sarebbero stati protetti tutti quanti si fossero ri­parati in una qualsiasi delle chiese presenti all’epoca in città e nel suo circondario.

Alla fine Ambrogio decise di recarsi personalmente ad Aquile­ia dall’imperatore, dove ottenne di nuovo e in forma definitiva l’amnistia generale per la parte sconfitta; manifestò tuttavia aper­tamente anche il suo desiderio che i pagani, una volta ottenuto il perdono, si convertissero quanto prima al cristianesimo

Negli scritti riguardanti questi drammatici avveni­menti il nome di Cromazio non compare mai ma gli storici ritengono che impedì qualsiasi forma di violenza nei con­fronti degli sconfitti.

La vittoria di Teodosio nella seconda guerra civile ebbe conseguenze significative per l’Impero Romano. La vittoria segnò l’ultimo periodo in cui l’Impero Romano fu unito sotto un unico imperatore e consolido il cristianesimo come religione dominante

 

L’ascesa della chiesa di Aquileia

In quegli anni fece ritorno Rufino dopo circa trent’anni di permanenza in Palestina.

Rufino, teologo e monaco cristiano romano, ebbe una grande importanza per lo sviluppo culturale del cristianesimo occidentale, in quanto con le sue traduzioni egli rese accessibile ai latini il pensiero dei padri greci, in particolare quello di Origene.

Rimase ad Aquileia dal 399 al 404.

Con il pieno sostegno di Cromazio egli poté proseguire l’attività di traduttore e comporre le sue opere più importanti e originali

L’attività di Cromazio e Rufino rappresenta il punto più alto raggiunto dalla chiesa aquileiese nell’età antica in campo religioso, teologico, cultu­rale e politico-ecclesiastico. I cinque anni di attività di Rufino ad Aquileia contribuirono a un eccezionale arricchimento della comunità ecclesiale della città. Come traduttore degli scritti dei padri della chiesa greci e come profondo conoscitore della teo­logia orientale egli infatti ebbe la possibilità di trasferire le sue ricchissime conoscenze teologiche e linguistiche all’Occidente latino cristiano.

Durante il vescovado di Cromazio si osserva un’intensa attività evangelizzatrice che riguardò tutti i ceti sociali della società, alla quale corrispose un graduale declino del paganesimo. Ci fu la progressiva chiusura dei tempi pagani e la rimozione dei simboli degli antichi culti.

Anche la componente ebraica pre­sente ad Aquileia fu sottoposta a continue pressioni: Cromazio stesso attestò che ogni giorno avvenivano conversioni alla fede cristiana da parte di ebrei

La chiesa aquileiese andò gradualmente trasformandosi in una chiesa metropolitana, comprendente un territorio mol­to esteso, che includeva non solo la provincia della Venetia et Histria, ma anche i territori delle Alpi Orientali e persino l’area del Medio Danubio.

Ad Aquileia vennero costruiti nuovi edifici di culto e, con la vicina località di San Canzian (d’Isonzo), divenne anche un importante centro di pellegrinaggi, grazie al possesso di prestigiose reliquie ricevute in dono dall’Oriente

L’importanza raggiunta da Aquileia è ulteriormente dimo­strata dal ruolo assunto nell’alta politica ecclesiastica dell’epoca

Alarico devasta il Friuli

Nella guerra civile del 394 Aquileia e la sua comunità cri­stiana erano venute in contatto con i federati barbarici di Teodo­sio provenienti dai Balcani e dal Medio Danubio. Con la morte dell’imperatore e la rescissione dei trattati da lui sottoscritti, la città dovette affrontare la minaccia proveniente dai medesimi gruppi barbarici, che in precedenza avevano combattuto dalla parte di Teodosio nelle due guerre civili, imparando la strada che portava da oriente verso il territorio aquileiese e l’Italia

Nell’autunno del 401, i Goti Occidentali, sotto la guida di Alarico, superarono agevolmente le difese delle Alpi Giulie e arrivarono ad Aquileia, iniziando l’assedio della città. Dopo la morte di Teodosio nel 395, i patti precedentemente stabiliti con i Goti furono annullati, e questi ultimi cessarono di ricevere pagamenti e rifornimenti alimentari dall’Impero Romano. Questa situazione portò a saccheggi e devastazioni nell’area di Aquileia, che in seguito furono descritte come devastanti quanto un’infestazione di locuste (more locustarum)

Com’era avvenuto in precedenza nelle regioni balcaniche, la calata dei barbari com­portò la cattura e la riduzione in schiavitù di molti abitanti, con un numero consistente di prigionieri di guerra. La violenza degli invasori causò la fuga spontanea della popolazione.

Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, pagò un riscatto per liberare i prigionieri catturati dai Goti. Era dovere morale dei cristiani provvedere a riscattare i prigionieri di guerra, liberandoli dalla schiavitù e dalle violenze che i barbari perpetravano nei loro confronti

 

 

 

Aquileia ai tempi di Cromazio / Rajko Bratož. -Memorie storiche forogiuliesi, v. 99 (2019), p. [57]-76

MAGNO MASSIMO - MAGNUS MAXIMUS (Usurpatore: 383-388)

Concilio di Aquileia (381)

La Chiesa aquileiese

Valeriano

Sant’Ambrogio



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