Se le emissioni continueranno a salire al ritmo attuale, per la fine del secolo i ghiacciai alpini saranno completamente scomparsi.
Se le emissioni continueranno a salire al ritmo attuale, per la fine del secolo i ghiacciai alpini saranno completamente scomparsi. Il cambiamento climatico potrebbe provocare la perdita della quasi totalità dei ghiacciai nelle Alpi.
Lo sostiene uno studio cui ha partecipato l'International Centre for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste, nato nell'ambito del progetto CHANGE finanziato dall'Ue e coordinato da ricercatori della Aberystwyth University in Galles e pubblicato su Climate Dynamics, una delle riviste scientifiche peer review più influenti nel campo delle scienze metereologiche e atmosferiche.
Nel 2013 vennero pubblicati i risultati ottenuti con il progetto “Share Stelvio”. Già 5 anni si segnalò la grave situazione dei nostri ghiacciai alpini.
Dal 1954 al 2007 è stata registrata una riduzione areale del 40% dei ghiacciai, sono scomparsi circa 20 Km2 di ghiaccio; negli ultimi anni poi è avvenuta un’accelerazione impressionante della deglaciazione: dal 1954 al 1981 -0,24 di km2/anno; dal 2003 al 2007 -0,7 Km2/anno. Tre volte tanto.
Entro il 2100, il più grande ghiacciaio vallivo delle Alpi italiane, il ghiacciaio dei Forni, potrebbe essere ridotto, secondo le proiezioni ottenute dai ricercatori, al solo 5% del suo attuale volume. E ancora: 36 laghi alpini situati in gran parte sotto i 2500 metri di quota sono scomparsi, ma al contempo 22 nuovi sono apparsi sopra i 2900 metri. Di fatto l’aumento delle temperature impatta su tutto l’ecosistema montano.
Le Alpi possono essere considerate delle “torri d’acqua” che svolgono un ruolo cruciale per l’accumulo e il rilascio di questa preziosa risorsa. Attraverso i ghiacci e le nevi costituiscono una fondamentale riserva di questo bene primario.
Simulazione della perdita dei ghiacci alpini. (The Cryosphere, 13, 1125-1146, 2019)
Secondo lo studio condotto dall’European Geosciences Union, la metà del ghiaccio nei 4000 ghiacciai della catena montuosa alpina scomparirà entro il 2050 a causa del riscaldamento globale già provocato dalle emissioni passate. Dopodiché, anche se le emissioni di CO2 scenderanno a zero, i due terzi dei ghiacciai si saranno sciolti entro il 2100.
I ricercatori hanno sottolineato che la perdita dei ghiacciai avrebbe un grande impatto sulla disponibilità di acqua per l'agricoltura e l'energia idroelettrica, in particolare durante i periodi siccitosi, influenzando la natura e il turismo.
Uno studio analogo ha rilevato che un terzo degli enormi giacimenti di ghiaccio delle imponenti catene montuose dell'Asia è destinato a sciogliersi a causa dei cambiamenti climatici, con gravi conseguenze per quasi 2 miliardi di persone a valle. I ghiacciai lungo l'Hindu Kush e la catena himalayana sono ad altitudini più alte e più fredde, ma se non si tagliano al più presto le emissioni globali di carbonio, i due terzi dei ghiacciai si scioglieranno entro il 2100.
Un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Climate Dynamics una ricerca che illustra l’evoluzione di tutti i circa 4.000 ghiacciai alpini su un arco temporale di 200 anni, a partire dal 1901. L’analisi - svolta da un team internazionale composto da Istituto di scienze polari del Cnr, Aberystwyth University in Galles (UK), International Center for Theoretical Physics (Ictp) e Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste - ha portato alla luce come si sia modificata e come potrà modificarsi la ELA (Equilibrium Line Altitude)
La ELA (Equilibrium-Line Altitude), così si chiama la linea di equilibrio dei ghiacciai, dipende strettamente dai parametri climatici (temperature estive e precipitazioni invernali) e identifica la quota che separa la zona di accumulo di un ghiacciaio, quella cioè che alla fine dell’estate preserva parte della neve caduta nel corso dell’inverno precedente, e la zona di ablazione, dove invece la neve invernale sparisce completamente a causa del caldo estivo e riduce così anche il ghiaccio più antico.
I ghiacciai di montagna sono indicatori chiave del cambiamento climatico. La loro risposta è rivelata dall'altitudine della linea di equilibrio ambientale (ELA), cioè l'altitudine regionale di bilancio di massa zero mediata su un lungo periodo di tempo.
“La ELA, ben visibile anche dai dati da satellite, è un termometro diretto dello stato di salute di un ghiacciaio in relazione al clima. Se il clima cambia, la ELA si modifica alzandosi o abbassandosi di quota. Meno neve durante l’inverno e più caldo in estate portano la ELA ad altitudini più elevate, se va a collocarsi sopra la quota più alta occupata da un ghiacciaio, questo è destinato a scomparire, in quanto non potrà più godere della sostituzione del vecchio ghiaccio con quello nuovo”, spiega Renato R. Colucci, ricercatore del Cnr-Isp, a capo del team di ricerca e ideatore di questo lavoro assieme a Manja Zebre, Marie Curie alla Aberystwyth University e prima autrice.
Evoluzione ambientale passata e futura di ELA
Le ricostruzioni suggeriscono che nei primi 30 anni del ventesimo secolo (1901-1930) l'ELA medio sulle Alpi era di 2980 m slm ed è rimasto quasi lo stesso (2977 m slm) nel periodo 1911-1940.
Il periodo successivo (1921-1950) ha mostrato un drammatico aumento dell'ELA di 101 m rispetto al 1901-1930, per poi stabilizzarsi durante i periodi 1931-1960 e 1941-1970 rispettivamente a 3063 m slm e 3066 m slm.
Nel periodo 1951-1980 è aumentato solo di 19 m rispetto al periodo 1901-1930 e di 60 m nel successivo 30 anni (1961-1990).
Negli ultimi 30 anni (1991-2020), l'ELA medio è stato di 3234 m slm.
L'evoluzione dell'envELA (media mobile centrata su 11 anni) per il periodo storico (1901–2005) e varie simulazioni EURO-CORDEX RCM (2006–2100) per un RCP2.6, b RCP4.5 e c RCP8.5. Le bande trasparenti corrispondono all'errore standard (cioè 648 mm). I numeri contrassegnati sono gli envELA medi di 30 anni (in m slm) per i periodi 1901–1930, 1991–2020 e 1971–2100
Implicazioni per il futuro stato dei ghiacciai
“A seconda dello scenario che si verificherà, la ELA salirà in misura diversa, con una forte e drastica riduzione del volume e della copertura di ghiaccio sulle Alpi. Nel più ottimistico degli scenari di circa 100 m, nello scenario intermedio di 300 m e in quello più estremo di 700 m. Questi dati significano che da qui al 2100 potrebbe rispettivamente scomparire il 69%, l’81% o il 92% dei ghiacciai alpini”, conclude Colucci.
La maggior parte dei ghiacciai delle Alpi è in disequilibrio con il clima attuale e parte della loro futura perdita di massa si verifica anche senza ulteriore riscaldamento. Nel 2001, la perdita di volume impegnata era del 34% del volume totale di ghiaccio in quel momento, aumentando al 42% nel 2010. Una perdita di volume del ghiacciaio di circa il 65–80% sotto RCP2.6, 80–90% sotto RCP4.5 e 90–98% sotto RCP8.5 è prevista per il periodo tra l'inizio del XXI secolo e il 2100 da diversi modelli.
Il ritiro e la scomparsa dei ghiacciai nelle Alpi avranno potenzialmente un impatto considerevole sul deflusso dei fiumi e sull'idrologia.
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Evoluzione e scomparsa dei ghiacciai delle Alpi: gli scenari al 2100
Žebre, M., Colucci, R.R., Giorgi, F. et al. 200 years of equilibrium-line altitude variability across the European Alps (1901−2100). Clim Dyn 56, 2021
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I ghiacciai sono un indicatore del riscaldamento globale. I bilanci di massa continuo rivelano che, nella maggior parte delle regioni del mondo, i ghiacciai si stanno riducendo. Nelle Alpi, la rivoluzione industriale ha guidato il ritiro del ghiacciaio da un meccanismo aggiuntivo: la fuliggine.
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