La rottura del Nord Stream potrebbe segnare il più grande rilascio di metano mai registrato. Ora anche un possibile inquinamento chimico 

Le rotture del sistema di gasdotti Nord Stream sotto il Mar Baltico hanno portato a quello che è probabilmente il più grande rilascio singolo di metano dannoso per il clima mai registrato, lo ha affermato il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Allarme per eventuale danno al deposito di armi chimiche

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21 ottobre 2022. I ricercatori stanno cercando di valutare l'entità e la potenziale tossicità dell'inquinamento dopo la rottura dei gasdotti.

I ricercatori si stanno affrettando a scoprire se le esplosioni nei gasdotti del Nord Stream abbiano causato ulteriore caos ambientale sollevando inquinanti dalle armi chimiche scaricate dopo la seconda guerra mondiale.

Le esplosioni che hanno rotto gli oleodotti nel Mar Baltico il 26 settembre sono avvenute molto vicino all'isola danese di Bornholm, un'area in cui nel 1947 furono scaricati agenti di guerra chimica immagazzinati nell'ambito della smilitarizzazione postbellica della Germania. Circa 32.000 tonnellate di armi chimiche sono state smaltite nel sito. 

Nel corso del tempo, gli involucri di metallo della maggior parte delle testate scartate si sono probabilmente corrosi, provocando la lisciviazione del contenuto nel sedimento circostante. I contaminanti presenti includono l'isotopo radioattivo cesio-137, sostanze chimiche tossiche ignifughe e metalli pesanti tra cui mercurio, cadmio e piombo.

Il Mar Baltico è fondamentalmente uno dei mari più inquinati del pianeta. Quindi questo sedimento qui è pieno di spazzatura", afferma Sanderson, dell'Università di Aarhus in Danimarca, che è stato coinvolto nella valutazione dell'impatto ambientale quando sono stati originariamente posati i gasdotti Nord Stream. 

Il team di Sanderson sta ora utilizzando i dati del monitoraggio in corso nell'area per modellare l'entità della dispersione dei sedimenti causata dalle esplosioni.

Katharine Sanderson, Nord Stream blasts spark concern over chemical-weapons contamination, Nature News, https://doi.org/10.1038/d41586-022-03363-7 



I ricercatori di GHGSat, che utilizza i satelliti per monitorare le emissioni di metano, hanno stimato che la velocità di fuga da uno dei quattro punti di rottura fosse di 22.920 chilogrammi all'ora. Ciò equivale a bruciare circa 10,4 tonnellate di carbone ogni ora, ha affermato GHGSat in una nota.

La quantità totale di metano che fuoriesce dal sistema di gasdotti guidato da Gazprom  potrebbe essere superiore a quella di una grave perdita avvenuta a dicembre 2021 dai giacimenti di petrolio e gas offshore nelle acque messicane del Golfo del Messico. Secondo uno studio del Politecnico di Valencia, la perdita del Golfo del Messico, visibile anche dallo spazio, ha infine rilasciato circa 40.000 tonnellate di metano in 17 giorni.

Il miglioramento della tecnologia satellitare ha rapidamente migliorato la capacità degli scienziati di trovare e analizzare le emissioni di gas serra negli ultimi anni, qualcosa che alcuni governi sperano possa aiutare le aziende a rilevare e prevenire le emissioni di metano.

Acquisire dati accurati sull’acqua è molto più impegnativo, data la luce riflessa dalla superficie.

Le grandi perdite provenienti dai gasdotti Nord Stream hanno generato molte teorie ma poche risposte chiare su chi o cosa ha causato il danno. Sia la Russia che l'Unione Europea hanno suggerito che le rotture siano state causate da dei sabotatori.

Il Nord Stream è un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasportava gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania.

Il Nord Stream godeva fin dal 2000 dello status di progetto prioritario nel quadro delle Reti Trans-Europee dell'Energia (TEN-E dall'acronimo inglese), cioè è fra i progetti che l'Unione europea riteneva di fondamentale importanza per la sicurezza dell'approvvigionamento e il completamento del mercato interno.

In più riprese il gasdotto e i progetti di un suo raddoppio hanno suscitato le critiche degli Stati Uniti, nel corso delle amministrazioni di Barack Obama e Donald Trump, secondo i quali la stretta nei legami energetici tra Russia e Germania prefigurava una crescente dipendenza di Berlino e del resto d'Europa dal gas russo e di conseguenza un indebolimento geopolitico del Vecchio Continente a favore di Mosca. La contesa russo-americana sulle forniture di gas è stata da molti analisti paragonata a una vera e propria "guerra fredda" per il controllo del commercio dell'oro blu

Le stime sulle perdite

Ci sono una serie di altre incertezze chiave: quanto gas c’era nei gasdotti in quel momento, a quale temperatura e pressione veniva mantenuto e quanto sia grande lo squarcio nei tubi. Anche sapendo quanto gas è fuoriuscito, è probabile che una parte si sia dissipata nell’acqua, ma ciò dipende anche dalla densità dei batteri presenti, oltre che dalla profondità.

Andrew Baxter, direttore dell’Environmental Defense Fund di New York, ha stimato che sono fuoriuscite circa 115mila tonnellate di metano, equivalenti a circa 9,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica. In termini reali, questo è lo stesso impatto climatico delle emissioni di 2 milioni di auto a benzina nel corso di un anno, o di due centrali elettriche a carbone e mezzo.

Le stime danesi sono superiori. Poiché almeno una delle perdite si trova nelle acque danesi, la Danimarca dovrà aggiungere queste emissioni al suo bilancio climatico.

Malgrado le dimensioni di questo disastro climatico, la fuga di gas dal Nord Stream è un episodio minore rispetto alle perdite quotidiane dalle infrastrutture del gas a livello globale, dove circa un decimo della fornitura di combustibili fossili viene disperso nell’atmosfera.

I fatti

Lunedì 26 settembre nel giro di poche ore, due esplosioni di 2,1 e 2,3 gradi della scala Richter si verificano nelle profondità (non sui fondali) delle acque internazionali del Mar Baltico, come accertato dalla Rete sismica nazionale svedese. Le  aree che coinvolgono, non soggette a esercitazioni militari, si trovano nelle vicinanze delle ZEE (zona economica esclusiva) di Svezia e Danimarca.

Gli scoppi producono quattro falle  sulle linee dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2, con giganteschi riversamenti di gas naturale nell’acqua del mare e nell’atmosfera (la quarta falla scoperta pochi giorni dopo le prime tre senza rilevazione di esplosione, forse coperta dagli effetti delle precedenti).

Il gas fuoriuscito dalle infrastrutture danneggiate è quello tecnico, pompato per il mantenimento della pressione nei tubi. Infatti, il Nord Stream 1, gestito da un consorzio euro-russo, a maggioranza Gazprom (51%), da inizio settembre era chiuso a tempo indeterminato per riparazioni.

Il Nord Stream 2, di proprietà una sussidiaria svizzera, invece non ha ancora visto il lancio commerciale, avversato da Usa e Polonia e ostacolato dalle tensioni ucraine.

Cronologicamente, i sabotaggi si sono verificati alla vigilia del cerimoniale di lancio del nuovo gasdotto di interesse strategico UE, Baltic Pipe, operato da Equinor e partito 9 anni fa per collegare i giacimenti norvegesi del Mar del Nord alla Danimarca e Polonia. Ma anche a pochi giorni dalla cerimonia ufficiale di annessione da parte della Federazione Russa del Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson, dopo risultati referendari schiaccianti.

 

 

 

Reuters

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