Storia del Friuli medievale.  Chi erano i servi di masnada? Una realtà presente fino al XIV secolo.

Chi erano i servi di masnada? Si pensa che in Friuli ci fossero numerosi servi e questa figura compare per la prima volta nel VIII secolo.

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Nel nostro linguaggio. corrente i termini masnada - masnadiero sono divenuti sinonimi di cattivo soggetto, banda di furfanti ed altri vocaboli che implicano un netto giudizio negativo. Il termine masnada, uomo di masnada non è nuovo anzi ne troviamo la massima diffusione dal 1200 in poi.

La servitù, come affermarono alcuni contadini friulani interrogati nel 1437 in occasione di un processo fra i signori di Zucco e gli uomini di Faédis, est res valde turpis, tamen quid sit nescire de certo.

Sin dalla prima meta del Duecento, tanto in Friuli quanto in altre regioni italiane ed europee, una delle ingiurie più infamanti era quella di essere definiti servi in assenza di prove.

Chi erano i servi di masnada?

Chi erano i servi di masnada?

Nel Medioevo, si chiamava masnada il complesso dei servi ministeriales che erano adibiti a vari servizi e uffici nelle corti feudali e, in guerra, recavano le armi al loro signore. Ottenuti dei feudi per i servigi in tal modo resi, furono compresi nella gerarchia feudale, costituendo vere e proprie milizie. In seguito, dato il comportamento spesso brigantesco di tali reparti, il termine passò a indicare un'accozzaglia di malfattori. Per estensione, famiglia di servi.

I servi erano delle persone e più frequentemente delle famiglie che si trovavano in una condizione di subordinazione servile nei confronti di una persona che usualmente era un feudatario o un grande personaggio ecclesiastico oppure un membro della borghesia agricola o commerciale.

Antonio Battistella nel suo libro “La servitù di masnada in Friuli, con documenti e regesti.” individua nei documenti del XIII secolo uomini de masnada, servi et ancillae domestici, a ministeriales, servi rurali e manumessi.

I servi rurali, distribuiti nella pars massaricia, vincolati a questa e sottoposti a un censo in denaro e a un canone annuo in denaro, la cui condizione sociale, non giuridica, non differiva molto da quella dei liberi coloni.

Nel medioevo la pars massaricia rappresentava la parte della curtis costituita dai mansi dati in affitto ai contadini dal padrone della curtis affinché li coltivassero in cambio di un affitto, che spesso era pagato in natura.


pars massaricia. Nel  rappresentava la parte della curtis costituita dai mansi dati in affitto ai contadini dal padrone della curtis affinché li coltivassero in cambio di un affitto, che spesso era pagato in natura

curtis. La corte (in latino curtis) viene definita, in ambito feudale, come quell'insieme di ville ed edifici dove il signore soggiornava ed espletava le sue funzioni di controllo sul territorio. 

Manso. Un manso, il cui termine derivava dal termine romano massa, era inizialmente un piccolo possedimento feudale corrispondente a un lotto di terra sufficientemente grande da nutrire una famiglia

I servi domestici erano legati alla casa ed erano importanti solo per le grandi case signorili e per i monasteri.


La subordinazione servile era molto ampia tanto che il servo non poteva contrarre matrimonio con estranei senza il consenso del padrone, né senza questo poteva possedere un peculio o abbandonare il suo signore. La sua condizione servile si estendeva anche ai figli e si perpetuava di generazione in generazione.

Sono varie le analogie con la schiavitù classica ma in realtà c’erano delle differenze sostanziali. Coesistevano con i rari schiavi pagani, che venivano acquistati dai mercanti veneziani, ma si differenziavano per il fatto di essere cristiani e per avere una propria vita giuridica. Potevano sposarsi, donare, acquistare, condizionati al preventivo assenso del loro signore, atti inconcepibili in uno schiavo.

I servi di masnada avevano uno status giuridico, sia pur umile e basso.

I servi di masnada in Friuli

I servi di masnada in Friuli

Si pensa che in Friuli ci fossero numerosi servi e questa figura compare per la prima volta nel VIII secolo in documenti imperiali riguardante le donazioni ma per individuare segni concreti di una persistenza dello status servile nell’Italia nord-orientale occorre risalire ai secoli XIII e XIV.

I servi erano generalmente nativi del luogo, dipendenti dalle classi più ricche e privilegiate del paese, ma anche da persone della borghesia e del popolo minuto e persino da altri servi.

Inizialmente erano privi di capacità giuridica e non potevano partecipare alla vita pubblica. Solo con il tempo si iniziò a riconoscere loro il diritto di acquistare dei beni e trasmetterli per testamento con il consenso del padrone.

I servi non pagavano le tasse e ricevevano vitto e alloggio dal padrone in cambio prestavano servizi personali oppure omaggi. Seguivano la sorta della terra alla quale erano legati, sia nel caso di vendita e donazioni.

I servi di masnada avevano uno status giuridico, sia pur umile e basso.

Alcuni diritti che avevano i signori nei loro confronti erano ai nostri occhi inverosimili.  Ad esempio gli accordi tra due signori in base ai quali essi autorizzavano un matrimonio fra due loro servi e allo stesso tempo stabilivano i criteri per dividersi la prole futura, quasi fosse una rendita che dovesse andare a due comproprietari. E’ evidente che la divisione della prole doveva essere una pratica comune se patti di questa natura erano conclusi fra grandi signori non soltanto riguardo figli di servi ma anche riguardo alla prole di loro importanti feudatari ministeriali. Ad esempio l’accordo fra il Patriarca Volchero (patriarca di Aquileia dal 1204 al 1218) e Leopoldo duca d’Austria con il quale si dividevano la prole delle famiglie Ragogna e Wisenstein che avevano una posizione importante nella nobiltà friulana e stiriana.

Nel caso di problematiche giudiziarie il tutto veniva risolto privatamente tra padroni o per mezzo di arbitri: una giurisprudenza simile ai popoli germanici. Con il tempo ci fu un’evoluzione della legislatura aumentando la capacità giuridica degli uomini di masnada.

Nel territorio valvasonese vi sono alcune testimonianze documentate di questa servitù. Nel 1314, per il matrimonio di Gaia, figlia di Simone di Valvasone, nella dote erano ricomprese due serve di masnada, che avrebbero dovuto seguirla e accudirla nella nuova residenza. Gaia sposava Pregogna, ovvero Bregogna, di Spilimbergo, matrimonio concordato nel tentativo di ammorbidire i contrasti nati dopo la conquista del castello e feudo valvasonese da parte dei Cucagna cui apparteneva Simone. Nel 1352 Simone II di Valvasone e Bertoldo di Manzano si misero d’accordo su alcuni servi di masnada, dividendo la futura prole dei due servi coniugi. Come si vede era nei padroni la disponibilità dei loro figli, niente più che oggetti. Anche per questo essere considerati servi di masnada, “sciavi” avrebbero scritto in volgare venezianeggiante, era offesa quasi mortale.

Nel 1372 il notaio valvasonese Giacomino annotava che un certo Tino, lagnandosi d’esser stato chiamato servo, aveva portato avanti al giudice l’accusatore per “disdirsi”, dichiarando che egli era libero e che pertanto l’accusatore stesso non aveva alcun diritto su di lui.

Nel 1392 il notaio Pietro di Monastero scriveva che Rizzardo di Valvasone e congiunti avevano “manomesso”, cioè liberato dalla servitù, una serva di masnata colla sua prole e che il 6 gennaio dell’anno successivo l’avevano per questo presentata all’altare.

In sostanza si trattava di dipendenti la cui subordinazione era molto vincolante, ma per i quali solo in alcuni casi era esplicitamente ereditaria : soltanto nei confronti dei servi, delle ancillae, dei servi de masnada, dei famuli ministeriales il dominus poteva vietare i matrimoni fuori dalla signoria, stipulava contratti matrimoniali con altri signori, prevedendo la spartizione della prole, e scioglieva tali legami di servitù con un formale atto di manumissio.

La manomissione dei servi di masnada in Friuli

La manomissione dei servi di masnada in Friuli

In Friuli, la manomissione (diritto romano l'atto con cui il proprietario libera un servo) fu un processo lento, non ci furono esempi di liberazione di massa. Le manomissioni si facevano nelle chiese nei giorni festivi come atto pietoso, o per testamento oppure per denarium, o per mezzo di una carta.

Con il tempo, il processo manomissione fu sempre più frequente e l’ultimo esempio risale al 1424.

Saranno dunque tutti servi gli uomini di masnada ricordati nei documenti friulani? Sicuramente no. Infatti Paolo Cammarosano, mettendo a confronto la documentazione del Friuli dei secoli XII-XIV con l’interpretazione che della «servitù di masnada» aveva dato il Battistella, ha precisato : “Lo stato di servitù era estremamente caratterizzato sul piano giuridico, e sul piano sociale si estendeva sopra realtà molto diverse”.

In Friuli la servitù resistette molto più a lungo che in altri luoghi in quanto il feudalesimo e la potenza dei signori durò molto a lungo.

Con la fine del dominio del patriarca di Aquileia e con il passaggio del Friuli alla Repubblica di Venezia nel 1420, la servitù di masnada friulana si esaurì del tutto. Infatti quando nel 1424 i nobili de citra et ultra Tulmentum  (ossia su entrambi i lati del Tagliamento) si presentarono al luogotenente della Patria (friulana) ad esporgli che intendevano mandare a Venezia una loro istanza super facto suorum servorum de masnata, desiderando essi di seguitare ad habere et possidere eorum servos de masnata, come li avevano posseduti in passato, i comuni di Udine, Cividale, Gemona, Aquileia, Venzone e altri si opposero, quod dicti castellani non obtineant eorum intentionem.

Anche se in apparenza il Consiglio non accolse la richiesta dei nobili, da quel momento sarebbe stato il solo luogotenente a rendere giustizia ai servi, senza bisogno di un pubblico processo in cui i servi stessi sarebbero stati facilmente soccombenti dovendo raccogliere prove e testimoni e impegnarsi in spese spesso insostenibili.

Nel censimento di Artegna del 1500 appaiono numerosi servi (famula e famulus) a servizio nelle famiglie più agiate. Solo in una caso la donna che lavorava in casa venne chiamata massaria. Gli studiosi hanno ipotizzato che fosse stata chiamata in questo modo a causa della sua età avanzata (59 anni) ma in realtà era una serva.

In ogni caso non è possibile escludere che fosse  un'amministratrice domestica e familiare, Come esisteva la figura maschile massaio (massarius), termine presente dal duecento, che era essenzialmente l’amministratore di un fondo agricolo.  Circa un secolo dopo è stato introdotto il termine massaia (massaria) che descriveva una amministratrice domestica e familiare.

 

Le cause che portarono alla manomissione dei servi di masnada in Friuli

I servi di masnada in Friuli furono particolarmente importanti nel XIII e nel XIV secolo. Dalla fine del 1300 ci fu una parabola decrescente fino a quando questo istituto svanì completamente.

Quali furono le cause della loro scomparsa?

Probabilmente ci furono delle ragioni economiche, politiche e etiche.

Fattore economico

Dai documenti risulta che il compito dei servi era soprattutto domestico. Il termine domenistico deve essere inteso in senso ampio, ossia erano pannettieri, fabbri, falegnami, ecc., ossia uomini che svolgevano il loro compito prevalentemente nell’ambito del castello feudale o della grande casa borghese assicurando quel grado di autonomia che i tempi richiedevano. Erano anche guardie del corpo del proprio signore, difensori e strumenti da utilizzare nelle continue faide del tempo. I servi che lavoravano per il signore erano molti ed in cambio del loro lavoro percepivano vitto e alloggio.

Le famiglie friulane fecero questo sforzo finchè la situazione economica lo permise, ma nel ‘400 parecchie famiglie a causa di eventi politici e bellici, oltre all’eccessivo frazionamento familiare, si erano trovate in difficoltà economica. Rimanevano due possibilità: vendere le proprie masnade oppure manomettere i servi. Con la manomissione la nobiltà raggiungeva due scopi: si procurava meriti religiosi (la Chiesa favoriva le emancipazioni) ed eliminava una insopportabile spesa.

Fattore politico

La maggior parte dei servi erano esplicitamente guardie del corpo. Chi era impegnato ai servizi domestici, in caso di necessità, potevano essere chiamati alle armi.

Quando il Friuli passò sotto la Serenissima ci fu un periodo di pace e le lotte tra feudatari cessarono. Venezia non impediva di avere servi di masnada ma impediva di servirsene per azioni belliche. Non è azzardata l’ipotesi che una situazione del genere contribuì alla diminuzione del loro numero.

Fattore etico

Stavano emergendo nuove idee, l’individualismo e lo spirito di  iniziativa personale acquistavano sempre maggiore importanza. Queste idee agirono con meno forza in Friuli rispetto ad altre regioni, ma comunque alcune menti illuminate della classe dirigente colse il cambiamento. Per le menti illuminate lo status giuridico dei servi di masnada era stato superato.

 

Questo insieme di cause contribuirono alla progressiva emancipazione dei servi di masnada, sicchè il loro numero divenne sempre più esiguo. Gli ultimi signori che avrebbero potuto vantare dei diritti sui servi li lasciarono cadere in desuetudine, come pretese non consone alla realtà, e così gli ultimi servi cessarono di essere tali senza formali atti di emancipazione.

 

Storia di Valvasone 

Antonio Battistella, La servitù di masnada in Friuli, con documenti e regesti, 1907

Francesco Panero, Persistenze della servitù altomedievale e forme si nuovo “servaggio” nell’Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIV), Mélanges de l'École française de Rome. Moyen-Age, tome 112, n°2. 2000. pp. 761-773

Sebastiano Blancato, Descrizione delle anime di Artegna, 2011

Gherardo Sassoli de Bianchi, La scomparsa della servitù di masnada in Friuli, Ce fastu?, 32(1956), n.1-6, pg. 145-150