La Prima Guerra tra Romani e Histri interessò l'Alto Adriatico.

 Primo scontro tra Romani e Histri

La Prima Guerra tra Romani e Histri interessò l'Alto Adriatico.

 

Gi Histri accanto ai Liburni vengono menzionati alla fine del IV secolo a.C. come insidiosi pirati che mettono in pericolo la navigazione nell’Adriatico. E’ provato che ci furono contatti con le popolazioni italiche dell’opposta sponda adriatica. Per difendere il proprio monopolio marittimo dai crescenti interessi dei Romani, gli Histri svilupparono la pirateria.

Altre testimonianze si riferiscono ad episodi specifici. Nel 302 lo spartano Cleonimo, spinto dai venti nell'Adriatico,

cum [ ... ] Illyrii

Liburnique et Histri, gentes ferae et magna ex parte latrociniis maritimis

infames, terrerent (Lirv. X, 2,4)

avrebbe accuratamente evitato la sponda orientale di questo mare.

 

Ci sono diverse prove che la pirateria illirica avesse delle radici profonde. Inoltre, con l'ascesa del regno degli Ardiei il fenomeno acquistò dimensioni senza precedenti. Un tale salto di qualità che indusse alla fine i Romani ad intervenire. Che si trattasse però di qualcosa di «strutturale» pare dimostrato dal fatto che, dopo una certa stasi, conseguente alle campagne del 229, del 221 e del 219, esso tornò a manifestarsi.

Come sottolineato, i primi contatti fra Romani e Histri registrati dalle fonti storiche si svolsero all’insegna della pirateria. Nel IV sec., quando i Romani  estesero il proprio dominio su tutta l’Italia, la navigazione lungo la sponda orientale adriatica divenne della massima importanza per i collegamenti fra l’Italia del Nord (la pianura padana, che allora si chiamava Gallia Cisalpina) e l’Italia del Sud (Calabria) e la sua circumnavigazione fino al Mar Tirreno.

Durante tutto il III sec. a.C. gli Histri (come anche i Liburni e gli Illiri), disturbavano continuamente le imbarcazioni romane lungo la costa orientale dell’Adriatico, mentre di vitale, strategica importanza per Roma erano anche i giacimenti di ferro del Norico. Era proprio il conflitto d’interessi in questa zona tra l’Adriatico, la pianura friulana e le Alpi Giulie, a provocare la Prima Guerra Istriana.

Fino alla fine del III sec. a.C. i Romani hanno organizzato un sistema di colonie nella Gallia Cisalpina.  Quelle sulla costa occidentale dell’Adriatico hanno conseguito ben presto una certa importanza per la navigazione nell’Adriatico.  Ai Romani venne imposta molto presto la necessità di risolvere la sicurezza della navigazione lungo la costa orientale dell’Adriatico.

La prima guerra istriana è stata attorno al 221 a. C., quando gli Histri, sull'incitazione di Demetrio Lesiniano, alleato del re di Macedonia, hanno intensificato la pirateria nel nord Adriatico attorno all'Istria, e saccheggiavano con frequenza le navi mercantili romane e le navi con gli equipaggiamenti militari. 

 

Nel 221 a. C. i Romani intrapresero una spedizione militare contro gli Histri, sotto il comando dei consoli Publio Cornelio Scipione Asina e Marco Minuzio Rufo.

Eutropio cita espressamente il motivo della guerra: gli Histri avevano saccheggiato delle navi romane che trasportavano grano. Tito Livio definisce gli Histri come  latrociniis maritimis infames (X 2, 4)

Questi fatti si riferiscono ad una pirateria a nord quindi, molto probabilmente, non c’erano solo gli interessi dei Romani ma anche dei Veneti.

Uno dei punti fondamentali della politica romana era quello di crearsi degli alleati e poi di assumere la tutela degli interessi di questi alleati; poi avanzare in difesa di questi interessi, e cosi, attraverso le alleanze, svolgere la loro espansione e trovare sempre una forma di tutela giuridica per queste loro iniziative imperialistiche.

Che ci fossero rapporti tra la Venezia e l'Istria è dimostrato dai dati archeologici.

La prima vittoria dei Romani fu pagata con gravi perdite, ma pare che essi non avessero l’intenzione di conquistare la penisola. Probabilmente distrussero diversi castellieri fortificati lungo la costa  e nell’immediato entroterra.

Lo bizantino Zonara afferma che i consoli sottomisero molte tribù locali, alcune con la violenza, altre trattando.

Secondo Appiano la guerra venne fomentata dall’autoproclamatosi sovrano Demetrio di Faro, sulla costa meridionale dell’Adriatico orientale. Costui era riuscito a convincere gli Histri a partecipare in maniera orchestrata a una vasta campagna bellica contro i Romani in tutto l’Adriatico.

 

Non si conosce con precisione l’esito della guerra. Quello che è certo che i Romani riuscirono a impedire la pirateria istrica nell’Alto Adriatico e a combattere contro i popoli illirici meridionali e contro Demetrio di Faro, cui inflissero una sconfitta definitiva nel 219 a. C.

Gli Histri non erano stati completamente sconfitti e col tempo riedificarono i loro castellieri e ricostruirono il proprio potenziale marittimo, allestendo e armando nuove navi e riprendendo il controllo dell’Alto Adriatico.

Probabilmente una conseguenza diretta di tale conflitto fu l’istituzione di un rapporto clienterale tra i Romani e  le comunità histriche.

I Romani, dopo aver sconfitto i pirati, avrebbero permesso la costituzione di una comunità unitaria con a capo un re: infatti, un regulus di nome Epulone appare nella storia poco prima della seconda guerra istriana, ma assieme a lui, compare nelle fonti anche suo padre, dal nome sconosciuto, con lo stesso titolo.

All’epoca non avevano ancora un re, vivevano in un ordinamento gentilizio, in cui a decidere era un’assemblea composta dai notabili più in vista. Col tempo uno di loro sarebbe diventato il personaggio più influente, dando inizio alla creazione di un ordinamento statale in cima al quale stava un sovrano.

 

Dal testo di Tito Livio:

è dato arguire che all’epoca ci fosse un notabile, di cui non conosciamo il nome, che aveva poteri simili a quelli di un re. Ma solamente il di lui figlio, che si chiamava Epulone, riuscí a convincere il popolo a muovere guerra ai Romani, perché nel frattempo era maturata una nuova generazione di Istri, che aveva dimenticato la sconfitta del 221.

 

Dopo qualche decennio, gli Hisgtri ripresero a minacciare la navigazione nella regione, ed è stato allora che i Romani idearono la fondazione di una colonia vicino alle frontiere dell’Istria, una colonia che avrebbe dovuto assicurare la stabilità dell’ingresso nord-orientale dell’Italia. I Romani fondarono nel 181 a.C. la colonia di Aquileia.

 

Ivetic Egidio Istria nel tempo2006.

Gino Bandelli, La presenza italica nell’adriatico orientale in età repubblicana (III-I secolo a.C.), in: “Antichità Altoadriatiche XXVI (1985), Aquileia, la Dalmazia e l'Illirico Vol. I”, EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 1985, pp. 59-84

Filippo Cassola, La politica romana nell’alto Adriatico, in: “Antichità Altoadriatiche II (1972). Aquileia e l'Istria”, EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 1972, pp. 43-63

Robert Matijašić, “L'Istria tra Epulone e Augusto: archeologia e storia della romanizzazione dell'Istria” in: “Antichità Altoadriatiche XXXVII (1991). Preistoria e protostoria dell'Arco Adriatico”, EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 1991, pp. 235-251

 

 



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