L'importanza di Gemona nel medioevo
Fin dall'epoca preistorica Gemona era uno dei punti di passaggio obbligati e più importanti della strada che dall'Adriatico si dirigeva verso i valichi alpini nord-orientali. La pianura, dove oggi sono sviluppati gran parte degli insediamenti urbani, era dominata dalle paludi del fiume Tagliamento e il percorso più sicuro e obbligato era quello che prevedeva il passaggio per l'odierno centro storico per poi proseguire verso l'alto Friuli. I primi insediamenti celtici possono essere catalogati attorno al 500 a.C. nell'attuale borgata che oggi prende il nome di Godo. È proprio lì che tutt'oggi è ancora presente la fontana Silans (Silans in latino significa proprio fonte) che conferma ancor di più che anche in epoca romana la via Julia Augusta attraversava questi territori.
Nella seconda metà del XII secolo Gemona fu libero comune con un proprio statuto. Nel XIII e XIV secolo fu un importante centro di traffici commerciali sotto il Patriarcato di Aquileia. Una comunità con forte vantaggio economico in quanto possedeva l'istituto del Niederlech ("scarico"), ossia si imponeva ai mercanti in transito di depositare le merci e pagarvi un dazio e di trascorrere la notte in città. La prosperità ne fece un centro di primaria importanza, arricchito da chiese e dimore signorili, con una cinta muraria che proteggeva un castello.
Gemona dal 1300 al 1400
Il Friuli era sotto i patriarchi di Aquileia ma l’obbedienza verso questo potere era ben poca cosa e le diverse comunità si consideravano quasi indipendenti: infatti promulgavano le proprie leggi, mandavano e ricevevano ambasciatori. Nel 1300, Gemona aveva rapporti autonomi con il doge di Venezia e stipendiava condottieri d’armi. In piena autonomia fortificava le sue terre allargando e rifacendo le mura.
Il periodo era caratterizzato per la presenza di continue guerre e alleanze che facilmente si modificavano a seconda del momento. Nei primi anni del ‘300 troviamo Gemona, alleata a Udine e in guerra contro Enrico conte di Gorizia. In quel periodo si impadronì dei castelli di Buja e di Artegna.
Nel 1317, Gemona insieme ad altre comunità friulane fecero lega con i Padovani contro il patriarca di Aquileia. L’esito di questa guerra sarà la scomunica di Gemona. Successivamente Pagano della Torre, nominato patriarca di Aquileia nel 1319, tolse la scomunica e cercò di portare pace nelle comunità montane ma morì troppo presto. Il suo successore, il patriarca Bertrando di S. Gennesio cercò di continuare il lavoro del suo predecessore.
In quell’epoca, intorno al 1335, c’erano dei tentativi da parte dei Veneziani di ampliare i propri domini. Per migliorare la difesa delle terre, il patriarca divise il Friuli in cinque parti. Gemona era con Colloredo, Mels, San Daniele e Canale della Chiusa. Fu nominanto il capitano Artico di Prampero(1).
Poco dopo si riaccese la guerra contro i conti di Gorizia che stava avanzando verso Gemona. In questa occasione Gemona rimase sotto assedio per 9 giorni ma poi Gorizia si ritirò. Al fine di premiare la fedeltà del Capitano, il patriarca mise sotto la giurisdizione di Gemona anche le gastaldie di Buja e di Artegna.
Nel 1350 alcuni mercanti sudditi del duca d’Austria furono rapinati. Il duca d’Austria irritato della situazione dichiarò guerra al patriarcato. Per contrastare l’attacco, si formò una lega tra Aquileia, Udine, Cividale e Gemona. La lega vinse la guerra e il duca chiese di fare una trattativa di pace. Per sostenere la guerra, il patriarca aveva chiesto 400 marche di denari aquilejesi al fiorentino Manno Dati che viveva a Gemona.
In quell’epoca molte famiglie fiorentine vivevano a Gemona. Quando papa Gregorio XI nel 1375 scomunicò tutti i fiorentini ampliando la scomunica a tutte le città che davano asilo a tali personaggi, Udine, Gemona, Cividale e Venzone si riunirono in consiglio e decisero di non scacciare i fiorentini dal loro territorio e contattarono Ludovico re d’Ungheria per chiedere che mediasse con il papa. Poco dopo Gregorio morì e il suo successore Urbano VI perdonò i fiorentini e tolse la scomunica alle città friulane.
Nel 1381 muore il patriarca Marquato di Randeck ed il papa nomina come successore il cardinale Filippo di Alençon. La sua nomina a patriarca di Aquileia provocò gravi discordie in Friuli al punto tale che scoppiò la guerra di successione al Patriarcato di Aquileia. La ragione principale di questa ennesima guerra ebbe origine nella inimicizia tra Udine e Cividale per questioni di interesse commerciale, legate a motivi di prestigio cittadino e familiare.
Il Patriarca, respinto dagli udinesi, si recò a Gemona e rese noto a tutti la sua nomina. Gli udinesi non accettarono questo affronto e mandarono un esercito, comandato da Giovanni di Colloreto, a Gemona. Gli Udinesi sapevano che una volta conquistata quella terra avrebbe avuto il potere sulla maggior parte della provincia.
L’esercito comandato da Giovanni di Colloreto contava ottocento cavalli e cinquemila uomini. Arrivati alle porte di Gemona si accamparono intimandone la resa della città. Gemona rifiutò la resa dichiarando che avrebbe combattuto fino alla morte pur di difendere il nuovo patriarca. Sdegnato della risposta, Giovanni intimo a Venzone e all’abbazia di Moggio di aiutarlo nell’assedio. In aiuto a Giovanni giunsero anche i veneziani.
Il Patriarca cercò aiuto dal Conte di Gorizia ma inutilmente. Gemona resistette per un mese ma poi dovette arrendersi. Da quel momento Venezia mise piende in Friuli e Gemona appoggiò il legame con la Serenissima. Gemona si sottomise a Udine ma non ci fu mai simpatia tra le due città.
Successivamente, rivedremo Gemona in contrapposizione a Udine quando fu stipulata una lega che includeva molti feudatari e comunità friulane contro il patriarca Panciera. A difendere i diritti del patriarca oltre a Udine si mosse anche Sigismondo re di Ungheria, contro il quale presero le armi i Veneziani.
(1) I Prampero erano una antica famiglia friulana; discende, per ininterrotta genealogia risalente al 1105, da quella dei signori di Gemona. Possedette molti castelli e feudi: principali in Friuli quelli di Gemona, Prampero, Chiusa, Montasio, Invillino, Ravistagno; passi sull'Isonzo; dominî in Val Canale; i castelli di Momiano e Rachir in Istria. Ebbe voce nel parlamento, diritto di insediare i patriarchi di Aquileia, il dapiferato e, da Venezia, il titolo di conte.
Fonte : Gemona e il suo distretto, 1859
Articoli Correlati