Costruire infrastrutture resilienti, promuovere l'industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l'innovazione
Il Goal 09 si focalizza sulle dotazioni infrastrutturali, innovazione e industrializzazione, volani essenziali dello sviluppo sostenibile e obiettivi trasversali rispetto all’Agenda 2030. Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture è necessario a sostenere nel tempo l’erogazione di servizi che favoriscano la crescita economica e il miglioramento del benessere sociale, quali sanità, istruzione, approvvigionamento energetico e idrico, sicurezza e giustizia, trasporti, gestione dei rifiuti, ecc.
L’industrializzazione inclusiva e sostenibile viene favorita dagli investimenti nell’ammodernamento delle infrastrutture, ma anche dalla capacità tecnologica, innovativa e di ricerca dell’apparato produttivo.
A livello mondiale, la crescita globale nel settore manifatturiero era già costantemente diminuita anche prima dello scoppio dell'epidemia. La pandemia sta colpendo duramente le industrie manifatturiere e causando interruzioni nella fornitura dei prodotti.
Il settore del trasporto aereo è stato colpito più duramente dalla pandemia. Si prevede che le compagnie aeree avranno 1,5 miliardi di viaggiatori aerei internazionali in meno nel 2020 e che la capacità dei posti internazionali potrebbe diminuire di quasi tre quarti, con una perdita di 273 miliardi di dollari, rispetto ai ricavi operativi lordi precedentemente previsti.
Nel 2019, il 14% dei lavoratori mondiali era impiegato in attività manifatturiere, una cifra che non è cambiata molto dal 2000. La quota dell'occupazione manifatturiera è stata maggiore nell'Asia orientale e sud-orientale (18%) e minore nell’Africa sub-sahariana (6 per cento).
Dopo tre anni di stabilità, le emissioni globali di anidride carbonica derivante dalla combustione di carburante hanno ripreso a salire nel 2017, raggiungendo i 32,8 miliardi di tonnellate, sostenute dalla crescita economica e da un rallentamento dei miglioramenti dell'efficienza.
A livello globale, gli investimenti in ricerca e sviluppo in percentuale del PIL sono aumentati, dall'1,5% nel 2000 all'1,7% nel 2015, e sono rimasti pressoché invariati nel 2017, ma sono stati solo meno dell'1% nelle regioni in via di sviluppo.
Nel 2017 l’Asia orientale ha raggiunto il primato dell’intensità mondiale di investimenti in R&S sul Pil.
Nell’Unione Europea il numero di ricercatori (in equivalente tempo pieno) delle istituzioni pubbliche, delle imprese e delle istituzioni non profit ha registrato una crescita diffusa e sostenuta, passando da 31 a 40,7 ricercatori ogni 10.000 abitanti tra il 2009 e il 2018.
In Italia la quota di investimenti in R&S sul Pil è cresciuta dall’1,22% nel 2009 all’1,39% nel 2018. Negli stessi anni è migliorato anche l’indicatore di intensità di risorse umane, che sale da 17,3 a 23,1 ricercatori ogni 10.000 abitanti. Un valore decisamente più basso rispetto alla media europea.
In termini di peso percentuale sul totale dell’economia, nel 2017 l’industria manifatturiera risulta sviluppata soprattutto in Veneto ed Emilia-Romagna, dove raggiunge il 25%, Marche (24%) e Piemonte (22%), mentre Calabria (4%), Sicilia, Sardegna e Lazio (6%) si collocano, insieme alla Valle d’Aosta (7%), nettamente al di sotto dei valori medi nazionali.
Emissioni di CO2 per unità di valore aggiunto
Negli obiettivi dell’Agenda 2030, la promozione dell’infrastruttura, dell’industria e dell’innovazione deve essere accompagnata dall’attenzione alla salvaguardia ambientale, che promuova il ricorso a tecnologie e processi industriali “puliti” e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali. L’indicatore selezionato è l’intensità di CO2 per unità di valore aggiunto, calcolata come rapporto tra emissioni di anidride carbonica e valore aggiunto. L’analisi dell’andamento delle emissioni risulta indispensabile ai fini del monitoraggio del processo di de carbonizzazione che punta a raggiungere la neutralità in termini di emissioni inquinanti entro il 2050.
Nel 2018, in termini assoluti, l’Italia registra un’intensità di emissioni tra le più basse tra gli Stati membri. La media UE risulta influenzata dagli alti livelli osservati in Bulgaria ed Estonia (con valori dell’indicatore superiori al quadruplo della media Ue28, pari a circa 220 tonnellate per milione di euro), Polonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia (circa il doppio).
Friuli Venezia Giulia (SDGS 2019)
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