Un libro del 1859, “Gemona e il suo Distretto”, mette in evidenza come l’operato dell’uomo provochi dissesto idrogeologico

 il caso del distretto di Gemona a tutela del territorio

Un caso interessante del passato esempio di tutela ambientale. Molti spazi a foresta naturale vengono conquistati dall’agricoltura che si estende in forma intensiva sugli antichi latifondi e sulle terre incolte o paludose. Nel 1559 le regole per tutelare i fiumi e i boschi.

Nella seconda metà dell’800 con la rivoluzione industriale e lo sviluppo della tecnologia, l’uomo diventa una potenza di sfruttamento.

L’estensione e l’intensificazione dell’agricoltura e dell’allevamento, rese possibili dallo sviluppo della tecnologia, cominciano a far scomparire molte specie selvatiche o naturali per privilegiare varietà di specie domestiche a maggior rendimento.

Molti spazi a foresta naturale vengono conquistati dall’agricoltura che si estende in forma intensiva sugli antichi latifondi e sulle terre incolte o paludose.

Non si ha cultura ecologica ed ogni intervento antropico è considerato isolatamente solo sotto l’aspetto della convenienza economica, senza la consapevolezza delle possibili perturbazioni eco-organizzative che potrà provocare.

Cominciano i massicci disboscamenti per ricavare suoli fertili per l’agricoltura, ma non ci si accorge di innescare il meccanismo del dissesto del suolo e delle inondazioni.

In un libro del 1859, “Gemona e il suo Distretto”, si mette in evidenza come l’operato dell’uomo provochi dissesto idrogeologo. Si denunciano i frequenti allagamenti con gravi danni alle case ed ai campi.

E’ provato d’altronde che di molto non si è aumentata ma forse diminuita la massa delle pioggie; conviene quindi ricorrere ad un fatto che valga a darci spiegazione dei frequentissimi danni che vengono in oggi prodotti dalle acque, e non può farsi a meno di riconoscere come la distruzione delle selve e dei boschi sui monti ne sia la cagione principale. Infatti allorchè i monti sono coperti di boschi le pioggie stillano dai rami e dalle foglie sul terreno e lentamente scolano nella valle: atterrato il bosco esse precipitano tutto ad un tratto cadendo con violenza ed a slascio nei valloni, e trascinano i sassi e le roccie facendo innalzare il letto dei fiumi e dei torrenti che quindi le campagne. Né alla sapienza dei veneti reggitori era sfuggita la necessità di provvedere chè fossero conservati i boschi sui monti e lungo le sponde dei fiumi, e molte leggi utilissime furono emanate intorno a questo argomento. Nell’anno 1559 venne ordinato che si piantassero dei pioppi dietro le roste del Tagliamento ed era dato un premio a chi ne piantasse di più. “

Nonostante le disposizioni veneziane, nel corso dei secoli si ebbe un disboscamento dei monti  aumentando il rischio sulle povere popolazioni della zona.

Compreso dall’importanza di provvedere a tanto pericolo, il comune di Gemona fino dall’anno 1850 utilizzò il monte Gemina concedendolo in affitto con l’obbligo di tenerlo a bosco di roveri e carpini, alberi adatti alla qualità del terreno…..”

Gli autori non sono in grado di stabilire sugli effetti di questa politica a lungo termine.

A distanza di anni si può sicuramente affermare che non si sono più verificati importanti smottamenti del territorio.

La difesa del territorio era presente quando l’economia era basata sull’agricoltura ma, con l’industrializzazione, le politiche sono cambiate dimenticandosi della sostenibilità delle attività umane.

 



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