Il sabotaggio del Nord Stream ha causato una catastrofe ecologica nel Baltico
Le rotture del sistema di gasdotti Nord Stream sotto il Mar Baltico hanno portato a quello che è probabilmente il più grande rilascio singolo di metano dannoso per il clima mai registrato, lo ha affermato il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Allarme per un eventuale danno al deposito di armi chimiche
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I fatti
Lunedì 26 settembre 2022 nel giro di poche ore, due esplosioni di 2,1 e 2,3 gradi della scala Richter si verificano nelle profondità (non sui fondali) delle acque internazionali del Mar Baltico, come accertato dalla Rete sismica nazionale svedese. Le aree coinvolte, non soggette a esercitazioni militari, si trovano nelle vicinanze delle ZEE (zona economica esclusiva) di Svezia e Danimarca.
Gli scoppi hanno prodotto quattro falle sulle linee dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2, con giganteschi riversamenti di gas naturale nell’acqua del mare e nell’atmosfera (la quarta falla scoperta pochi giorni dopo le prime tre senza rilevazione di esplosione, forse coperta dagli effetti delle precedenti).
Il gas fuoriuscito dalle infrastrutture danneggiate è quello tecnico, pompato per il mantenimento della pressione nei tubi. Infatti, il Nord Stream 1, gestito da un consorzio euro-russo, a maggioranza Gazprom (51%), da inizio settembre era chiuso a tempo indeterminato per riparazioni.
Il Nord Stream 2, di proprietà di una sussidiaria svizzera, invece non aveva ancora visto il lancio commerciale, avversato da Usa e Polonia e ostacolato dalle tensioni ucraine.
Cronologicamente, i sabotaggi si sono verificati alla vigilia del cerimoniale di lancio del nuovo gasdotto di interesse strategico UE, Baltic Pipe, operato da Equinor e partito 9 anni fa per collegare i giacimenti norvegesi del Mar del Nord alla Danimarca e Polonia. Ma anche a pochi giorni dalla cerimonia ufficiale di annessione da parte della Federazione Russa del Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson, dopo risultati referendari schiaccianti.
ottobre 2022. I ricercatori cercano di valutare l'entità e la potenziale tossicità dell'inquinamento dopo la rottura dei gasdotti.
Subito dopo i ricercatori hanno cercato di scoprire se le esplosioni nei gasdotti del Nord Stream abbiano causato ulteriore caos ambientale sollevando inquinanti dalle armi chimiche scaricate dopo la seconda guerra mondiale.
Le esplosioni che hanno rotto gli oleodotti nel Mar Baltico il 26 settembre sono avvenute molto vicino all'isola danese di Bornholm, un'area in cui nel 1947 furono scaricati agenti di guerra chimica immagazzinati nell'ambito della smilitarizzazione postbellica della Germania. Circa 32.000 tonnellate di armi chimiche sono state smaltite nel sito.
Nel corso del tempo, gli involucri di metallo della maggior parte delle testate scartate si sono probabilmente corrosi, provocando la lisciviazione del contenuto nel sedimento circostante. I contaminanti presenti includono l'isotopo radioattivo cesio-137, sostanze chimiche tossiche ignifughe e metalli pesanti tra cui mercurio, cadmio e piombo.
“Il Mar Baltico è fondamentalmente uno dei mari più inquinati del pianeta. Quindi questo sedimento qui è pieno di spazzatura", afferma Sanderson, dell'Università di Aarhus in Danimarca, che è stato coinvolto nella valutazione dell'impatto ambientale quando sono stati originariamente posati i gasdotti Nord Stream.
Il team di Sanderson sta ora utilizzando i dati del monitoraggio in corso nell'area per modellare l'entità della dispersione dei sedimenti causata dalle esplosioni.
Valutazione delle emissioni di metano
I ricercatori di GHGSat, che utilizza i satelliti per monitorare le emissioni di metano, hanno stimato che la velocità di fuga da uno dei quattro punti di rottura fosse di 22.920 chilogrammi all'ora. Ciò equivale a bruciare circa 10,4 tonnellate di carbone ogni ora, ha affermato GHGSat in una nota.
La quantità totale di metano che è fuoriuscita dal sistema di gasdotti guidato da Gazprom potrebbe essere superiore a quella di una grave perdita avvenuta a dicembre 2021 dai giacimenti di petrolio e gas offshore nelle acque messicane del Golfo del Messico. Secondo uno studio del Politecnico di Valencia, la perdita del Golfo del Messico, visibile anche dallo spazio, ha infine rilasciato circa 40.000 tonnellate di metano in 17 giorni.
Il miglioramento della tecnologia satellitare ha rapidamente migliorato la capacità degli scienziati di trovare e analizzare le emissioni di gas serra negli ultimi anni, qualcosa che alcuni governi sperano possa aiutare le aziende a rilevare e prevenire le emissioni di metano.
Acquisire dati accurati sull’acqua è molto più impegnativo, data la luce riflessa dalla superficie.
Andrew Baxter, direttore dell’Environmental Defense Fund di New York, ha stimato che sono fuoriuscite circa 115mila tonnellate di metano, equivalenti a circa 9,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica. In termini reali, questo è lo stesso impatto climatico delle emissioni di 2 milioni di auto a benzina nel corso di un anno, o di due centrali elettriche a carbone e mezzo.
Le stime danesi sono superiori. Poiché almeno una delle perdite si trova nelle acque danesi, la Danimarca dovrà aggiungere queste emissioni al suo bilancio climatico.
Malgrado le dimensioni di questo disastro climatico, la fuga di gas dal Nord Stream è un episodio minore rispetto alle perdite quotidiane dalle infrastrutture del gas a livello globale, dove circa un decimo della fornitura di combustibili fossili viene disperso nell’atmosfera.
Le grandi perdite provenienti dai gasdotti Nord Stream hanno generato molte teorie ma poche risposte chiare su chi o cosa ha causato il danno. Sia la Russia che l'Unione Europea hanno suggerito che le rotture siano state causate da dei sabotatori.
Il Nord Stream è un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasportava gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania
Il Nord Stream godeva fin dal 2000 dello status di progetto prioritario nel quadro delle Reti Trans-Europee dell'Energia (TEN-E dall'acronimo inglese), cioè è fra i progetti che l'Unione europea riteneva di fondamentale importanza per la sicurezza dell'approvvigionamento e il completamento del mercato interno.
In più riprese il gasdotto e i progetti di un suo raddoppio hanno suscitato le critiche degli Stati Uniti, nel corso delle amministrazioni di Barack Obama e Donald Trump, secondo i quali la stretta nei legami energetici tra Russia e Germania prefigurava una crescente dipendenza di Berlino e del resto d'Europa dal gas russo e di conseguenza un indebolimento geopolitico del Vecchio Continente a favore di Mosca. La contesa russo-americana sulle forniture di gas è stata da molti analisti paragonata a una vera e propria "guerra fredda" per il controllo del commercio dell'oro blu
Secondo alcuni giornali John Dougan avrebbe ricevuto il 2 ottobre 2022 una “lettera” da un informatore anonimo con «foto di esercizi e documenti» che sosterrebbero la teoria del sabotaggio di Nord Stream da parte degli Stati Uniti e della Norvegia.
Secondo il premio pulitzer Seymour Hersh, giornalista investigativo nel settore militare, l'esplosione dei gasdotti sottomarini tra Russia ed Europa nel Mar Baltico è stata un'operazione segreta ordinata dalla Casa Bianca e portata avanti dalla Cia.
Il seppellimento in mare di armi chimiche dopo la seconda guerra mondiale
La prima guerra mondiale è associata all'uso diffuso di armi chimiche ma anche durante la seconda guerra mondiale furono accumulati importanti quantitativi di queste armi.
Molti di questi, in particolare, sono stati scaricati nel Mar Baltico, rappresentando un notevole rischio per la salute ambientale e un rischio ecotossicologico. Con concentrazioni agghiaccianti di arsenoidi e di gas mostarda.
I governi hanno sempre preferito non divulgare la loro ubicazione e le quantità scaricate nell'oceano a causa del loro status di composti illeciti. Successivamente si venne a sapere che dopo la seconda guerra mondiale (WWII) circa 32.000 t di armi chimiche, contenenti circa 11.000 t di agenti altamente tossici, furono scaricate nel bacino di Bornholm, a est dell'isola di Bornholm nel Mar Baltico meridionale. Circa 200-300 tonnellate di armi chimiche furono scaricate per ordine delle autorità della Germania dell'Est tra il 1952 e il 1965.
Mappa panoramica che mostra l'ubicazione del deposito di munizioni chimiche nel bacino di Bornholm. Il cerchio nero indica l'area principale della discarica. Il rettangolo nero segna il confine della discarica secondaria più grande. La spessa linea grigia contrassegna la zona in cui sono stati segnalati incidenti di pesca relativi ad armi chimiche
Ci sono una serie di ragioni per i decenni di ritardo nell'affrontare questo problema negli Stati Uniti, nell'UE e altrove. Molte operazioni di scarico sono state effettuate in segreto. Gli enti governativi sia degli Stati che hanno effettuato le operazioni sia di quelli confinanti con le aree di discarica si sono dimostrati riluttanti ad affrontare questo delicato problema. Inoltre, mancano registrazioni ufficiali delle operazioni di scarico, che spesso hanno avuto luogo in circostanze caotiche subito dopo la seconda guerra mondiale.
Nel 1992 il Parlamento europeo ha deciso di esaminare i livelli di inquinanti e i rischi potenziali nel Mar Baltico. È stato riconosciuto che il problema posto dalle armi chimiche scaricate in mare merita una notevole attenzione internazionale. Il materiale bellico tossico, spesso scaricato in acque relativamente poco profonde in Europa e nelle zone di pesca attiva, rappresenta non solo una seria minaccia potenziale per l'ambiente marino ma anche per le coste spesso densamente popolate.
Il sabotaggio del Nord Stream ha causato una catastrofe ecologica
Il massiccio rilascio di gas naturale nell'atmosfera ha sollevato serie preoccupazioni per il clima, uno studio coordinato dall’università di Aarhus ha valutato l'impatto diretto trascurato di questo sabotaggio sull'ecosistema marino.
Foche e focene entro un raggio di 4 km probabilmente sono state uccise dall'onda d'urto, mentre c’è stato probabilmentee un impatto temporaneo sull'udito fino a 50 km di distanza. Poiché la popolazione di focene del Mar Baltico (Phocoena phocoena) è in grave pericolo di estinzione, la perdita o il grave infortunio anche di un solo individuo è considerato un impatto significativo sulla popolazione. Le focene locali (Phocoena phochoena) sono a uno stadio critico di conservazione: ne restano circa 500 esemplari e proprio nel periodo dell’esplosione in genere si riproducono in un sito a circa 40 km dal luogo dell’incidente.
Il sabotaggio ha provocato la risospensione di 250.000 tonnellate di sedimenti fortemente contaminati dal bacino sedimentario di acque profonde per oltre una settimana, con conseguenti rischi inaccettabili per i pesci e altri biota in 11 km3 di acqua per più di un mese.
Zone di impatto delle esplosioni del Nord Stream. Clicca sull’immagine per ingrandire. (Fonte: https://www.researchsquare.com/article/rs-2564820/v1)
Riferimenti
Hans Sanderson, Michał Czub, Sven Koschinski et al. Environmental impact of sabotage of the Nord Stream pipelines, 10 February 2023, PREPRINT (Version 1) available at Research Square [https://doi.org/10.21203/rs.3.rs-2564820/v1]
Hans Sanderson et al, Environmental Hazards of Sea-Dumped Chemical Weapons Environmental Science & Technology 2010 44 (12), 4389-4394. DOI: 10.1021/es903472a
Il sole24ore, Nord Stream, fuga di metano senza precedenti: si fanno i conti per l’ambiente
Katharine Sanderson, Nord Stream blasts spark concern over chemical-weapons contamination, Nature News, https://doi.org/10.1038/d41586-022-03363-7
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