Plastisfera, una moltitudine di batteri e microrganismi che vivono sui rifiuti plastici che galleggiano negli oceani
Plastisfera: una moltitudine di batteri e microrganismi che vivono sui rifiuti plastici che galleggiano negli oceani, e che influenzano l'ecosistema marino costituendo un danno potenziale per la fauna ittica, ma anche per l'uomo stesso
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«Atmosfera», «biosfera», «stratosfera» sono solo alcune delle parole che descrivono la varietà del nostro Pianeta. Oggi, a questo elenco dobbiamo purtroppo aggiungere un nuovo termine che racconta di una realtà sempre più pericolosa: la «plastisfera».
Per gran parte del secolo scorso, si sono sviluppato un numero considerevole di tipi di plastica allo scopo di risolvere un considerevole numero di problematiche tecnologiche. Ma, dagli anni sessanta, si è sviluppato il lato oscuro di questo materiale: l’inquinamento. Ad esempio una bottiglia di plastica ci mette 450 anni per disintegrarsi.
Si stima che 140 milioni di tonnellate di plastica galleggiano nei nostri oceani e che hanno dato origine ad un nuovo habitat, chiamato plastisfera.
Al giorno d’oggi è impossibile concepire un mondo senza plastica ma abbiamo anche scoperto il prezzo da pagare: per fare le plastiche si utilizzano fonti non rinnovabili, non sono biodegradabili e quindi è necessario ottimizzare il loro utilizzo e quando possibile riciclarli oppure sostituirli con materiali alternativi.
Qualche anno fa gli scienziati cominciarono ad usare il termine plastisfera riferendosi ai detriti di plastica che galleggiano o affondano nei nostri oceani e nei nostri laghi e fiumi.
La nuova parola sta ad indicare che questo nuovo oggetto non è entrato negli ecosistemi senza interferire. Questo in parte era già noto: molte sono le ricerche che stanno dimostrando come i millimetrici pezzi di plastica vengono ingeriti dagli animali acquatici, influenzando il loro sistema endocrino e immunitario.
La plastisfera è una zuppa di plastica composta da frammenti di varie dimensioni, trasportata dalla corrente e concentrata soprattutto nel canale di Corsica, lungo la Costa Azzurra e a nord dell’Isola di Capraia, siti in cui transitano, per alimentarsi, cetacei come le balenottere comuni.
Qualsiasi oggetto galleggiante nel mare tende ad attrarre la vita; i pescatori lo sanno e distribuiscono boe galleggianti per concentrare i pesci per la raccolta. I rifiuti marini in plastica non sono diversi e, a scale microscopiche, microrganismi come batteri, alghe e altri organismi unicellulari si riuniscono intorno e colonizzano la plastica e altri oggetti galleggianti in acqua. Si formano delle comunità di microbi che crescono come uno strato sottile della vita (biofilm) all'esterno della plastica del "plastisfera," analogo allo strato della vita all'esterno del pianeta Terra chiamato "biosfera".
Siccome la plastica persiste per così tanto tempo, i microbi nella plastisfera possono essere trasportati per lunghe distanze, che li rende una fonte potenziale di specie invasive. Se i microbi vengono spostati in mare da una varietà di ecosistemi differenti, potrebbero incidere sulle popolazioni microbiche autoctone e gli organismi più grandi che dipendono da questi microbi. Non è da escludere che la plastisfera possa modificare i detriti di plastica al punto da rendere ancora più dannosa la plastica per gli ecosistemi marini.
I polimeri che compongono il materiale plastico disperso in mare sono soprattutto polietilene, polipropilene, polistirene e polistirene espanso. Su questi substrati, ulteriori analisi hanno evidenziato la presenza di vari tipi di microrganismi. Sono stati trovati batteri dei generi Vibrio e Escherichia, ma anche alghe unicellulari dei generi Gonyaulax, Karenia e Pseudo-nitzschia.
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