Episodio 3. Leonardo a Venezia: Genio Costruttore e l'Incontro Inatteso

Episodio 3. Leonardo a Venezia: Genio Costruttore e l'Incontro Inatteso

di Roberta Di Monte

Leonardo, promettente costruttore veneziano, eccelle per ingegno e passione. Apre presto una bottega, ma l’incontro con Lucia cambia tutto.

Leonardo, giovane e brillante costruttore veneziano, eccelle nel suo mestiere grazie a ingegno e dedizione. Allievo dei Tajapietra, affina il talento accanto a maestri esperti. A 25 anni apre una bottega, fucina di idee e innovazioni. La sua routine si spezza quando incontra Lucia, ragazza semplice e affascinante.

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Episodio 3.

Leonardo studiò duramente per molti anni, con una dedizione che rasentava l'ossessione. Ogni giorno trascorso alla Scuola dei Tajapietra, nel sestiere di San Polo, era un'opportunità per assorbire ogni frammento di sapere, e la sua mente brillante assimilava con rapidità impressionante le complesse nozioni di tecniche di costruzione, architettura e ingegneria. Non si limitava a imparare ciò che gli veniva insegnato; la sua curiosità innata lo spingeva a esplorare, a sperimentare, a cercare soluzioni innovative a problemi antichi.

A soli diciotto anni, un'età in cui molti coetanei erano ancora apprendisti, Leonardo iniziò a lavorare come assistente di un maestro costruttore già affermato. Non passò molto tempo prima che il suo talento eccezionale e la sua incrollabile determinazione venissero riconosciuti. Le sue opere parlavano da sole: precisione, solidità e una sorprendente bellezza si fondevano in ogni struttura che contribuiva a realizzare. Non era solo un esecutore, ma un pensatore, capace di visualizzare l'opera fin dalle sue fondamenta più nascoste e di guidare gli uomini con autorevolezza e competenza. Ben presto, la sua fama si diffuse oltre i cantieri in cui lavorava, e fu con merito che, in pochi anni, Leonardo divenne egli stesso un maestro costruttore di successo, il cui nome iniziava a risuonare con rispetto tra le calli e i canali di Venezia.

All'età di venticinque anni, Leonardo aveva coronato un altro dei suoi sogni più ambiziosi: possedeva una sua bottega. Non era un semplice laboratorio, ma un vero e proprio cuore pulsante di creatività e instancabile lavoro, situato in una delle calli più attive e vivaci di Venezia. La sua posizione era strategica, non lontano da un canale minore dove il viavai di piccole imbarcazioni, cariche di merci e materiali, era costante, un perpetuo richiamo alla vitalità commerciale della città.

Le pareti interne della bottega erano rivestite di schizzi e progetti, alcuni già completati e ammirati, altri ancora in fase embrionale, testimoni silenziosi di una mente fervida e di un'inesauribile inventiva. Sul grande tavolo da lavoro, perennemente ingombro di compassi, righelli, pergamene arrotolate e campioni di pietra e legno, Leonardo trascorreva ore infinite, chino sui suoi disegni, calcolando ogni misura e affinando ogni minimo dettaglio con la precisione di un maestro. L'odore penetrante del legno appena tagliato si mescolava a quello della pietra umida e all'aroma inconfondibile dell'inchiostro, creando un profumo che per lui era il più dolce al mondo, l'essenza stessa della sua passione.

Ogni mattina, con la regolarità delle maree, il cuore di Leonardo si preparava a un piccolo, dolce rito. Dalla sua bottega, i suoi occhi cercavano e trovavano quella giovane donna che passava, intenta ad andare al mercato con la sua cesta al braccio. Non aveva nulla di appariscente, i suoi abiti erano umili, semplici, privi di ogni sfarzo o fronzolo che adornava le dame più ricche di Venezia. Eppure, per Leonardo, ella era totalmente, irrevocabilmente affascinante. C'era una sicurezza nel suo portamento, una grazia innata nel modo in cui muoveva i suoi passi svelti lungo la calle, che lo faceva sentire rapito, come se il tempo si fermasse. Non era la ricchezza a tessere la sua bellezza ai suoi occhi, ma la sua essenziale semplicità, la dignità con cui affrontava la quotidianità, illuminando senza volerlo le sue giornate di lavoro con un raggio inaspettato di pura luce. Il suo passaggio, così fugace, era diventato il piccolo, atteso, sacro intervallo nel ritmo incessante e laborioso della bottega.

Un giorno, un vento insolitamente forte per la laguna di Venezia soffiò con improvvisa violenza. Una folata maliziosa strappò dalla testa della ragazza il fazzoletto che le teneva raccolti i capelli. Svolazzò via, danzando per un istante nell'aria come una farfalla in cerca di libertà, prima di posarsi delicatamente non lontano dalla porta della bottega di Leonardo. Fu l'occasione che l'uomo, pur nella sua riservatezza e nella sua timidezza inaspettata, aveva segretamente atteso. Con un'esitazione quasi imbarazzante per un uomo della sua statura e della sua fama, il cuore in gola e le mani leggermente tremanti, Leonardo si mosse rapidamente. Raccolse il piccolo fazzoletto, quasi temendo di profanare qualcosa di sacro, e si avvicinò alla giovane.

"Signorina," la sua voce era un po' più acuta del solito, tradendo una timidezza inaspettata. "Credo che questo vi appartenga." Le porse il fazzoletto, il suo sguardo che evitava il contatto diretto, fissando un punto indefinito oltre la sua spalla.

La ragazza si voltò, i suoi occhi grandi e limpidi si posarono su di lui con una sorpresa mista a un lieve rossore. "Oh, vi ringrazio, signore," rispose, la sua voce melodiosa come il fruscio della seta. Prese il fazzoletto dalle mani di Leonardo, le loro dita si sfiorarono per un istante, e un calore inatteso si diffuse nelle dita del costruttore. "Non me ne ero nemmeno accorta. Il vento oggi non perdona."

Leonardo annuì, ancora un po' impacciato. "Già, un vento insolito. Permettetemi... il mio nome è Leonardo. Ho la bottega qui, poco più avanti." Indicò con un gesto incerto verso l'ingresso.

La ragazza sorrise, un sorriso che illuminò il suo viso semplice. "Lucia. Piacere di conoscervi, mastro Leonardo. Grazie ancora per la vostra cortesia." Si strinse il fazzoletto al petto, i suoi occhi brillavano di gratitudine.

Un silenzio cadde tra loro, non imbarazzante, ma carico di una nuova, delicata, consapevolezza. Leonardo sentì il cuore battere più forte. Voleva dire altro, chiedere altro, ma le parole gli si bloccavano in gola.

Lucia, con un lieve inchino, ruppe l'incantesimo. "Dovrei andare, il mercato mi aspetta. Buona giornata, mastro Leonardo."

E così, con un ultimo sguardo che prometteva un ricordo, Lucia riprese la sua strada, lasciando Leonardo immobile sulla soglia della bottega, con un sorriso ebete sul volto e il profumo del mare che ora gli sembrava ancora più dolce. Il suo passaggio, quella mattina, era stato molto più di un semplice intervallo. Era stato un inizio.

 

Mentre Lucia si allontanava, la sua figura esile si fondeva con l'andirivieni della calle, Leonardo rimase immobile ad osservarla. Il profumo del mercato, un misto di spezie e pesce fresco, si confondeva ora con una fragranza più delicata, quella che la ragazza doveva aver lasciato nel vento.

Nella mente di Leonardo, solitamente così pragmatica e dedita ai calcoli, era ora invasa da un'unica immagine: il sorriso di Lucia, la luce nei suoi occhi limpidi. Chi era quella giovane donna capace di rapirgli il respiro con una tale semplicità? Da dove veniva? Quale storia celavano quegli occhi così sereni e quel portamento così dignitoso, nonostante l'umiltà dei suoi abiti?

Non era l'opulenza che attirava Leonardo, ma la genuinità, l'eleganza intrinseca che aveva percepito in lei. Si ritrovò a chiedersi se l'avrebbe rivista il giorno dopo, se quel fortuito incontro sarebbe stato solo un effimero attimo o l'inizio di qualcosa di più. Un desiderio nuovo e sconosciuto si faceva strada nel suo cuore del maestro costruttore, un desiderio di costruire non con pietra e calce, ma con parole e sguardi, un ponte verso quella giovane donna che, con un semplice fazzoletto volato via, aveva inaspettatamente riempito i suoi pensieri. Era una sensazione che lo destabilizzava, ma allo stesso tempo lo affascinava profondamente.

© Roberta Di Monte - Riproduzione vietata senza consenso scritto.



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