La Società, l'Economia e l'Amministrazione di una Repubblica Marinara in Evoluzione
(RDM-AI06_25)
Venezia alla fine del Trecento: forza e splendore
Nonostante i conflitti con potenze vicine, la Venezia del XIV secolo prosperava come repubblica marinara. L’economia cresceva grazie ai commerci globali, mentre la società era vivace, con nobili influenti e fiorenti arti. Istituzioni come i Giustizieri e il Doge garantivano ordine e stabilità. L’accoglienza verso immigrati e poveri rifletteva un tessuto urbano attivo, dinamico e in espansione.
#Venezia #StoriaDiVenezia #RepubblicaMarinara #VeneziaStorica #CulturaVeneziana #Medioevo #Trecento #StoriaItaliana #ArteVeneziana #Murano #NobiltàVeneziana #CuriositàStoriche #ViaggioNelTempo #CittàDellaSerenissima
Alla fine del 1300, Venezia era ancora segnata dalla recente guerra di Chioggia. La sua economia dipendeva principalmente dal mare, anche se la Repubblica possedeva già ampi territori sulla terraferma, un'estensione che sarebbe cresciuta ancora nel XV secolo.
Questa espansione terrestre aumentò le tensioni con potenze come i Carraresi, i Visconti e i Duchi d'Austria. A queste si aggiungevano i conflitti già esistenti con Genova, l'Ungheria e i Turchi. Tutte queste guerre e tensioni comportarono un aumento delle tasse. Per sostenere le costose truppe mercenarie, il governo doveva raccogliere denaro in ogni modo, anche aumentando i dazi. Anche il commercio ne soffriva, perché molti capitali erano assorbiti dalle spese militari.
Nonostante ciò, il XIV secolo fu ancora un periodo di grande ricchezza per Venezia. La città aveva numerosi trattati commerciali in tutto il mondo allora conosciuto. Le principali compagnie commerciali veneziane avevano uffici e rappresentanze in tutte le più importanti piazze mercantili.
Vita e Società nella Venezia del XIV secolo
Venezia era un centro vivace nel tardo Trecento. Famiglie come i fratelli Albano e Marco Morosini erano grandi mercanti. Avevano una loro sede ad Aleppo, che smistava merci per Damasco, Beirut e Cipro. Commerciavano sia per loro stessi che per altri.
Essere Cittadini a Venezia
Gli stranieri potevano diventare cittadini veneziani, ma con delle regole. Dovevano vivere a Venezia per un certo numero di anni. Nel Quattrocento, nacque una nuova classe: i "cittadini originari". Erano persone nate a Venezia da almeno tre generazioni. Non potevano fare lavori manuali.
Nel Trecento, specialmente nel Rinascimento, non fare "arti meccaniche" significava non svolgere lavori manuali o artigianali. Questi lavori erano visti come "servili", cioè meno importanti delle attività intellettuali. Le arti liberali, come lo studio e la scienza, erano invece considerate nobili.
La Società Veneziana
Anche il clero, ovvero i religiosi, doveva seguire le leggi dello Stato veneziano. Col tempo, i preti vennero allontanati da ruoli come ambasciatori e notai.
Nonostante le leggi fossero uguali per tutti, i nobili di Venezia diventarono sempre più ricchi. Vivevano nel lusso e spesso riuscivano a non rispettare le leggi. Un censimento del 1367 mostrava che Venezia contava 204 famiglie nobili.
A Venezia c'erano molte attività artigianali. Si lavoravano seta, cuoio, cotone, velluto, perle e i famosi vetri di Murano. Queste attività erano raggruppate in corporazioni, che potevano accettare nuovi lavoratori.
Un ruolo interessante era quello dei "Giustizieri". Questi magistrati controllavano i contratti dei giovani apprendisti.
Un grande vantaggio per i mercanti era che le attività artigianali non pagavano tasse sulle merci importate o esportate.
Il problema degli immigrati
Molti poveri arrivavano a Venezia dai dintorni. Tra loro c'erano anche avventurieri e "viziosi". Questo aumentò la necessità di aiuto e di provvedere al sostentamento. La carità veneziana creò gli ospizi. Ad esempio, tra il 1311 e il 1312, il doge Marin Zorzi fondò un ospizio per bambini poveri, che dava loro vitto e alloggio. C'erano anche ospizi per poveri e marinai invalidi, per donne povere, per peccatrici pentite e orfanotrofi. Questi posti sopravvivevano grazie alle donazioni di gruppi religiosi e delle scuole delle arti.
I Giustizieri, i Caposestieri e i Capi di Contrada avevano il compito di mantenere l'ordine pubblico e di controllare gli stranieri. Le osterie erano limitate e il gioco d'azzardo era vietato. Per affittare stanze arredate bisognava avere una licenza. Questo proteggeva gli stranieri, specialmente chi aspettava di imbarcarsi per la Terra Santa.
Giustizia e Amministrazione
La città cresceva e aumentavano le cause civili. Per aiutare l'Avogaria, l'ufficio degli avvocati, furono nominati tre "Auditori" nel 1343. L'Avogaria si occupava delle sentenze penali di tutto lo stato, mentre gli Auditori si occupavano delle cause civili. Per controllare i conti dei possedimenti in terraferma, nel 1368 fu creata la magistratura delle "Ragioni". A causa del molto lavoro, nel 1396 fu aggiunta la magistratura delle "Ragioni Nuove". Per assicurare che la città avesse cibo a sufficienza, fu istituito il "Magistrato alle Biave".
La gerarchia politica di Venezia
Doge: Il Doge era il capo della Repubblica, eletto dal Maggior Consiglio, rappresentava l'immagine della maestà dello Stato e presiedeva le assemblee.
Maggior Consiglio: Assemblea più ampia e potente, responsabile di nomina dei magistrati e della legislazione.
Senato: Organo consultivo e di controllo, svolgeva un ruolo importante nell'amministrazione e nella politica estera.
Consiglio dei Quaranta: Magistratura con funzioni legislative e giudiziarie.
Collegio dei Savi: Organo consultivo del Doge e del Senato.
Altri organi di governo: Inquisitori di Stato, Provveditore generale da Mar, Consiglio dei Dieci, Consiglio del Minor Consiglio, Bailo, Rettore, Provveditore, Camerlengo e Castellano.
Patriziato: L'aristocrazia veneziana, con un ruolo influente nella politica e nella vita sociale.
Ogni città aveva il proprio statuto anche se Venezia poteva fare delle modifica in base alle necessità. In ogni caso i privilegi venivano rispettati
Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo III (1853-61)
Articoli correlati