Leopoldo II degli Asburgo-Lorena

Leopoldo II degli Asburgo-Lorena

Nono dei 16 figli di Maria Teresa d'Asburgo e dell'imperatore Francesco I di Lorena, Leopoldo nacque a Vienna e sin da giovane si coltivò per lui l'idea di avviarlo alla carriera ecclesiastica, ma le prospettive di successione alla corona del granducato di Toscana, fecero ben presto abbandonare questa idea ai genitori che ripiegarono su suo fratello Massimiliano Francesco (futuro arcivescovo di Colonia).

Il conte Anton Thurn-Valsassina fu suo tutore e confidente nonché suo insegnante, assieme all'avvocato, professore universitario e massone Carlo Antonio Martini che rappresentò una delle personalità più influenti legate alla figura di Leopoldo II. Questi lo istruì alla dottrina della legge naturale e lo appassionò alla lettura filosofica, al punto da destare le preoccupazioni della madre imperatrice, particolarmente pia, che lo invitò a consultarsi col suo confessore prima di scegliere le sue letture.[1] Leopoldo stesso era particolarmente interessato alle scienze ed alle tecnologie come suo padre, fatto che li ravvicinò molto nei rapporti. Parlava diverse lingue: il tedesco nativo, il francese, il ceco ed il latino, imparando l'italiano solo piuttosto tardi quando si insediò in Toscana.

Con l'idea di succedere alla reggenza della Toscana e di intessere rapporti con gli altri principati italiani, nel 1753 la madre pensò di farlo fidanzare con Maria Beatrice d'Este, erede del Ducato di Modena e Reggio nonché figlia di Francesco III d'Este, vicegovernatore del Ducato di Milano, dominio di cui lo stesso Leopoldo era diventato dal 1754 governatore per conto dei genitori. Questo matrimonio ad ogni modo non ebbe mai luogo e la principessa italiana sposò invece il fratello minore di Leopoldo, l'arciduca Ferdinando.
Leopoldo, durante la sua reggenza sulla Toscana, aveva dimostrato una tendenza a speculare per garantire allo Stato una costituzione. Nel 1790 egli ereditò il trono imperiale alla morte del fratello Giuseppe II, e iniziò a preoccuparsi attivamente delle innovazioni introdotte da questi pur contrastando alcuni ideali del precedente governo. Egli riconobbe gli Stati di governo quali "colonne della monarchia", pacificò ungheresi e boemi e acquietò gli insorgenti dei Paesi Bassi austriaci (attuale Belgio) con diverse concessioni. Quest'ultima prova però ebbe esito negativo e Leopoldo II fu costretto a far marciare le proprie truppe nel paese per ristabilire l'ordine e l'autorità austriaca. Egli continuò ad ogni modo a sostenere che nessuna bolla papale potesse essere pubblicata entro i suoi domini senza il regio assenso (placetum regium). Per placare altri malcontenti creati dal regno del fratello, egli dovette emanare un decreto il 9 maggio 1790 che forzava centinaia di servi boemi liberati dal fratello a tornare in servitù dei loro vecchi padroni[4].

Malgrado questi inconvenienti, il suo regno fu sostanzialmente un periodo contraddistinto da una pacificazione generale dell'Impero, anche se bisogna ammettere che il risultato non fu strabiliante e riformatore come in Toscana, data forse anche la breve durata del suo governo che fu di appena due anni. I crescenti disordini rivoluzionari in Francia misero a repentaglio la vita di sua sorella Maria Antonietta, regina di Francia, che venne in seguito ghigliottinata nel 1793 assieme al marito Luigi XVI. Egli si prodigò in prima persona per evitare che la rivoluzione uscisse dai confini francesi, inviando al governo francese appelli appassionati per tentare di salvare le sorti del regno e quando questo non fu più possibile si rivolse direttamente ai realisti inneggiando alla presa delle armi contro i rivoluzionari.

Dall'Est egli dovette fronteggiare l'ambizione della zarina Caterina II di Russia e la politica senza scrupoli della Prussia. La stessa Caterina, del resto, era deliziata dal vedere Austria e Prussia imbarcarsi in una crociata contro la Rivoluzione Francese con l'intento, mentre le due potenze erano occupate oltre il Reno, di annettere alla Russia anche la Polonia e concludere altre conquiste a sfavore dell'Impero Ottomano. Leopoldo II fu accorto e non dovette far fatica a immaginare il piano della zarina di Russia, il che lo fece desistere dal reagire violentemente e repentinamente contro la Francia.

Ad appena sei mesi dall'ascesa al trono, Leopoldo II concluse fruttuosi accordi con l'Inghilterra in funzione anti-russa e non appena fu sicuro del supporto della Gran Bretagna, fu in grado di pensare alla Prussia. Essendo in rapporti personali con Federico Guglielmo II, decise di incontrarlo a Reichenbach nel luglio del 1790, concludendo un accordo che (dato il periodo storico particolarmente negativo), portò la Prussia a venire a un compromesso con l'Impero, fatto che spinse anche la Russia a rinunciare ai propri progetti di annessione. L'incoronazione di Leopoldo a re d'Ungheria ebbe luogo il 15 novembre 1790 a Presburgo, ma venne preceduta da un decreto col quale egli riconosceva la superiorità dei magiari su altri popoli. Nell'agosto del 1791, inoltre, egli siglò la pace di Sistova che segnava la fine del conflitto iniziato da suo fratello Giuseppe II con l'Impero Ottomano e che egli riteneva superfluo data la situazione in cui l'Europa era andata trovandosi. La pacificazione dei domini ad est, consentì quindi all'Imperatore di concludere accordi amichevoli con Inghilterra e Paesi Bassi.

Nel corso del 1791, l'Imperatore divenne sempre più preoccupato della situazione in Francia. Nel gennaio di quello stesso anno, egli decise di dimettere il Conte di Artois (futuro Carlo X) dalla propria corte. Egli fu, tra l'altro, il vero artefice della fuga a Varennes di cui furono protagonisti Luigi XVI e Maria Antonietta e quando l'operazione fallì fu egli a premere sul senso di indignazione dei monarchi europei di fronte a un atto così deplorevole come l'arresto che il governo rivoluzionario aveva fatto della coppia reale francese. Egli invitò tutti a prendere comune misure di sicurezza circa il nuovo mutamento dei fatti, per la sicurezza di tutti i domini europei.

Mozart scrisse La clemenza di Tito nel 1791 e tale opera venne commissionata dagli Stati Generali di Boemia come acclusione alle festività che accompagnarono l'incoronazione di Leopoldo II a Re di Boemia, cerimonia che si tenne a Praga il 6 settembre 1791.

Il 25 agosto 1791, Leopoldo II incontrò il re di Prussia a Pillnitz, presso Dresda, ed i due sottoscrissero un patto (noto col nome di Dichiarazione di Pillnitz) secondo il quale i due Stati sarebbero intervenuti militarmente in Francia qualora la loro assistenza fosse stata richiesta da altre potenze europee. La dichiarazione fu però una mera formalità in quanto lo stesso Leopoldo sapeva bene che né Inghilterra né Russia erano pronte ad agire. Di fronte alla reazione che tale decreto ebbe in Francia, egli si dispose al fianco dei realisti esiliati col progetto di attaccare i rivoluzionari in Alsazia, pur continuando a sperare nell'aiuto che non sarebbe venuto mai.
Quando Luigi XVI venne costretto a firmare la costituzione del 1791, l'Imperatore pensò che i conflitti si dovessero acquietare in Francia, ma gli attacchi ai principi tedeschi presso l'area del Reno e la violenza dei partiti parigini, costrinsero Leopoldo a scendere in campo nuovamente contro la rivoluzione. Purtroppo egli non riuscì a concludere l'ambizioso progetto di calmare le acque in Europa aggiudicandosi il titolo di pacificatore, in quanto morì improvvisamente a Vienna nel marzo del 1792 dopo una brevissima malattia che i medici non seppero diagnosticare: da qui circolò per qualche tempo la voce (mai fondata su prove concrete) che fosse stato avvelenato e si fecero anche i nomi dei possibili colpevoli, identificati nei francesi rivoluzionari, nei gesuiti o addirittura nei massoni.

Altre voci dissero che l'imperatore si era avvelenato nel tentativo di assumere un afrodisiaco. Nei giorni precedenti alla sua morte, Leopoldo II aveva ricevuto quattro salassi ed era stato sottoposto comunque a delle cure dato il peggioramento della sua salute. Dopo le esequie, la sua salma venne sepolta nella Toskanagruft nella cripta del Convento dei Cappuccini di Vienna insieme agli altri Asburgo, mentre il suo cuore come da tradizione venne sepolto nella Augustinerkirche, sempre a Vienna.

Date

09 Dicembre 2020

Tags

Asburgo-Lorena, Imperatore