In principio fu lo Sputnik: correva l’anno 1957 quando il primo satellite fu lanciato in orbita e l’uomo iniziava il suo glorioso percorso di inquinamento spaziale.

 

Da quel momento l’uomo iniziò a inquinare lo spazio vicino alla Terra. Migliaia di satelliti funzionanti e non sono in orbita attorno al nostro pianeta. Ma non basta … l’11 gennaio 2007 la Cina ha bombardato il suo satellite Fengyun 1C durante un test anti-satellite e ha creato 3mila pezzi di rifiuti tracciabili più circa 15mila frammenti di dimensioni molto ridotte. Un satellite meteorologico è diventato un classico test  militare! In risposta a ciò che avevano fatto gli americani molti anni prima.

Ma c’è un tale traffico sopra la nostra Terra che due anni dopo, nel 2009, un satellite di comunicazione russo ormai in disuso si è scontrato l’Iridium 22 (satellite che aveva il compito di collegare i telefoni satellitari) creando più di 2mila frammenti e panico presso le agenzie spaziali di tutto il mondo. Lo scorso marzo è stata la volta di un vecchio satellite americano, esploso il 149 frammenti che rimarranno in orbita per decenni. In totale i satelliti in orbita non più funzionanti sono più di 3mila, a cui si aggiungo i mille ancora in funzione, che altro non sono che la spazzatura spaziale di domani.

Una volta formatisi, i rifiuti si raccolgono su 3 orbite: l’orbita bassa (LEO – Low Earth Orbit),  l’orbita geostazionaria (36mila km dalla Terra) e l’orbita cimitero (300 km oltre la geostazionaria).

Ma cosa possiamo fare per risolvere il problema?

Come succede nelle nostre regioni che molte volte non si conoscono le competenze nella gestione del territorio, allo stesso modo succede nello spazio. Esiste un vero e proprio problema politico. Non tutti gli Stati stanno affrontando (o sono in grado di affrontare) l’inquinamento dello spazio allo stesso modo e rimuovere un satellite appartenente ad un altro Stato, anche se non più funzionate, può essere letto come un atto ostile. Sembra quasi impossibile al giorno d’oggi ma la gestione dei rifiuti spaziali ha effetti diretti sugli equilibri internazionali. Inoltre la maggior parte degli Stati crede che il problema dei rifiuti sia soprattutto americano, poiché i satelliti targati USA sono la maggior parte.

Un altro vincolo di notevole rilevanza è quello economico. Qualsiasi tipo di intervento può arrivare a costare cifre molto elevate. Infine, nella lista di ostacoli troviamo anche quello tecnologico. Data la varietà di oggetti ormai presenti nello spazio e le dimensioni che possono raggiungere, è difficile individuare una tecnica unica con cui affrontare la quantità di rifiuti esistenti.

Il problema dei rifiuti nello spazio viene affrontato similarmente a quello del cambiamento climatico: si ha consapevolezza che le nostre azioni stanno preparando la base per potenziali problemi nel futuro ma, non essendo gli scienziati in grado di quantificare e datare i futuri impatti di queste azioni, la minaccia correlata perde di credibilità e forza. Il solito atteggiamento di comodo!

Ma l’uomo non è contento … insieme all’inquinamento vuole anche sfruttare quello che può. Ci sono delle imprese private che vedono lo Spazio come una fonte di denaro: da elevatissimi investimenti si cerca l’egemonia del mercato sulla Terra in perfetta sintonia con i migliori film di fantascienza.

Fino a qualche anno fa era solo fantascienza ma ora un’industria americana ci sta pensando seriamente alla corsa all’oro 2.0.

Per i più è una cosa impossibile che possa accadere, probabilmente esattamente come si pensava nei primi del novecento quando alcuni scienziati testavano i primi razzi e venivano derisi da tutti! Ma a quel tempo questi pionieri erano senza soldi e lavoravano nei sottoscala. Ma ora c’è qualcosa di diverso…

 

Il 25 novembre 2016 scorso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato l’ultima legge in materia di esplorazione spaziale che legalizza lo sfruttamento a fini commerciali da parte dei privati delle risorse dello spazio, di tutto lo spazio.

Le compagnie e le multinazionali private hanno d’ora in avanti il diritto di partire per lo spazio, estrarre i minerali da tutti gli asteroidi esistenti nello spazio e ricavarne profitto.

Gli Stati Uniti, dimenticandosi che lo Spazio è di tutti, ha firmato una legge nazionale che estende attività americane al di fuori del territorio nazionale senza alcun accordo internazionale. Il che significa che la corsa all’oro spaziale è riservata agli americani, che quindi hanno diritto di proprietà su qualsiasi minerale o altro materiale estratto, e la certezza che tale materiale non possa essere confiscato una volta tornati nell’atmosfera.

Questo scatena una serie di problematiche enormi, logiche e legali, nonché, come molti l’hanno definita, un ritorno a meccanismi da Far West. Vince chi arriva per primo!

Ma c’è già un regolamento internazionale? Certo che c’è! Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 ed il Trattato sulla Luna del 1970.

Le norme del trattato sullo spazio extra-atmosferico, tra i principi di base, pongono il divieto agli stati firmatari di collocare armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa nell'orbita terrestre, sulla Luna o su altri corpi celesti, o, comunque, stazionarli nello spazio extra-atmosferico. Il trattato, inoltre, proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate «patrimonio comune dell'umanità»: l'articolo 2 del trattato afferma, infatti, che «lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo».

 

Perché sottoscrivere una legge fondamentalmente illegale? Perché esistono delle società private americane che hanno come obiettivo la conquista dello Spazio: la SpaceX e la Virgin Galactic. Esiste la Planetary Resources che ha investito miliardi di dollari per la ricerca mineraria sugli asteroidi.

Quali possono essere le ragioni che spingono una nazione a calpestare i diritti di tutti? Se la vera ragione è l’esaurimento delle risorse non sarebbe meglio investire nel riciclaggio e nell’economia circolare? E’ forse un bisogno impronunciabile di rivendicare il proprio potere dopo che alla fine dell’anno scorso gli Stati Uniti hanno versato 70 miliardi di dollari alla Russia per l’uso dei Soyuz per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale e dopo che la Russia stessa ha aumentato il budget delle missioni spaziali?  

 

 

 

 

 

 

 

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