La povertà in Italia e nel mondo
L'Agenda 2030 riconosce che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, compresa la povertà estrema, è la più grande sfida globale e un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. Nel 2021 aumentata la povertà nel Nord-Est
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La povertà nel Mondo (2022)
L'impatto della pandemia di COVID-19 ha invertito il costante progresso della riduzione della povertà negli ultimi 25 anni. Questa inversione senza precedenti è stata ulteriormente esacerbata dall'aumento dell'inflazione e dagli impatti della guerra in Ucraina. Si stima che queste crisi combinate porteranno a ulteriori 75-95 milioni di persone che vivranno in condizioni di estrema povertà nel 2022 rispetto alle proiezioni pre-pandemia.
La pandemia ha evidenziato la necessità di rafforzare la protezione sociale, la preparazione e la risposta alle emergenze, tali misure sono insufficienti a salvaguardare i poveri e i vulnerabili, che ne hanno maggiormente bisogno.
Uragani, inondazioni, terremoti, incendi e altre catastrofi naturali estreme aggravano la povertà.
La povertà in Europa (preCovid)
In Europa, la povertà estrema non è presente tra gli occupati; e possibile però calcolare la percentuale di occupati a rischio di povertà reddituale, cioè coloro che, sebbene abbiano una occupazione, percepiscono un reddito equivalente inferiore al 60% del reddito equivalente mediano (dopo i trasferimenti sociali). In Europa, il 9,4% degli occupati vive in condizione di povertà reddituale; l’Italia e quintultima tra le nazioni della comunità europea, con il 12,2% degli occupati a rischio di povertà. Presentano percentuali più alte di lavoratori in condizioni di rischio di povertà soltanto la Grecia, la Spagna, il Lussemburgo e la Romania.
A livello europeo (Ue27), l’indicatore composito di rischio di povertà o esclusione sociale ha registrato un leggero aumento tra il 2019 e il 2020, passando dal 20,9% al 21,5%. L’Italia continua a posizionarsi ventiduesima nella classifica degli Stati Membri Ue
La povertà in Italia
Il target al 2030 per la povertà assoluta è il 3,8%.
Nel 2021, le persone in povertà assoluta, che non possono permettersi l’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile, sono quasi 5,6 milioni (pari al 9,4% dei residenti).
Nonostante la ripresa economica che ha caratterizzato il 2021 e il rilevante aumento delle spese per consumi (+4,7%), l’incidenza della povertà assoluta è rimasta stabile rispetto al 2020, ancora superiore ai livelli del 2019 (7,7%) e sui massimi da quando è disponibile l’indicatore (2005). Il mancato miglioramento nell’ultimo anno è dovuto da un lato a un incremento più contenuto della spesa delle famiglie meno abbienti e dall’altro alla ripresa dell’inflazione (+1,9% nel 2021).
Il peso della povertà, rispetto al 2020, è diminuito nel Nord-ovest (8,0%, -2,1 punti percentuali), mentre è aumentato nel Nord-est (8,6%, +0,4 p.p.), al Centro (7,3%, +0,7 p.p.), al Sud (13,2%, +1,5 p.p.) e nelle Isole (9,9%, +0,1 p.p.). Nel 2021, la maggior parte degli individui in povertà assoluta (44,1%) risiedono nel Mezzogiorno. Questo risultato sintetizza il riassorbimento dell’eccezionale crescita della povertà al Nord che si era manifestato nel 2020.
Il peso della povertà in Friuli Venezia Giulia
Indicatori generali del rischio di povertà e trend. In rosso i parametri ritenuti negativi.
A Trieste l’indicatore composito di rischio di povertà o esclusione sociale ha registrato un aumento.
In ogni caso la situazione sembra più grave a Gorizia
Riferimenti
Rapporto-SDGs-2022
Obiettivi per lo sviluppo sostenibile
Nazioni Unite, Department of Economic and Social Affairs Sustainable Development
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